Q è il primo assistente vocale senza genere

Q è il primo assistente vocale senza genere

Né uomo, né donna: Q si pone come assistente vocale “genderless” per non dare la sensazione che siano solo donne

Q è la prima voce al mondo senza genere, pensata per concorrere con gli assistenti odierni uomini o donna. Ideato dall’agenzia Virtue, l’idea alla base di Q è quella di offrire un prodotto neutrale, al fine di rimuovere pregiudizi in merito al sesso delle AI che oggi ci circondano. “Visto che le soluzioni via voce diventano sempre più pervasive nelle nostre vite, le aziende considerano sempre più la possibilità di utilizzare tali servizi nei loro progetti, per adattarsi alle esigenze dei clienti – ha spiegato Virtue – una voce maschile viene utilizzata in ruoli più autorevoli, come applicazioni bancarie e assicurative mentre una femminile in ruoli più orientati al servizio, come Alexa o Siri”.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Cosa aspettarsi

La voce di Q è nata partendo da un dataset di sample non identificati come uomo o donna e ulteriormente modificate per sembrare neutrali rispetto al genere. Virtue imposta anche la voce tra i 145 Hz e i 175 Hz, che è una gamma definita dai ricercatori audio come quella più in sintonia con una mancanza di genere. Per la maggior parte delle orecchie, effettivamente Q è molto neutrale e sicuramente distante dal parlato di una Alexa, Google, Siri o Bixby, il che è l’obiettivo che gli sviluppatori si erano prefissati, del tutto raggiunto. Il software diventerà mai un progetto concreto? Impossibile dirlo ma nel complesso mondo delle AI da taschino la questione sembra alquanto complessa e di non facile realizzazione.

Il prossimo passo per Q è di incoraggiare l’uso come terza opzione a bordo degli smartphone e dei dispositivi di Microsoft, Apple, Amazon e Google. L’idea che Q possa essere solo una terza opzione è giusta, non un progetto per sostituire gli assistenti consolidati ma una via alternativa e non compromettente.

Leggi anche:  Bruxelles, la partita dell’AI. Due tavoli su cui si gioca il futuro