PMI e Digitale: colmare il gap digitale può valere fino a 7 punti di PIL

PMI e Digitale: colmare il gap digitale può valere fino a 7 punti di PIL

Questo quanto emerge da una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano – a cui ha partecipato TeamSystem – volta a comprendere l’impatto della digitalizzazione delle PMI sulle loro performance economiche e sul PIL del Paese

Colmare il divario con l’indice di digitalizzazione delle PMI tedesche – che richiederebbe alle PMI del nostro paese di aumentare il proprio indice del 65% – potrebbe significare per l’Italia un incremento in termini di punti percentuali di PIL fino al 7, se accompagnato da un programma allargato a grandi imprese e Pubblica Amministrazione.

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Un dato significativo, emerso da uno studio condotto dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, che da anni studia il livello di maturità digitale delle piccole e medie imprese italiane e le azioni da intraprendere, a livello impresa e a livello Paese, per stimolare la digital transformation di questo comparto.

Nell’ambito delle attività di ricerca dell’Osservatorio si inserisce una specifica analisi – a cui ha partecipato TeamSystem, da anni impegnata sul fronte della digitalizzazione e dei benefici sugli ecosistemi – orientata a comprendere i benefici della digitalizzazione delle PMI in termini di performance economica.

La ricerca ha definito un Indice di Maturità Digitale delle PMI italiane, su un campione di circa 500 PMI, costruito indagando quattro macroaree di business: cultura e organizzazione per l’innovazione, digitalizzazione sia dei processi core sia quelli di supporto, e utilizzo di tecnologie ad alto impatto innovativo. Per rispondere alle domande di ricerca sono state svolte diverse tipologie di analisi: analisi della classe latente e analisi micro e macro-econometriche, basate su un paniere di indicatori di digitalizzazione.

Il gap digitale tra le PMI italiane e il resto dei paesi europei è al momento rilevante. Con la Germania – come già citato – si arriva fino al 65%, ma anche la Spagna ci supera con un divario del 40%, mentre fa un po’ meno bene la Francia che si ferma a un +20% rispetto all’Italia. Il divario digitale tra le PMI italiane e la media europea si attesta, inoltre, al 37%.

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Secondo la ricerca, in Italia solo il 34% delle PMI può definirsi “digitally mature”: si tratta di imprese che mostrano concretamente un elevato grado di maturità rispetto a tutte le aree.

L’11% del campione analizzato, invece, rientra nella categoria “committed”, ovvero aziende che hanno cultura e organizzazione aziendale votate all’innovazione digitale e sono quindi pronte a diventare pienamente mature.

In questo scenario, il 55% del restante campione si divide in aziende che possono definirsi “digitally immature” (23%), carenti dal punto di vista dell’innovazione digitale su tutte le aree, e “process-oriented” (32%), imprese che hanno rivolto gli sforzi verso la digitalizzazione di base e tattica dei processi core e di supporto, ma meno pronte culturalmente e meno interessate alla tecnologia innovativa.

Lo studio, da ultimo, individua quattro aree di investimento prioritario a livello di Paese che garantirebbero i benefici maggiori in termini di livello di digitalizzazione delle PMI: digitalizzazione delle relazioni con i clienti, digitalizzazione di dati e informazioni aziendali, connettività e Sviluppo di competenze ICT e digital.

“Le nostre piccole medie imprese hanno dimostrato negli ultimi anni un’enorme resilienza di fronte alle turbolenze dei mercati; crediamo che, soprattutto a fronte dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, il digitale è e sarà sempre più centrale per la sopravvivenza delle imprese stesse.

Lato impresa, passare da uno stadio di immaturità digitale ad un profilo digitalmente più avanzato può portare ad aumentare la produttività del +15% e a migliorare l’attenzione alla sostenibilità ambientale del 24%. La tecnologia da sola non basta però: la prospettiva strategica con cui si utilizzano le tecnologie e lo sviluppo di competenze a supporto rappresentano elementi chiave affinché i guadagni in produttività siano consistenti e di lungo periodo”, commentano dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano. “Lato paese, un aumento della maturità digitale delle PMI ha un effetto positivo e significativo sul PIL. Non va però sottovalutata la dinamica complessiva dell’intero ecosistema: il contributo della digitalizzazione delle PMI alla crescita economica sarà tanto più rilevante quanto più sarà frutto di un contesto più digitalizzato, a partire dalle grandi imprese (che spesso si interfacciano con le PMI nella loro filiera produttiva) per arrivare alla pubblica amministrazione, la cui spinta verso il digitale può influire positivamente sull’intero territorio”.

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“Digitalizzare le PMI italiane, con un programma concreto e non timido, può dare un contributo fondamentale alla ripartenza del Paese” ha commentato Federico Leproux, CEO di TeamSystem. “Un fenomeno che si può spiegare con il ritardo strutturale sui progetti di trasformazione digitale che storicamente contraddistinguono il tessuto imprenditoriale del Paese. Il digitale è fondamentale per colmare il gap di produttività e scala di cui soffre il nostro sistema di imprese, per questo credo che sia la chiave per far sì che l’imminente fase di recovery possa essere caratterizzata da un’Italia che ritorna a crescere in modo sostenibile e riacquista la propria competitività nello scacchiere globale. Credo che i prossimi mesi questo aspetto sarà cruciale: se si proseguirà sulla strada di una trasformazione digitale di sistema, Pubblica Amministrazione inclusa, allora il drammatico periodo che abbiamo vissuto – e la conseguente crisi economica – potrà rappresentare davvero un momento di svolta per tutto il paese, in cui abbiamo saputo ripensarci e reinventarci”.