La smart factory a 360 gradi

La data virtualization di Denodo aiuta a far leva sui dati per incrementare la “bottom line”. Dentro la fabbrica, ma soprattutto fuori

Molto apprezzabile, per Gabriele Obinoregional VP Southern Europe & ME di Denodo, il racconto della progettualità IoT vissuta nei luoghi di produzione delle aziende che hanno partecipato alla tavola rotonda virtuale tutta dedicata alla smart factory e all’automazione – nell’era del Covid – del lavoro “pesante” contrapposto al lavoro d’ufficio. La stessa attenzione all’innovazione sembra tra l’altro pervadere i rappresentanti di settori molto diversificati tra loro. A proposito però della parte finale della discussione, quando sono emersi i riferimenti al valore sociale della trasformazione, Gabriele Obino vuole in un certo senso ripristinare la giusta gerarchia delle motivazioni che spingono un’azienda ad affrontare in modo innovativo i suoi problemi. Specie quando si tratta di valorizzare l’informazione attraverso i moderni strumenti analitici e di assumere un assetto più “data driven” nella conduzione strategica del business e nella decisione. «Non c’è nulla di male nel trovare nel profitto e nell’efficientamento due buoni motivi per mettere intelligenza nel business» – afferma Obino. Anche l’aspetto del risparmio, della riduzione dei costi, non è da prendere alla leggera. Risparmiare significa disporre di più risorse per fare altre cose».

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Più valore ai dati

Quando si parla di valorizzazione di dati i cui volumi sono in costante, esplosiva crescita – mette in evidenza Obino – la proposta di Denodo va esattamente in questa direzione: «Meno tempo per ottenere risultati, più risorse umane ed economiche per focalizzarsi sugli aspetti davvero strategici». Virtualizzare i dati, per Denodo, è il modo migliore per separare la parte più “fisica” o routinaria dell’informazione – in pratica, i server fisici o i servizi cloud dove vengono immagazzinati i dati, le interfacce e i linguaggi di accesso ai database, la necessità di copiare e spostare blocchi di dati assicurandone al tempo stesso integrità e coerenza interna – dalla logica che invece sottende la parte più analitica del suo trattamento. Generando automaticamente un modello-specchio dei dati disponibili, la piattaforma Denodo accorcia drasticamente la distanza che separa l’informazione grezza dagli strumenti di indagine utilizzati, riducendo l’impegno di lavoro e i costi di un progetto Big Data.

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Dal prodotto ai servizi

Quello che oggi avviene all’interno dei luoghi di produzione – spiega Obino – è un fenomeno molto incoraggiante, che testimonia un elevato livello di attenzione sulle possibilità offerte dalle tecnologie dell’Industry 4.0. «Non bisogna però fermarsi ai vantaggi conseguiti nella fase dell’operation. Se i dati ti servono per produrre di più e meglio, devi guardare all’esterno, dove la virtualizzazione può tra l’altro fare davvero la differenza». Nel corso della tavola rotonda, Obino ha portato come esempio il caso dei servizi “trasformativi” che un cliente di Denodo come Caterpillar è riuscito a escogitare grazie alle strategie data driven attuate nel post-vendita. Questo messaggio vuole stimolare tutte le aziende di produzione a perseguire un analogo obiettivo nella realtà operativa delle loro soluzioni, entrando con le loro “antenne analitiche” nei mercati che assorbono questi prodotti. È fuori dalla fabbrica – afferma Obino – che le promesse di un nuovo approccio al trattamento dei dati possono dare i loro frutti migliori in termini di volumi di vendita, fidelizzazione della clientela e nuove opportunità di servizio.