La legge australiana potrebbe rendere internet “impraticabile”

La legge australiana potrebbe rendere internet “impraticabile”

Lo afferma l’inventore del World Wide Web, Tim Berners-Lee, che parla dello scontro con Google e Facebook

Il pioniere di Internet Tim Berners-Lee ha affermato che il piano australiano di far pagare i giganti della tecnologia per la visualizzazione di aritcoli presi da altri siti potrebbe rendere internet come la conosciamo “impraticabile”. L’inventore del World Wide Web ha affermato che le leggi proposte potrebbero interrompere l’ordine stabilito: «Nello specifico, sono preoccupato che quel codice rischi di violare un principio fondamentale del web richiedendo il pagamento per il collegamento tra determinati contenuti online» ha detto Berners-Lee ad una commissione del Senato che esaminava un disegno di legge che avrebbe creato il New Media Bargaining Code.

Ad ogni modo, una domanda che divide sostenitori e critici della proposta di legge australiana è se far pagare per i clic Google e Facebook possa davvero essere l’inizio della fine dell’accesso gratuito.

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Cosa può succedere altrove

La battaglia è seguita da vicino nell’Unione Europea, dove funzionari e legislatori stanno redigendo nuove e radicali normative digitali. L’amministratore delegato regionale di Google, Melanie Silva, ha dichiarato alla stessa commissione del Senato di essere molto preoccupata per il fatto che il codice “richieda pagamenti semplicemente per link e frammenti”. «Il concetto di pagare un gruppo molto piccolo di creatori di siti o di contenuti per apparire esclusivamente nei nostri risultati di ricerca organici costituisce per noi un pericoloso precedente che presenta rischi ingestibili dal punto di vista del prodotto e del modello di business» ha affermato Silva.

Il vicepresidente regionale di Facebook Simon Milner ha convenuto che il costo potenziale per le notizie sotto il codice è “del tutto illimitato e inconoscibile”. In modo univoco, il codice australiano include una rete di sicurezza per le negoziazioni. Un collegio arbitrale impedirebbe ai giganti del digitale di abusare delle loro posizioni negoziali dominanti facendo offerte di pagamento alle aziende giornalistiche per il loro lavoro.

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