Perché un archivio USB crittografato ha ancora senso nell’era del cloud

Perché un archivio USB crittografato ha ancora senso nell’era del cloud

Stefania Prando, Business Development Manager di Kingston Technology, racconta i benefici nell’uso di dispositivi di archiviazione sicuri

Il boom del lavoro da casa, oramai lo sappiamo, ha creato non pochi problemi alle aziende. Parlando di sicurezza, non possiamo tralasciare lo spostamento dei computer, portatili, utilizzati di norma in ufficio, tra le mura domestiche. Uno scenario che, complice anche la rivoluzione portata dal GDPR, ha innalzato l’attenzione delle imprese sulla sicurezza informatica che non ha più un perimetro. Non di rado, i lavoratori ibridi finiscono con l’utilizzare lo stesso notebook sia per scopo professionale che privato, sfruttando un mix di accessori e periferiche che accrescono ulteriormente il rischio cyber, come le chiavette usb.

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Ma, nell’era del cloud, ha ancora senso parlare di periferiche di archiviazione fisiche? Secondo Stefania Prando, Business Development Manager di Kingston Technology, si. “Il cloud in sé ha delle difficoltà a mantenere alti i livelli di sicurezza, per vari motivi. Ad esempio, la necessità di avere un collegamento internet sicuro, un accesso al Wi-Fi possibilmente non pubblico e un utilizzo protetto al dispositivo in uso. In tale panorama, una soluzione di archiviazione fisica riesce ancora a soddisfare quei requisiti di difesa che le aziende richiedono: infatti portare con sé una chiavetta USB crittografata con tutti i propri file è come avere il cloud sempre a portata di mano, ma senza dover utilizzare il Wi-Fi””.

In un certo senso, bisogna abbandonare l’idea secondo cui i drive USB sono una scelta esclusiva per chi ha bisogno di portare le informazioni in mobilità. “Tali strumenti sono invece dei veri e propri archivi capaci di ridurre l’esposizione alle vulnerabilità del software, attacchi brute-force, sniffing e memory hash, anche in caso di smarrimento del dispositivo. Questo aspetto può assumere notevole importanza nel caso in cui le aziende debbano trattare dati particolarmente sensibili”.

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Kingston Technology, per garantire ai clienti la maggiore sicurezza, ha strutturato diversi livelli di sicurezza in base al rischio percepito per l’azienda o per l’individuo. Tra questi l’IKVP50, che fornisce protezione di livello FIPS-197, fino all’unità IronKey™ Keypad 200 (KP200), la prima del settore a fornire la più recente certificazione FIPS 140-3 di livello 3, per i dati più critici. La linea di SSD, nello specifico il Vault Privacy 80, integra persino un touchpad, dove inserire la propria password per accedere alle informazioni. La chiave alfanumerica non è condivisa con nessuno ma residente sul dispositivo stesso, così da assicurare anche una maggiore difesa. Inoltre, l’utente può inserire la propria password da 10 fino a 30 tentativi, prima che il disco venga formattato.

Le soluzioni basate su software condividono le risorse di crittografia del dispositivo host con altri programmi, quindi sono sicure solo nella misura in cui lo è il computer e spesso richiedono aggiornamenti del software che, se non vengono mantenuti, possono essere dimenticati o rimandati all’infinito, lasciando l’utente esposto a rischi. Per questo motivo, i dispositivi con crittografia hardware, come la famiglia di prodotti IronKey, offrono una soluzione sicuramente più facile da gestire rispetto alla crittografia software, riducendo l’esposizione alle vulnerabilità. Grazie a queste caratteristiche di sicurezza, un drive USB crittografato può minimizzare i rischi che i dati vengano copiati o condivisi in maniera illegale. “Oggi viviamo in un contesto in continuo mutamento ed evoluzione, e la sicurezza informatica sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nelle nostre vite, professionali e private. Per questo motivo noi di Kingston Technology lavoriamo ogni giorno per aiutare le aziende e gli individui a garantire al meglio la sicurezza dei proprio dati e delle informazioni riservate”.

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Vista la vasta gamma di prodotti nel portafoglio di Kingston Technology, è davvero difficile che la tecnologia “pecchi” in quanto a sicurezza, dal momento che è possibile trovare una soluzione di sicurezza adatta a tutti, facile da usare e in grado di avere un impatto massiccio sulla cybersecurity complessiva. Ecco allora che l’anello debole resta ancora la risorsa umana, il dipendente che non implementa le best practice di difesa informatica. «Il poter fornire dispositivi di archiviazione con elevate forme di sicurezza, ma dal facile utilizzo, ha un vantaggio, che è quello di non gravare ulteriormente le persone di altre competenze” conclude il manager. “Non ci sono scuse insomma per evitare di proteggere i dati aziendali, così come si farebbe con i propri, quelli a cui naturalmente si tiene di più”. È evidente quindi che un drive USB sicuro può tutelare l’azienda e il lavoratore che lo possiede. Rappresenta una soluzione ideale per chiunque voglia proteggere i propri dati, dagli individui singoli, alle piccole medie imprese, fino alle enterprise, consci di un rischio che aumenta giorno dopo giorno, in qualunque luogo, in qualsiasi momento.