Intelligenza Artificiale, un equilibrio di giudizio per guidarne il successo

Intelligenza Artificiale, un equilibrio di giudizio per guidarne il successo

Reggie Townsend di SAS promuove il senso critico nell’approcciare i progetti di IA

Quando si parla di intelligenza artificiale, spesso si finisce con il polarizzare le posizioni in campo. A favore o contrari, è molto semplice porsi da una parte o l’altra della barricata. Eppure, come sempre dimostrano le innovazioni tecnologiche, anche l’IA dovrebbe essere approcciata con un pensiero critico equilibrato, pesato a seconda dei vari argomenti di interesse. Ed è in questo modo che Reggie Townsend, vice presidente di SAS Data Ethics Practice (DEP) intende la tecnologia guidata dall’intelligenza artificiale. Secondo il manager, al centro delle valutazioni di progetti di IA deve sempre esservi il buonsenso: “L’accelerazione dello sviluppo e dell’applicazione dell’intelligenza artificiale (IA) sta contribuendo a democratizzare l’accesso alle tecnologie e ha un potenziale incredibile nel migliorare e rendere più efficace il processo decisionale nelle aziende” afferma. “Esiste tuttavia un’altra faccia della medaglia, quella legata ai rischi. L’uso diffuso dell’intelligenza artificiale, infatti, sta contribuendo a diffondere disinformazione, a fomentare le divisioni e perpetuare ingiustizie storiche e discriminazioni”.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Secondo Townsend, tali criticità accelerano ulteriormente la necessità di seguire un “senso comune dell’IA” sia da parte degli esperti che dei consumatori, così da non creare fazioni basate su pregiudizi o, come gli esperti del di IA dicono, su “bias”. Un possibile paragone è quello tra l’intelligenza artificiale e l’elettricità. “La maggior parte di noi non ha una comprensione dettagliata di come funzionano gli elettroni, i trasformatori e i cavi di messa a terra, ma tutti conosciamo le basi: inseriamo qualcosa in una presa di corrente e questa alimenta i nostri dispositivi” continua Townsend. “Abbiamo anche una comprensione comune della sicurezza elettrica di base. Teniamo gli attrezzi e le mani lontano dalle prese di corrente e non lasciamo che i dispositivi o i cavi elettrici tocchino l’acqua. Anche se probabilmente queste regole sono state comprese in modo più avanzato durante le lezioni di scienze, esse costituiscono il senso comune generale dell’elettricità che la maggior parte di noi ha appreso prima di qualsiasi istruzione formale”.

Leggi anche:  L'AI cognitiva secondo Sferanet

Lo stesso buon senso dovrebbe quindi essere utilizzato da chi maneggia, con strumenti basilari, l’IA. Questo perché se è semplice oggi parlare di ChatGPT e affini, meno diffusa è la conoscenza di come funzionano queste piattaforme, da quali dati prelevano il loro sapere e in che modo preservano le informazioni più personali oppure come le mettono in pericolo, se non adeguatamente governate. “Ciò che dovremmo fare, quindi, è promuovere il buon senso dell’IA in un mondo dove la tecnologia è sempre più pervasiva. Come? Per esempio, focalizzandoci su alcuni importanti aspetti, come il riconoscere la natura umana e l’IA, addestrando i modelli con dati ampi, inclusivi e diversificati, ma anche combattendo i pregiudizi sull’automazione”. Per SAS, un eccessivo affidamento all’IA potrebbe avere gravi conseguenze. Nell’assistenza sanitaria, un medico potrebbe affidarsi totalmente a un sistema di intelligenza artificiale per fare una diagnosi a un paziente riponendo nel sistema eccessiva fiducia e attribuendogli affidabilità certa, rinunciando “anche involontariamente e inconsapevolmente, al suo giudizio di medico”.

Il fine è permettere alle persone, a tutte, di giudicare criticamente l’IA, che non vuol dire rifiutarla a priori e nemmeno accettarla passivamente. Incoraggiare una cultura della curiosità aiuta a comprendere meglio l’impatto reale dell’innovazione nelle nostre vite, mantenendo un sano scetticismo e cogliendo le reali opportunità. “Ciò significa mettere in discussione i risultati generati dall’IA, riconoscendo i possibili limiti ed essendo consapevoli dei potenziali pregiudizi degli algoritmi. Comprendendo l’elemento umano nell’IA, combattendo i pregiudizi sull’automazione e promuovendo il pensiero critico, possiamo mettere gli individui in condizione di prendere decisioni più informate e contribuire allo sviluppo e all’uso responsabile delle tecnologie dell’IA” conclude Reggie Townsend.

Maggiori informazioni qui

Leggi anche:  Il settore manifatturiero nel 2024. Cosa aspettarsi?