Bauli, licenza di sperimentare

Bauli, licenza di sperimentare

Bauli è una azienda in ascolto. Aperta alle richieste dei consumatori, capace di aggiornare rapidamente la propria offerta e conseguire una maggiore efficienza operativa. Sono questi gli obiettivi che hanno spinto l’azienda ad abbracciare un progetto di data platform. Di gestione, cioè dei propri dati attraverso un insieme di strumenti di raccolta ed elaborazione in grado di macinare tutti i dati e i “fatti” rilevanti relativi all’azienda – acquisti, vendite, transazioni finanziarie e altre attività commerciali, dati di produzione, informazioni sui clienti e così via – consentendo un migliore monitoraggio e controllo. Una piattaforma dalla quale ricavare analisi e insights per prendere decisioni migliori, gestire l’azienda in modo più efficiente e ottenere risultati commerciali migliori.

«Avere il dato sotto controllo significa costruire adeguatamente i livelli informativi superiori e conseguire maggiore capacità di analisi, controllo, presa di decisione al proprio interno e di relazionarsi al meglio nei riguardi di consumatori e stakeholder» – sintetizza Nicola Spigaroli, Digital & Innovation manager di Bauli Group. In prospettiva, l’IT contribuisce a rafforzare il percorso di crescita del Gruppo in Italia e sui mercati esteri. «Oggi, Bauli è un gruppo da 634 milioni di euro di fatturato. Le vendite in Italia assorbono circa l’80% del totale ma ambizione e vocazione sono di internazionalizzare il business».

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Un processo frenato dalle massicce contraffazioni che interessano il settore alimentare. «In giro per il mondo, vediamo tanti prodotti dall’italian sounding, la cui origine è tutt’altro che certa. La bandierina sulle confezioni fa vendere moltissimo ed è evidente il tentativo di appropriarsi, del nostro Made in Italy». La strada da battere – afferma Spigaroli – è di delineare dei percorsi, che mettano al riparo il consumatore dai rischi di origine e fabbricazione del prodotto, puntando ad arricchire la loro dimensione informativa.

Dati sotto controllo e certificazioni più stringenti per proteggere il Made in Italy

Stiamo poi coinvolgendo le persone nel processo di innovazione, perché sono loro, con l’adozione degli strumenti, che fanno il vero cambiamento. Per questo abbiamo creato #BauliNext il nostro “Digital Lab”: uno spazio fisico per sperimentare e dare concretezza alle idee che potrebbero cambiare il nostro futuro. Perché innovare anche in un settore considerato maturo si può e si deve. Senza perdere la capacità di sperimentare. «Una mentalità che vogliamo estendere all’interno della nostra azienda. Possiamo anche sbagliare, l’importante è capire che dal fallimento di certe iniziative possiamo trarre insegnamenti importanti». Quando però si entra nei meccanismi progettuali – allarga il campo Spigaroli – come italiani dobbiamo essere più saldi, sistematici e affidabili. «Come con il PNRR, quando qualcuno mette a disposizione delle risorse è giusto utilizzarle. Ci vantiamo spesso di saper sempre uscire dalle situazioni critiche. Prima o poi però dovremo dar prova di saper fare le cose, nel rispetto dei tempi e delle risorse. Qui dobbiamo crescere ancora. Prendendo esempio da altri Paesi».

Leggi anche:  La colocation accelera l’innovazione dei servizi sanitari