CBI e la sfida della sicurezza dei pagamenti

Servizi più accessibili ma anche più vulnerabili. Fratini Passi, CBI: «Lo sviluppo di servizi di open finance di verifica preventiva della titolarità dei conti può aiutare a contrastare efficacemente le frodi». Ma la frammentazione normativa internazionale non aiuta

La sicurezza dei pagamenti costituisce un’importante sfida nell’area dei servizi finanziari. Di questo è consapevole CBI, Società Benefit partecipata da circa 400 banche e altri intermediari che sviluppa, in ecosistema, infrastrutture e servizi innovativi nel mondo dei pagamenti digitali, dell’open banking e dell’open finance. «La digitalizzazione del settore finanziario ha reso i servizi più accessibili, ma ha aumentato anche la vulnerabilità alle frodi» – spiega Liliana Fratini Passi, direttore generale CBI. «Lo sviluppo di servizi di open finance di verifica preventiva della titolarità dei conti può aiutare a contrastare efficacemente le frodi».

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L’EUROPA DEI PAGAMENTI

Esiste, tuttavia, uno scoglio da superare, rappresentato dalla frammentazione tra normative dei vari Paesi. Da qui nasce la necessità di un’armonizzazione, con un approccio che tenga conto degli orientamenti del mercato e degli strumenti proprietari già sviluppati e sperimentati a livello corporate. «In Europa – prosegue Fratini Passi – è in corso l’iter di alcune proposte normative in materia di pagamento in cui è dato risalto ai temi della sicurezza e delle misure antifrode». Un esempio è rappresentato dalla Payment Service Regulation, che ha l’obiettivo di migliorare l’esperienza di pagamento dei consumatori e delle imprese, oltre a garantire la protezione dei dati e la sicurezza delle transazioni. Il regolamento sugli Instant Payments, recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, inoltre, modifica e modernizza il regolamento del 2012 relativo all’area unica dei pagamenti in euro (SEPA). «La sicurezza è di importanza cruciale nello sviluppo dei nuovi servizi di open finance» – spiega Fratini Passi. «Non solo a livello infrastrutturale e di processo, dove è fondamentale garantire elevati livelli di sicurezza per combattere gli attacchi nel cyberspazio, ma anche nella fase di inizializzazione di un pagamento, per ridurre i rischi derivanti da tentativi di frode ed errori delle attività human based».

PIÙ INFORMAZIONE, MENO RISCHI

Per rispondere alle attuali esigenze di sicurezza in area finance, CBI ha sviluppato diverse soluzioni. Una di queste, Name Check, convalida la titolarità di un IBAN in relazione a uno specifico utente finale attraverso una funzione di ricerca basata su nome/denominazione del titolare del conto/azienda. Il servizio, che consente una verifica in tempo reale, è utile nei casi in cui non siano disponibili IVA e codici fiscali, oltre che nei pagamenti internazionali. Check-Iban, anche in declinazione cross-border, consente di verificare in tempo reale la corretta associazione tra codice IBAN e Partita IVA del beneficiario del pagamento.

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CBI GO è la soluzione di Smart Onboarding grazie a cui i PSP (Payment service provider) possono consentire alle corporate di recuperare in tempo reale le informazioni di un utente finale mediante il dialogo telematico con la banca di riferimento di quest’ultimo e grazie all’interoperabilità in ambito interbancario garantita da CBI. Una novità in arrivo è il servizio CBI Safe Trade, che è stato ammesso alla sperimentazione della Sandbox Regolamentare di Banca d’Italia. CBI Safe Trade raccoglie le informazioni sulle fatture anticipate in ottica multi-banca e multicanale, per aumentare la stabilità e l’efficienza del settore finanziario e mitigare il rischio derivante dall’uso fraudolento delle fatture e dell’erogazione del credito da parte degli intermediari, anche sulla base di sviluppi di architetture di tipo DLT (Distributed Lender Technology). «CBI si sta impegnando per accelerare il passaggio dall’open banking all’open finance, investendo in innovazione tecnologica integrata e sostenibile, anche attraverso partnership internazionali, e in competenze digitali che contribuiranno alla creazione di servizi a valore aggiunto» – conclude Fratini Passi.