Sistemi più intelligenti, collaborazione tra team e maggiore attenzione alla compliance. Ecco come cambiano le priorità delle aziende
La sicurezza fisica si trova al crocevia di una trasformazione epocale. L’integrazione con l’IT, l’avanzata del cloud e l’adozione dell’intelligenza artificiale stanno riscrivendo le priorità di aziende e professionisti del settore. Ma l’innovazione non è priva di ostacoli. Costi, regolamentazioni e preoccupazioni sulla privacy impongono un approccio cauto e strategico. Il Rapporto Genetec sullo Stato del settore della sicurezza fisica 2025 – Europa essenziale per chi vuole capire non solo dove sta andando il mercato, ma anche come proteggere la propria azienda dalle sfide emergenti, offre uno sguardo privilegiato sulle tendenze che stanno ridisegnando il settore. Scaricarlo significa avere accesso a dati esclusivi, analisi approfondite e previsioni su come la sicurezza fisica si trasformerà nei prossimi anni. Perché nel 2025, proteggere un’azienda non significherà più solo installare telecamere e badge d’accesso, ma adottare un approccio strategico e integrato che sappia coniugare innovazione, protezione dei dati e continuità operativa.
Cloud, futuro senza strappi
Per anni ci hanno detto che il cloud avrebbe spazzato via ogni alternativa, eppure il settore della sicurezza fisica procede con cautela. A livello globale il 38% delle aziende ha adottato soluzioni cloud per oltre un quarto dei propri sistemi, in calo rispetto al 2023 mentre il 43% ha scelto di puntare su un’infrastruttura ibrida, infine una fetta più conservatrice (17%) resta ancorata a sistemi tradizionali. Il motivo? Da un lato, il cloud offre scalabilità e agilità, dall’altro i costi di archiviazione e banda larga continuano a preoccupare le aziende. Ma la vera questione è il controllo. L’idea di affidare dati sensibili a un’infrastruttura remota lascia più di un responsabile della sicurezza perplesso. La transizione avverrà, ma senza fughe in avanti.
AI, geniale, ma ancora da domare
L’intelligenza artificiale è ovunque, anche nella sicurezza fisica. Nel 2024, solo il 10% delle aziende la utilizzava, ma la percentuale salirà al 37% nel 2025. La promessa è automatizzare la sorveglianza, ridurre il carico sugli operatori e anticipare le minacce con modelli predittivi. Il 51% degli utenti finali prevede di adottare sistemi di rilevamento automatico degli eventi, mentre il 47% punta su sistemi AI capaci di classificare le minacce in tempo reale. Ma il 75% dei responsabili della sicurezza esprime perplessità riguardo l’AI. Chi decide cos’è una minaccia? Quanto possiamo fidarci delle decisioni prese da un algoritmo? E soprattutto, chi garantisce che un’intelligenza artificiale non venga manipolata o sfruttata per scopi non etici? Le aziende vogliono soluzioni avanzate, ma chiedono anche più trasparenza, più regolamentazione e meno hype.
L’IT si prende la scena
Sino a pochi anni fa la sicurezza fisica era roba da esperti di videosorveglianza e addetti al controllo accessi. Il mondo è cambiato. Il 51% dei team IT è direttamente coinvolto nelle decisioni di sicurezza fisica. La linea di confine tra cyber e sicurezza tradizionale si sta dissolvendo, e con essa le vecchie gerarchie aziendali. Non è solo una questione di tecnologia, ma di necessità. Il 47% dei responsabili IT considera la protezione una priorità assoluta, mentre solo il 27% degli esperti di sicurezza fisica ha la stessa sensibilità. I due mondi devono imparare a parlarsi, perché un attacco informatico può compromettere un sistema di sorveglianza, così come un’intrusione fisica può diventare il punto di accesso per un attacco cyber.
La privacy come asset strategico
Nel 2024, il costo medio di una violazione dei dati ha toccato i 4,88 milioni di dollari. Con normative sulla privacy e la protezione dei dati stanno sempre più stringenti nel 2025 le aziende non potranno permettersi errori. Genetec in quest’ottica evolve i propri sistemi per garantire compliance e sicurezza senza compromettere le prestazioni e l’efficienza operativa. «Limitare la raccolta dei dati a ciò che è strettamente necessario riduce i rischi in caso di violazione e facilita il monitoraggio delle informazioni più rilevanti» afferma Dario Schiraldi, Channel Account Executive Italia di Genetec. «In questo senso, la nostra piattaforma Genetec Security Center dotata di KiwiVision Privacy Protector, in funzione dei privilegi dell’operatore, maschera automaticamente, in live e sul registrato, i volti e le persone nel campo di ripresa delle telecamere, consentendo agli operatori di vedere solo ciò che sono autorizzati a vedere. Gli amministratori di sistema – continua Schiraldi – possono configurare privilegi di accesso dettagliati, selezionare le informazioni da condividere con partner e autorità, controllando l’accesso alle informazioni condivise, e gestire la durata di conservazione dei dati. La piattaforma Genetec Security Center facilita la raccolta e condivisione di prove sicure nel pieno rispetto della normativa “privacy”. Inoltre, Genetec Inc. in qualità di CVE Numbering Authority (CNA), contribuisce all’identificazione e gestione delle vulnerabilità informatiche, garantendo che le soluzioni di sicurezza fisica da essa prodotte siano protette e sempre costantemente conformi agli elevati standard di cybersecurity».
Sicurezza e strategia
Le telecamere non servono più solo a riprendere, ma a capire. Il 22% delle aziende sta investendo in strumenti di analisi avanzata per trasformare la sicurezza in un vantaggio operativo. Non si tratta più solo di prevenire intrusioni, ma di ottimizzare flussi di lavoro, migliorare l’efficienza degli spazi e analizzare i comportamenti per rendere le strutture più sicure ed efficienti. La sicurezza fisica non è più un comparto isolato, ma un pezzo del puzzle aziendale. L’analisi dei dati provenienti da telecamere, badge, sensori e software di monitoraggio sta diventando un asset strategico. Chi riesce a interpretare questi dati migliora le operazioni, riduce i costi e previene i problemi prima che si verifichino.