Dopo la fusione del 2023, l’azienda di cybersecurity di Alessio Aceti ed Enrico Orlandi annuncia l’acquisizione della maggioranza di Akito. Rafforzando ulteriormente un’offerta a 360 gradi di protezione IT e OT costruita intorno al suo SOC veronese
Il visionario CEO di HWG Sababa Alessio Aceti non è uno che ama tergiversare. Salendo tre gradini per volta la scala dell’autorevolezza e della fiducia nel delicato dominio della cyber security, nel giro di cinque anni, Aceti ha trasformato quella che di fatto era una delle tante startup di un settore molto affollato in un partner affidabile per i CISO di banche (tra cui qualcosa come sedici istituti centrali di paesi esteri), istituzioni pubbliche, multiutility, aziende di logistica e trasporto e industrie manifatturiere. Garantendo a tutti i massimi livelli di protezione di impianti, infrastrutture critiche e business digitale.
HWG Sababa accelera la sua espansione, in Italia ma anche in diversi mercati del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, contando oggi undici sedi a livello globale: Milano, Verona, Bergamo, Genova, Firenze, Perugia, Roma, Bari, Madrid, Tashkent e Dubai. Il gruppo veronese, attraverso il suo Security Operation Center di nuova generazione, fornisce servizi di sicurezza gestita rivolti a organizzazioni di medio-grandi dimensioni – realtà che raramente contano meno di mille dipendenti e che possono arrivare a molto grandi con centinaia di migliaia di utenti. È questo il target di HyperSOC, il brand di nuova generazione che rappresenta il framework SOC proprietario dell’azienda, fondato su principi di cybersecurity avanzata e competenze distintive in ambito OT.
«In un mercato di questo calibro – osserva Aceti – l’affollamento è molto relativo. I nostri competitor nelle gare sono sempre gli stessi. Noi però possiamo contare su almeno tre elementi di unicità. Il primo è il focus su un servizio gestito su una base di reale operatività 24/7, con almeno una trentina di analisti sempre presenti anche nei turni notturni e festivi, non solo reperibili. Il secondo riguarda la mole di investimenti fatti e la competenza accumulata in materia di sicurezza e OT, un dominio ancora nuovo e molto sfidante. E infine, ma non ultimo, la presenza sull’intera filiera della cybersecurity. Abbiamo aree di eccellenza interna e, dove necessario, ci affidiamo a partner altamente selezionati. Ma il vero valore è la nostra capacità di agire come un’estensione dell’organizzazione del cliente, soprattutto nei contesti in cui la sicurezza IT e OT è una questione critica e strategica».
Le parole del CEO di HWG Sababa – che lo scorso febbraio ha annunciato l’acquisizione del 70% di Akito, system integrator con base operativa tra Roma e Perugia – fotografano il profondo cambiamento del mercato della cybersecurity, sempre più percepita dagli utenti come leva strategica e non più soltanto come voce di spesa. Il focus della cybersecurity si sta rapidamente spostando dalla protezione dell’end-point e della rete locale alla gestione evoluta dei rischi, legati a un ecosistema interconnesso di minacce sempre più ampio. In questo scenario, i fornitori di sicurezza vengono valutati soprattutto sulla base di due capacità chiave: osservabilità e correlazione degli eventi. Eventi che, in ambienti critici come macchine a controllo numerico, impianti industriali o infrastrutture fisiche, non riguardano più soltanto dati e transazioni, ma coinvolgono tecnologie di automazione, spesso basate su protocolli poco familiari agli specialisti IT tradizionali e sistemi complessi, non di rado datati.

AUTOMAZIONE E SICUREZZA
A fronte di tale allargamento “qualitativo” dell’universo degli eventi da tenere sott’occhio, corrisponde anche la loro esplosione in termini quantitativi. E questo incide profondamente sia sul livello di competenze necessario per contenere le minacce e rispondere tempestivamente a incidenti e compromissioni, sia sulla struttura e l’organizzazione di un Security Operation Center, interno o esternalizzato che sia. «Nel modello tradizionale, la base della piramide del SOC era costituita dagli analisti di primo livello» – spiega Alessio Aceti. «In HWG Sababa abbiamo superato questo schema: l’automazione, potenziata dall’intelligenza artificiale, assume oggi un ruolo centrale, non solo nell’individuare eventuali anomalie di sicurezza, ma anche nell’arricchimento del contesto e nel mettere in atto le prime misure di containment in modo autonomo, garantendo al cliente meno effort per chi gestisce i suoi sistemi e livelli di servizio decisamente più rapidi».
Il vero motore della reputazione di un brand ancora giovane – in particolare nella sua componente “Sababa”, ora parte integrante di un player in evoluzione a due mesi dall’operazione Akito – potrebbe risiedere – come sottolinea il CEO di Akito Fabio Naccazzani – in una cultura aziendale fondata sulla collaborazione e sulla condivisione delle competenze, radicata ben oltre l’accordo recente. mAl di là delle rispettive date di fondazione, le tre realtà che oggi compongono formalmente il nuovo gruppo condividono una visione comune e un know-how tecnico che precedono l’unificazione societaria. «Ai dieci anni di esperienza di Akito si sommano oltre tre decenni di padronanza operativa, portati in dote dai professionisti e dalle due anime che oggi compongono HWG Sababa» – spiega Fabio Naccazzani. «Conosco Alessio Aceti da quando era ancora legato a uno dei vendor di cybersecurity più importanti sul mercato. In questo settore, le competenze tecniche sono fondamentali, ma sono le relazioni personali e la stima professionale a fare davvero la differenza. E i clienti lo sanno bene».
Analizzando le singole storie dei brand del gruppo e le dinamiche che ne hanno favorito la convergenza, emerge chiaramente come, sotto molteplici aspetti, le persone di HWG Sababa e Akito formassero già un gruppo consolidato molto prima dell’unione formale, avvenuta sotto l’egida del fondo di private equity di alto profilo Investcorp Technology Partners. In ordine cronologico, HWG è stata la prima a nascere: una società di servizi e consulenza che Fabio Naccazzani definisce «la Bulgari del SOC» per il prestigio riconosciuto all’azienda sin dalla sua fondazione nel 2008 da parte di Enrico Orlandi.
Con un solido background nella consulenza direzionale e nella sicurezza di grandi progetti, Orlandi oggi è presidente di HWG Sababa, con sede centrale a Verona. L’azienda ha da sempre puntato sull’eccellenza nei servizi di sicurezza gestita, rivolgendosi inizialmente soprattutto a clienti nei settori bancario e delle telecomunicazioni.

STORIE CHE SI INCONTRANO
Aceti racconta che quando Sababa diventa operativa, nel 2020, HWG è già un interlocutore naturale in virtù dei contatti professionali che Aceti stesso, sino a quel momento attivo in uno dei big della sicurezza antimalware nel mercato B2C e PMI, aveva stabilito con Orlandi. «Il mio era un incarico manageriale di livello globale» – riferisce il CEO del gruppo. «La mia missione era costruire, anche intorno a pionieristiche soluzioni di sicurezza OT, una nuova offerta enterprise. Sababa nasceva già sull’idea della centralità del SOC, spesso avvalendosi di servizi che HWG erogava con successo da almeno un decennio». Un analogo discorso riguarda le competenze sistemistiche e di rete che gli esperti di sicurezza della giovane startup hanno individuato nei partner esterni come Akito o come Digipoint, società genovese esperta di networking che Sababa rileva definitivamente, dopo una iniziale partecipazione minoritaria, nel 2023, poco prima di annunciare la fusione con HWG. Tutti operatori dotati di quelle conoscenze complementari che consentono al team Aceti di affrontare articolati progetti di cybersecurity.
«Ai clienti industriali che affrontavano con noi i primi progetti di messa in sicurezza dell’IOT – aggiunge Aceti – venivano consigliati approcci sistemici come la segregazione della connettività dei loro impianti la cui corretta implementazione richiede conoscenze molto specifiche: la collaborazione con Digipoint o con il team di Fabio Naccazzani era una scelta naturale». Anche nei tre anni che Sababa percorre come entità autonoma, i fratelli Aceti si distinguono per la loro volontà di bruciare le tappe. Nel 2021, il fondatore di Sababa chiama infatti accanto a sé la sorella affidandole, con il ruolo di responsabile finanziaria, una missione impossibile: portare il titolo di Sababa Security alla quotazione sul listino milanese Euronext, nel giro di un solo trimestre. Giuseppina Aceti – per tutti Giusy – che oggi nella veste di CFO lavora a stretto contatto con la presidenza di Enrico Orlandi, racconta quell’avventura adrenalinica senza riuscire a nascondere l’emozione. «Quando Alessio mi chiamò, ricoprivo da anni il ruolo di responsabile finanziaria nella filiale italiana di una multinazionale del food. All’epoca, Sababa aveva alle spalle un solo esercizio chiuso – 1,7 milioni di euro di fatturato – ma con l’ambizione di crescere rapidamente: tre anni dopo sarebbero diventati dieci. Non avevo mai gestito un’IPO, così mi procurai tutte le informazioni sull’argomento e iniziai a studiare. A dicembre 2021 siamo riusciti a completare la quotazione, appena tre mesi dopo il pitch iniziale presentato al nostro advisor, con una valutazione pari a 280 volte l’EBITDA. Un multiplo straordinariamente alto, che rifletteva le potenzialità del nostro modello di business».
Attraverso la quotazione, Alessio Aceti ottiene le risorse necessarie a sostenere le sue ambiziose strategie di crescita. Una scelta coraggiosa, soprattutto considerando il contesto: l’operazione va in porto nel secondo anno della pandemia, in uno scenario ancora segnato da forte incertezza. Ma il successo della IPO dimostra che il mercato credeva in quel progetto imprenditoriale. Puntare sulla convergenza tra IT e OT, sulla protezione dei dati in ambienti sempre più cloud-based e sull’offerta di una strategia di sicurezza completa, gestita end-to-end per conto del cliente, si rivela una visione vincente. Dal punto di vista finanziario, l’alternativa alla Borsa sarebbe stata l’ingresso di un fondo di investimento. Aceti, però, in quella fase sceglie l’indipendenza. Forse, senza immaginare che proprio quel modello, inizialmente scartato, si sarebbe a ripresentato presto – in forma evoluta – lungo il percorso.

OFFERTE COMPLEMENTARI
Con la leva della quotazione, Sababa mette in atto una prima fase di crescita. Vengono decise nuove assunzioni. Gare e progetti si fanno ancora più ambiziosi. E nel frattempo, la collaborazione con HWG continua sulla parte SOC, mentre Sababa svolge le sue attività di assessment, penetration test, consulenza e progettazione. «Nel 2022, pochi mesi dopo la quotazione – racconta ancora Giuseppina Aceti – HWG era stata acquisita da Investcorp, un fondo globale di private equity molto affermato.
Le nostre due aziende avevano raggiunto più o meno la stessa dimensione, ma il quadro di mercato era diventato sempre più complesso, soprattutto a livello di compliance. I clienti guardavano con diffidenza ai contratti di fornitura che coinvolgevano soggetti terzi o subappaltatori, preferendo interlocutori unici. Così con Orlandi ci siamo seduti intorno a un tavolo e abbiamo deciso di costruire qualcosa di ancora più grande». Per Giusy, Sababa e HWG rappresentano due anime complementari della cybersecurity: lo yin e lo yang di un’offerta integrata, capace di coprire in modo sinergico ogni area critica, senza lasciare zone scoperte. Da una parte la conoscenza approfondita del mondo delle minacce e la capacità di definire una corretta “postura” protettiva. Dall’altra la visione necessaria per impostare ed eseguire una corretta strategia di security operation e orchestration.
La fusione – che comporterà anche il delisting delle azioni Sababa – segna una chiara definizione dei ruoli all’interno del nuovo gruppo. HWG, forte di un solido background nei processi, assume il controllo delle operation. Sababa, invece, mette sul tavolo le sue competenze tecniche e la struttura commerciale già rodata nel rapporto diretto con i clienti, e – sul fronte della visibilità – contribuisce con la figura del CEO Alessio Aceti: professionista riconosciuto, speaker carismatico e docente universitario. Proprio di recente, Aceti ha fatto parte del corpo docente del master di II livello in Cybersecurity for SCADA Systems, Industry, Power, and Energy dell’Università di Genova – ulteriore conferma del suo ruolo di divulgatore ed evangelista nel settore.
Diciotto mesi dopo l’acquisizione di HWG, Investcorp completa anche l’OPA su Sababa, consolidando così un progetto industriale guidato direttamente dal team del fondo. «È il partner ideale per noi» commenta Giusy Aceti. «Non impone modelli dall’alto né interferisce nella gestione operativa, ma con loro condividiamo ogni scelta strategica». I referenti di Investcorp conoscono bene il settore: sono i fondatori di SecureLink, società olandese nata da zero e cresciuta fino a diventare un operatore di cybersecurity con 600 dipendenti attivo nei Paesi nordici, poi acquisito dal gruppo francese Orange.
NON C’È DUE SENZA TRE
Nel 2025 il gruppo si arricchisce con l’acquisizione del 70% del capitale di Akito, creata nel 2016 su iniziativa di un gruppo di esperti guidati da Fabio Naccazzani e da Giulio Faita, che nel system integrator romano riveste il ruolo di direttore commerciale. «Anche nel caso di Akito – spiega Naccazzani – l’iniziativa poggia sulla esperienza mia e di Giulio. Entrambi abbiamo lavorato a lungo in un importante gruppo IT nazionale, guidandolo nei rispettivi ruoli di amministratore e direttore commerciale. Un team ristretto ma molto agguerrito, focalizzato sulla system integration di tecnologie molto ben selezionate e in grado di coprire, attraverso le soluzioni di venticinque vendor rappresentati, esigenze molto diverse che vanno dall’end-point protection alla data loss prevention, dalle minacce avanzate al CASB. Tappe di una strategia di sicurezza che sappiamo collegare grazie alla nostra conoscenza in senso orizzontale».
Secondo Giulio Faita, sales director di Akito a fare la differenza è la relazione che l’azienda sa costruire con una clientela che comprende molte realtà nel mondo della Pubblica Amministrazione e non solo. «Ci siamo mossi in ambiti complementari a quelli del gruppo di cui oggi facciamo anche formalmente parte». La missione di Akito si amplia, rafforzando il ruolo dell’azienda come punto di contatto strategico con i settori chiave attuali e futuri. Questo si traduce nell’introduzione di nuove soluzioni di sicurezza e nell’estensione dei livelli di protezione nei confronti dei clienti storici, valorizzando la relazione con un’offerta sempre più integrata e su misura. «Mettiamo in campo tutte le nostre competenze per affrontare con successo anche le sfide più complesse, come quelle offerte dalle grandi realtà pubbliche» – sottolinea Faita. «Offerte così complete e innovative aprono molte porte. Oggi, le imprese pubbliche e private hanno capito che spesso i grandi nomi sono solo contenitori spersonalizzati: noi proteggiamo e valorizziamo il business dei nostri clienti, lavorando insieme a loro con la convinzione di portare un contributo distintivo e anche con la presunzione di poter dire la nostra».
UNITI SI VINCE
Come intende procedere ora il management di Akito, quali sono le strategie di integrazione con HWG Sababa? «Proprio perché anche prima di questa operazione condividevamo molte cose – la vision, il modo di lavorare, gli obiettivi – abbiamo scelto di mantenere questa complementarietà attraverso la nostra identità, che per ora rimane» – spiega Naccazzani. Il brand Akito non perde nulla, semmai guadagna ulteriormente in affidabilità. Conquistare la fiducia del cliente su temi critici di cybersecurity richiede diversi ingredienti e lo scorso dicembre, sapendo già che l’accordo era imminente, abbiamo deciso di presentarci tutti e tre, come entità unica, ai capi di una delle principali multiutiliy del Centro Italia per una gara relativa a un contratto triennale su tutta la threat intelligence. E insieme abbiamo vinto». Mentre Faita continua a guidare le strategie commerciali di Akito, le sinergie e le attività in comune sono già molteplici. A partire dall’annuale kick-off che ancora prima dell’annuncio ufficiale dell’acquisizione, ha visto riunite lo scorso febbraio a Milano Marittima tutte le forze di HWG Sababa e Akito: oltre 200 persone, inclusi 50 nuovi ingressi della campagna di assunzioni 2024.
Lisa Bassetto, chief sales officer di HWG Sababa, interviene sullo spirito di coesione che le due realtà hanno saputo costruire in tempi rapidi dopo l’accordo formale, evidenziando come l’approccio consulenziale all’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate e l’ampiezza del portafoglio di servizi gestiti rappresentino un asset strategico per i clienti. Un valore che si misura nella competenza certificata dei tecnici e nella capacità del gruppo di progettare soluzioni innovative e su misura. «La relazione con il cliente è centrale» – sottolinea Bassetto. «Ciò che ci accomuna al team Akito è la volontà condivisa di costruire partnership di lungo periodo, capaci di evolvere nel tempo e di generare valore reale per chi ci sceglie». L’ingresso di Akito – aggiunge – rafforza in modo significativo la presenza commerciale del gruppo nel Centro e Sud Italia, con un focus particolare sulla Pubblica Amministrazione centrale, settore in cui il team guidato da Fabio Naccazzani vanta referenze consolidate e una reputazione di eccellenza. «Insieme siamo una bella squadra: accanto a Giulio Faita e ai suoi collaboratori, la divisione commerciale di HWG Sababa conta tredici commerciali che operano con competenza specialistica sull’intera gamma di servizi proposti. In generale è un momento di forte crescita, sia per il lavoro sinergico su tutto il territorio sia per la spinta innovativa con cui continuiamo a caratterizzare l’offerta tecnologica davvero ampia che portiamo al mercato».
In parallelo, l’attenzione costante all’innovazione – dall’automazione all’intelligenza artificiale applicata alla gestione delle minacce – punta a incrementare l’efficacia operativa e l’efficienza dei processi, permettendo al gruppo di offrire soluzioni di cybersecurity più performanti a costi competitivi. «È da questa visione che nasce il potenziale del nostro HyperSOC» – sottolinea Lisa Bassetto. «Una piattaforma che ci consente oggi di essere riconosciuti come un player d’eccellenza, tanto sul fronte IT quanto nella nuova e complessa frontiera dell’OT».
LA SFIDA DELLA COMPLIANCE
Nella sua analisi dei potenziali di mercato, Alessio Aceti evidenzia una significativa disomogeneità nella percezione del valore strategico della cybersecurity gestita. «Nel settore finance, il livello di maturità è generalmente elevato: fenomeni come le frodi e il ransomware continuano a spingere gli investimenti» – spiega il CEO di HWG Sababa. «Paradossalmente, lo stesso livello di consapevolezza manca in ambiti come le infrastrutture critiche – basti pensare a un acquedotto – dove il rischio è altrettanto alto ma meno percepito». Tra i settori più esposti, Aceti cita la sanità: «Gli ospedali italiani hanno fatto grandi passi avanti nella digitalizzazione, ma restano in ritardo sul fronte della cybersecurity. Qui vedo più una missione sociale che un orientamento al profitto, ma la vulnerabilità resta».
Accanto alla sanità, HWG Sababa sta rafforzando la propria presenza anche nel retail e soprattutto nel fashion, con un focus mirato sui brand del lusso. In questi contesti – come spiega Alessio Aceti – la continuità operativa, la protezione della proprietà intellettuale, la sicurezza delle transazioni e persino la gestione del rischio reputazionale rappresentano leve sempre più determinanti per orientare gli investimenti in cybersecurity. «Esistono poi realtà di dimensioni più contenute ma inserite in filiere strategiche – osserva Alessio Aceti – dove l’entrata in vigore della direttiva NIS2 rappresenta un’opportunità significativa. La normativa pone l’accento sulla capacità di monitorare gli eventi di sicurezza lungo l’intera catena di fornitura, inclusi gli anelli più esterni, rendendo cruciale l’adozione di una visione integrata della protezione».
È il caso di clienti come Ansaldo Energia – prosegue Aceti – che investono con decisione su tracciabilità e osservabilità. Lo stesso sta accadendo nel settore agroalimentare, dove il tema della sicurezza sta emergendo come asset competitivo. «Un nostro cliente, che opera nel comparto avicolo e genera oltre un miliardo di euro di fatturato, ha compreso perfettamente che la cybersecurity non è un costo accessorio, ma una leva strategica per chi punta sull’automazione come motore di efficienza e crescita».
La crescente automazione che oggi pervade ogni segmento del manifatturiero sta alimentando una domanda sempre più concreta di soluzioni di sicurezza OT. HWG Sababa, forte di un’esperienza consolidata nel settore, sta intercettando filoni particolarmente promettenti, come quello legato all’automazione dei magazzini, dove la convergenza tra IT e OT impone approcci di protezione evoluti. In questa direzione, si inserisce anche la partecipazione del gruppo a progetti strategici come il bando promosso dal Centro di Competenza START 4.0 e alle opportunità offerte dai finanziamenti europei del Next Generation EU. L’obiettivo: mettere a sistema competenze avanzate e idee innovative per migliorare la sicurezza delle infrastrutture critiche, oggi più che mai sotto pressione.
HWG Sababa si è recentemente distinta tra i vincitori di un bando competitivo con un progetto che propone un modello avanzato di Security Operation Center (SOC), progettato per rafforzare la cybersecurity di impianti per la generazione energetica – dall’idroelettrico al termico, dal ciclo combinato al nucleare. Un’iniziativa che conferma la vocazione dell’azienda veronese nel proteggere infrastrutture critiche attraverso soluzioni altamente specializzate. Sempre sul fronte dell’OT security, a fine marzo, Alessio Aceti è stato protagonista dell’OT Cyber Resilience Night, presso il polo dell’innovazione Confindustria Kilometro Rosso di Bergamo. L’evento ha riunito oltre 140 professionisti del mondo industriale, inclusi diversi produttori di macchine utensili, con l’obiettivo di stimolare il dialogo tra operatori, condividere buone pratiche, aggiornamenti normativi e strumenti operativi per rafforzare la resilienza delle infrastrutture produttive.
PROTEZIONE INDUSTRIALE
Accanto al consolidato marchio HyperSOC, HWG Sababa ha recentemente lanciato un nuovo brand verticale: Y Cyber, focalizzato sulla sicurezza dei sistemi industriali. «Siamo completamente agnostici rispetto ai vendor OT e operiamo trasversalmente su diversi tipi di impianti» – spiega Alessio Aceti. «Ma un conto è dialogare con realtà strutturate e presidiate da un CISO, ben più complesso è offrire soluzioni a chi si occupa di logistica o automazione industriale su scala ridotta. Con Y Cyber vogliamo creare un vero competence center per la OT security, in grado di offrire servizi mirati a un ampio spettro di utilizzatori».
Intanto il gruppo non nasconde le ambizioni di espansione internazionale. Dopo il discreto numero di clienti già conquistati negli Emirati e in Uzbekistan, le prossime tappe potrebbero portare HWG Sababa nel Sud Europa. Giusy Aceti conferma: «Con una solida posizione finanziaria, il gruppo è pronto a proseguire la strategia di M&A». In questo mondo fatto di cloud e digitalizzazione spinta, il bisogno di cybersecurity può essere un motore formidabile. Saperlo guidare per continuare a salire le scale di un mercato così agguerrito, richiede competenza, tenacia, capacità di innovare, intelligenza. Doti che certo non scarseggiano sull’asse Milano – Verona – Genova – Perugia – Roma.
Foto di Gabriele Sandrini