Jabra, la potenza dell’AI parte dall’input

Con PanaCast 40 VBS, anche le piccole sale riunioni diventano ambienti conference-ready. Jabra ridisegna il futuro della collaborazione puntando su dispositivi all-in-one. Lavorare bene è una questione di device e user experience di qualità superiore

Ci sono oggetti che meglio di un libro di storia fotografano un’epoca. La cuffia audio è uno di questi. Un tempo confinata ai call center, oggi è la porta d’accesso al lavoro, alla riunione, alla conversazione con l’intelligenza artificiale. Da qui parte la riflessione di Adriano Palomba, oggi area sales director per Jabra in Italia, Spagna, Portogallo e Nord Africa, nel raccontare l’evoluzione di un brand che ha fatto della qualità del suono la sua ragion d’essere. Il marchio Jabra – che molti di noi associano a un suono pulito o a una videoconferenza senza interferenze – è solo la punta dell’iceberg del gruppo danese GN, che da più di 150 anni si occupa di connessioni. Prima cavi, poi onde sonore, oggi ecosistemi digitali. «L’obiettivo è avere una soluzione “all-in-one” in cui audio, video convivano nel segno della qualità per portare tutta insieme la nostra expertise verso l’utente» – spiega Palomba.

L’AI entra nelle sale riunioni

Uno dei temi centrali su cui si sviluppa la strategia Jabra è il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale sia nelle dinamiche lavorative che nella progettazione dei dispositivi. Che si chiami Copilot, Gemini o in un altro modo, poco importa. L’AI sta trasformando il modo in cui vengono gestite le riunioni, con capacità di trascrizione, sintesi e analisi automatizzate in tempo reale. L’efficacia di questi processi dipende in modo critico dalla qualità della cattura audio. «Errori di acquisizione vocale possono compromettere fino al 50% delle trascrizioni, riducendo significativamente il valore dei dati elaborati. Il nostro focus è ottimizzare la fedeltà di audio e video in ingresso, massimizzando così la precisione e l’efficienza degli algoritmi AI, elemento centrale per scalare soluzioni enterprise di successo».

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Secondo gli analisti, il mercato della collaborazione è in crescita, spinto dalla necessità crescente di soluzioni cloud, AI e mobile-first per feedback immediati e team distribuiti. In quest’ottica, Jabra lavora affinché la propria tecnologia si integri perfettamente con piattaforme come Microsoft Teams, Zoom e Google Meet, per garantire esperienze di collaborazione fluide, anche in ambienti rumorosi o in mobilità. Palomba rileva come questo sia uno dei segnali della forte accelerazione nella digitalizzazione anche tra le PMI. Uno sforzo che richiede una proposta chiara e una vicinanza effettiva al mercato locale. Per questo in Jabra si insiste sull’importanza di essere “customer geek”, ossia ossessionati dalle esigenze della propria clientela. « In Italia, il 98% delle aziende conta meno di 50 dipendenti: un mercato enorme. Per questo, è strategico collaborare con il canale per espandere la base di utenti potenziali». Tradotto: non si vive più solo di grandi contratti. Bisogna arrivare ovunque, anche nello studio dell’architetto che lavora con un paio di collaboratori, per i quali è altrettanto importante sentire bene e farsi sentire meglio. Anche per questi target, Jabra punta sul valore. Non solo del prodotto, ma anche della rete di partner.

«Il nostro modello di business è interamente indiretto» – chiarisce Palomba. «La relazione con distributori e rivenditori è strategica. Non si tratta solo di vendere prodotti, ma di costruire un ecosistema di collaborazione, formazione e supporto. Le aziende – prosegue Palomba – cercano soluzioni integrate, agili, in grado di assecondare la trasformazione digitale. Per questo è essenziale offrire tecnologia e servizi, rapidità e interazione». In questa logica, Jabra ha ripensato il proprio portale di supporto ai partner, potenziandolo con strumenti avanzati, come la barra di ricerca basata sull’intelligenza artificiale, per semplificare l’accesso alla documentazione tecnica, in modo da rendere più funzionale la gestione delle informazioni e dei servizi post-vendita. Per Jabra, non è solo una questione di distribuzione e vendita, ma di costruire un sistema più efficiente di lavoro. Anche per questo il rapporto con i partner è destinato a diventare più selettivo. «Non vogliamo estendere il canale all’infinito – afferma Palomba – vogliamo partner che condividano il nostro DNA. Fatto di innovazione, ascolto del cliente e agilità».

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Adriano Palomba, oggi area sales director per Jabra in Italia, Spagna, Portogallo e Nord Africa

Il cuore della produttività smart

L’azienda ha sviluppato un programma di certificazione pensato per riconoscere le competenze e garantire all’utente finale un’esperienza di qualità. Lo stesso vale in ambito lavorativo. La pandemia, come uno spartiacque, ha cambiato tutto. I confini tra pubblico e privato sono diventati più fluidi. In una transizione rapida, faticosa e dolorosa, la scrivania ministeriale ha ceduto il passo al tavolino Ikea, il badge aziendale al Wi-Fi del treno. Il “ci vediamo alle nove” è diventato un più flessibile “ci colleghiamo?”. Jabra ha affrontato questo cambiamento di petto – anzi, vis-à-vis.

Non a caso PanaCast 40 VBS, la nuova soluzione di punta per la collaboration aziendale, ha una missione precisa: offrire qualità voce e video anche dai piccoli spazi. «Una sala da 40 persone attrezzata per le riunioni non serve più neanche alla grande azienda» – afferma Luca Barbarossa, business development manager per l’area EMEA South di Jabra. «Tutti necessitano di spazi molto più ridotti». PanaCast 40 è pensata per soddisfare questa esigenza sempre più sentita di potersi collegare a una riunione d’ufficio anche da piccoli spazi. «Con la nostra tecnologia anche uno spazio improvvisato, persino un angolo, purché sia connesso, può servire allo scopo».

Le videoriunioni servono a creare relazioni, collaborazione, intelligenza condivisa. Servono a far lavorare meglio le persone, ovunque siano. E questo, forse, è il vero significato della trasformazione digitale: far sì che sia la tecnologia a lavorare per noi. E ovunque ci si trovi, serve potersi vedere e sentire come si deve. Barbarossa racconta che la sfida era ambiziosa: «Riuscire a offrire un angolo di visione di 180 gradi con sole due ottiche, senza compromettere in alcun modo la qualità audio e video». Ma era una scelta costruttiva con implicazioni importanti, in termini di componentistica, costi e accessibilità. Il risultato è il dispositivo che abbiamo davanti ai nostri occhi. «A fronte della necessità di riunire persone presenti fisicamente e da remoto – chi in salotto e chi in aeroporto – è fondamentale garantire uniformità nella qualità dell’immagine e del suono, in termini di risoluzione video e fedeltà audio» – osserva Barbarossa. «L’obiettivo è di rendere le cose eque. Che mi trovi in ufficio o in qualsiasi altro luogo, devo essere ascoltato e partecipare nello stesso modo di chi si trova in presenza».

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Luca Barbarossa, business development manager per l’area EMEA South di Jabra

È l’ABC della nuova normalità. Dietro c’è però una riflessione più profonda. La qualità dell’audio – come per le cuffie – è diventata un asset strategico, anche per l’intelligenza artificiale. «La qualità dell’output di un’intelligenza artificiale è basata sulla qualità dell’input. Se Copilot, ChatGPT o Gemini devono “capire” cosa diciamo, devono sentirci bene. Altrimenti “can” e “can’t” diventano la stessa cosa» – spiega Barbarossa. È il trionfo del concetto di “prompt”, portato dalla scrittura alla voce. «Gli strumenti per una riunione produttiva sono essenziali. Perché si usano tutti i giorni, e se funzionano male, generano perdite di tempo, frustrazione e scarsa produttività». E magari fanno anche scappare un talento. «Trattenere le persone – specie i giovani – è anche una questione di dotazione tecnologica. La soddisfazione dei collaboratori è un fattore determinante in azienda» – rileva Palomba. «Se sei uno smart worker e ti tocca un dispositivo che funziona male, smetti di partecipare. O peggio, cambi azienda».

Infine, la questione che tiene svegli i CFO: il prezzo. Tema delicato, sempreverde. In Italia più che altrove. Ma anche su questo Barbarossa è netto: «La qualità costa. Oggi, però, meno di ieri». A pesare nelle scelte d’acquisto – sottolineano entrambi – sono anche altri fattori: la sostenibilità, l’integrazione software, la durata, l’affidabilità. «Con pochissime migliaia di euro possiamo includere la videoconferenza in spazi prima assolutamente impraticabili e con una qualità impeccabile». Così la videoconferenza si fa davvero accessibile a tutti.  Un concetto che ricorda il sogno della “tecnologia al servizio dell’uomo”, che per Jabra è già realtà.