Credit Decisioning: oltre l’hype dell’IA

Credit Decisioning: oltre l'hype dell'IA

L’intelligenza artificiale nel credit decisioning non sostituirà l’elemento umano, ma lo potenzierà con strumenti avanzati e affidabili per decisioni più accurate

Il settore bancario è in continuo fermento e si trova oggi di fronte a una svolta epocale che va ben oltre la semplice digitalizzazione dei processi tradizionali. Mentre l’industria finanziaria ha investito miliardi nella trasformazione tecnologica, emerge una nuova consapevolezza: l’intelligenza artificiale agentica rappresenta un paradigma completamente diverso rispetto all’AI generativa che ha dominato i titoli degli ultimi anni. Non si tratta più di generare contenuti o automatizzare risposte, ma di creare sistemi capaci di orchestrare decisioni complesse nel delicato equilibrio tra automazione e controllo umano.

La questione assume particolare rilevanza nel momento in cui l’AI Act europeo introduce nuovi standard di conformità e trasparenza. Le banche si trovano a dover ripensare completamente l’approccio alla valutazione del credito, superando la tentazione di considerare l’intelligenza artificiale come una soluzione miracolosa da applicare indiscriminatamente ai propri processi operativi.

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La fine dell’illusione della bacchetta magica

L’esperienza pratica sta dimostrando che l’intelligenza artificiale non è quella “polvere di stelle” che molti avevano immaginato. Un esempio illuminante emerge proprio dall’utilizzo dei modelli linguistici nelle decisioni creditizie: anche formulando prompt estremamente accurati che enfatizzano l’importanza di decisioni eque rispetto a parametri come razza, genere ed età, il rischio di bias rimane significativamente elevato. Il problema fondamentale non risiede nella sofisticatezza del prompting, ma nella necessità di eliminare i pregiudizi a monte, direttamente nei dataset di addestramento.

Come spiega Alida Popescu, Customer Advisory Manager, Risk Practice di SAS, attualmente, nessuna istituzione bancaria utilizza modelli linguistici per approvare autonomamente richieste di credito, e le ragioni sono solide e ben fondate. “La strada più promettente sembra essere quella di un approccio ibrido: l’IA può supportare la strutturazione e l’automazione del processo di credito, mentre la decisione del merito creditizio continua a basarsi su modelli tradizionali come la regressione logistica, preferita per la sua spiegabilità anche quando presenta performance inferiori rispetto a reti neurali più complesse ma meno trasparenti. La tendenza naturale di questi modelli a deteriorarsi nel tempo rende dunque la funzione di validazione sempre più cruciale, richiedendo un monitoraggio costante delle performance e della coerenza decisionale”.

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L’orchestrazione intelligente dei sistemi decisionali

L’intelligenza artificiale agentica si articola lungo un continuum tra due estremi operativi. Da una parte troviamo agenti “human out of the loop”, che operano autonomamente in scenari come il rilevamento e blocco delle transazioni fraudolente in tempo reale, con successiva revisione dei falsi positivi. Dall’altra parte si collocano agenti “human in the loop”, che coinvolgono attivamente l’operatore nelle fasi critiche del processo decisionale. Questi sistemi avanzati analizzano le transazioni, arricchiscono il contesto recuperando dati aggiuntivi dai sistemi bancari esistenti, calcolano punteggi di rischio compositi e riassumono le informazioni per facilitare la valutazione umana finale. L’elemento distintivo risiede nella capacità di orchestrare flussi decisionali complessi, imparare dal feedback ricevuto e collaborare efficacemente con gli operatori umani.

Un motore decisionale moderno permette, ad esempio, a un analista di simulare l’impatto di una variazione di tasso, modificarla tramite un’interfaccia grafica intuitiva senza necessità di competenze di programmazione o supporto del reparto IT, visualizzando immediatamente l’effetto sul portafoglio crediti. Questa flessibilità operativa rappresenta un vantaggio competitivo significativo in un contesto macroeconomico caratterizzato da volatilità e cambiamenti repentini.

Trasparenza e governance nella complessità

La questione della responsabilità assume dimensioni critiche quando ci si trova davanti a decisioni apparentemente controverse, come il rifiuto di un prestito per un cliente VIP con storico impeccabile. Un agente intelligente ben progettato può rapidamente riassumere le motivazioni recuperandole dai risultati del motore decisionale, fornire collegamenti alle “model card” che descrivono lo stato di salute del modello utilizzato, e facilitare la ricostruzione dell’intero flusso decisionale. L’intero processo viene documentato in report dettagliati, disponibili anche in formato PDF per revisioni di audit e compliance. Il grado di automazione può essere calibrato con precisione in base alle esigenze specifiche dell’istituzione: è possibile definire fino a che punto l’agente può procedere autonomamente e quando deve necessariamente fermarsi per richiedere l’intervento umano, magari solo a fronte di specifici alert o alla prima anomalia rilevata.

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“Un aspetto cruciale, spesso sottovalutato, riguarda la gestione dei dati sensibili. Prima di inviare informazioni a un agente o a un modello linguistico, è fondamentale implementare processi di anonimizzazione e controllo dei bias. Questo può richiedere verifiche multiple e iterative: se persistono segnali di parzialità, il caso deve essere sottoposto a revisione umana”.

Le sfide dell’implementazione su scala industriale

Le implicazioni normative si rivelano cruciali: il GDPR e altre regolamentazioni sulla privacy pongono sfide importanti nell’applicazione di questi sistemi, con questioni ancora aperte su come queste normative si applichino concretamente agli agenti IA. L’entrata in vigore dell’AI Act europeo ha introdotto nuovi livelli di complessità, obbligando le banche a classificare, monitorare e validare i modelli di intelligenza artificiale secondo principi rigorosi di trasparenza e controllo dei bias. Attualmente, la maggior parte delle banche si trova in una fase di intensa sperimentazione, soprattutto negli ambiti di risk management, ma poche soluzioni sono state effettivamente portate a scala industriale. La ragione è semplice ma fondamentale: una cosa è far funzionare un prototipo in ambiente controllato, tutt’altra cosa è garantire coerenza, tracciabilità e robustezza in un ambiente enterprise con volumi di transazioni reali e pressioni operative costanti.

La sfida principale non risiede nell’utilizzo del modello IA in sé, visto che il mercato offre diverse opzioni, anche specializzate per nicchie specifiche, ma nell’integrazione di questi modelli nei sistemi decisionali bancari esistenti, mantenendo simultaneamente accuratezza, robustezza e trasparenza. Non importa se il codice sottostante è scritto in SAS o Python; ciò che conta davvero è la capacità di rilasciare soluzioni in un ambiente completamente governabile e tracciabile. “Il futuro del credit decisioning potenziato da intelligenza artificiale non sarà caratterizzato dalla sostituzione dell’elemento umano, ma dalla sua amplificazione attraverso strumenti sempre più sofisticati e affidabili”. Questa partnership tra intelligenza umana e artificiale, se orchestrata con competenza e responsabilità, può aprire nuove possibilità di inclusione finanziaria e gestione del rischio più efficace, mantenendo la fiducia come asset fondamentale dell’industria bancaria.

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