A cura di Denis Cassinerio, Senior Director & General Manager South EMEA di Acronis
La trasformazione digitale ha ridefinito profondamente il modo in cui imprese e istituzioni operano, rendendo l’interconnessione tra processi, dati e tecnologie un elemento strutturale. In questo contesto la cybersecurity ha assunto un ruolo centrale, evolvendo da funzione tecnica a fattore strategico. Oggi, più che di sicurezza informatica in senso tradizionale, si parla di cyber resilienza: la capacità di un’organizzazione di continuare a funzionare e a garantire la propria operatività anche in presenza di un attacco informatico. Un approccio che si fonda sulla consapevolezza che gli incidenti cyber non sono più un’eventualità, ma una certezza con cui occorre convivere.
Il quadro normativo europeo ha contribuito in modo decisivo a questo cambiamento di prospettiva. La Direttiva NIS2, che aggiorna e amplia il perimetro della precedente NIS, rappresenta un punto di svolta. Essa stabilisce obblighi stringenti in materia di cybersecurity per una platea estesa di soggetti, classificati come “essenziali” o “importanti”. Tuttavia, l’effetto della normativa non si limita alle realtà direttamente coinvolte: l’intera supply chain – e quindi una quota rilevante di piccole e medie imprese – è chiamata a un adeguamento sostanziale. Anche realtà non formalmente classificate dalla direttiva, ma che operano come fornitori o subfornitori, si trovano a dover garantire livelli di sicurezza compatibili con gli standard richiesti.
Questo passaggio segna l’emergere di una nuova consapevolezza: la resilienza informatica non può essere appannaggio esclusivo delle grandi aziende o delle infrastrutture critiche. Le PMI, tradizionalmente più esposte per limiti di risorse e competenze, devono oggi dotarsi di strumenti e procedure adeguate per garantire la continuità operativa. Il concetto stesso di economia della cyber evidenzia il legame sempre più stretto tra sicurezza e sviluppo economico. Investire in cybersecurity non significa soltanto prevenire danni, ma tutelare il valore d’impresa, proteggere la reputazione, garantire affidabilità all’intero ecosistema di riferimento.
La Direttiva NIS2 si configura come un’opportunità, soprattutto per le imprese che sapranno cogliere il valore strategico dell’adeguamento normativo. L’obiettivo non è esclusivamente giuridico, ma operativo e culturale: costruire un ambiente digitale resiliente, capace di reagire, adattarsi e ripartire con rapidità. La classificazione delle organizzazioni secondo il grado di criticità dei servizi erogati favorisce l’estensione di buone pratiche anche all’indotto, e, di conseguenza, genera una propagazione virtuosa dei principi di cyber hygiene.
Il caso italiano merita una riflessione specifica. Sebbene in passato l’Italia sia stata considerata tra i paesi meno maturi sotto il profilo della sicurezza informatica, negli ultimi anni si è assistito a un’inversione di tendenza significativa. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) ha dato impulso a una maggiore uniformità nell’applicazione delle regole e all’adozione di standard internazionali. Il risultato è un sistema più reattivo, in grado di recepire rapidamente le direttive europee e di promuovere iniziative concrete di sensibilizzazione e formazione.
In questa cornice, i partner tecnologici giocano un ruolo determinante. Le imprese non possono affrontare da sole la crescente complessità del rischio cyber, ed è proprio attraverso un ecosistema solido e preparato che possono accedere a soluzioni e competenze altrimenti non disponibili. L’esperienza maturata da Acronis in ambito europeo evidenzia come, per facilitare la transizione verso un modello resiliente, sia essenziale affiancare alle tecnologie anche percorsi di education. La diffusione di una cultura della sicurezza deve coinvolgere tutti gli attori, dai responsabili IT al management, fino al personale operativo.
Iniziative come eventi dedicati alla NIS2, percorsi formativi per i partner, confronti con esperti legali e attività di aggiornamento continuo hanno l’obiettivo di rafforzare le competenze e di supportare la creazione di offerte differenzianti. L’approccio adottato da Acronis si fonda sull’idea che la cybersecurity debba essere integrata nel processo commerciale: non più una funzione isolata, ma un elemento chiave dell’offerta e del posizionamento aziendale. La resilienza, infatti, è anche un argomento di vendita, un valore percepito dai clienti e un fattore distintivo in un mercato sempre più competitivo.
Occorre infine considerare la necessità di ridefinire il linguaggio della cybersecurity. Per coinvolgere le PMI in un percorso di adeguamento reale, è indispensabile abbandonare una narrazione esclusivamente tecnica o normativa. Il tema va riportato sul terreno della sostenibilità economica e dell’efficienza gestionale. Le imprese devono essere messe nella condizione di comprendere come gli strumenti di protezione contribuiscano direttamente alla continuità del business e alla creazione di valore.
La Direttiva NIS2, in questo senso, può agire come catalizzatore. Non si limita a introdurre obblighi formali, ma fornisce una struttura di riferimento attraverso cui accrescere il livello di maturità digitale delle organizzazioni. Le PMI che sapranno anticipare i cambiamenti e adottare soluzioni in linea con gli standard europei saranno più pronte ad affrontare le sfide future. Le tecnologie esistono, le competenze si possono sviluppare, i modelli di riferimento sono accessibili. Occorre ora trasformare l’obbligo in occasione.