Nell’ultimo report Kaspersky il 30% degli intervistati in Italia afferma che monitorare le minacce è un lavoro a tempo pieno, il che segnala un sovraccarico operativo e un rallentamento dovuto al continuo stato di allerta
Il nuovo report di Kaspersky “Real talk on cybersecurity: cosa preoccupa, cosa manca e cosa è davvero utile?” rivela che il 25% dei responsabili IT in Italia ritiene che i propri colleghi C-level non comprendano pienamente l’importanza della cybersecurity per il business, evidenziando una discrepanza strutturale tra le priorità dei vertici aziendali e la protezione delle PMI italiane. Un terzo (30%) dei decision maker responsabili della cybersecurity in Italia afferma che monitorare le potenziali minacce rappresenta un lavoro a tempo pieno, mentre il 33% dichiara di essere sommerso dagli avvisi e il 10% sostiene di dedicare più tempo alla risoluzione dei problemi legati ai software di sicurezza che alla difesa dalle minacce reali. Inoltre, il 12% segnala che le soluzioni di sicurezza rallentano i flussi di lavoro o la produzione: questi ostacoli operativi si stanno già traducendo in rischi concreti per il business.
Il quadro è chiaro: lo sforzo è elevato, ma l’impatto resta limitato. A complicare ulteriormente la situazione, alcuni decision maker nel campo della cybersecurity segnalano che le stesse soluzioni di sicurezza possono persino rallentare i processi operativi.
Le minacce sono reali, così come lo è la lotta con i C-Level Il problema è reale, poiché le minacce mettono in evidenza le sfide ancora da affrontare. In alcuni contesti PMI europei, backdoor (24%), trojan (17%) e “not-a-virus:Downloader” (16%) risultano tra le minacce più diffuse.
Le carenze in termini di competenze e leadership aumentano l’esposizione alle minacce, evidenziando una discrepanza tra le priorità dei dirigenti e le procedure di sicurezza applicate in prima linea. In Italia, il 25% dei responsabili IT afferma che i colleghi C-Level non comprendono appieno l’importanza della cybersecurity per l’azienda, limitando così il raggiungimento degli obiettivi e lo slancio verso il cambiamento. Il 17% segnala una carenza di specialisti qualificati, quindi la maggior parte delle PMI si affida a team IT generici (22%) o a specialisti di sicurezza informatica integrati all’interno di questi team (25%). Solo il 42% delle aziende italiane dispone di un team dedicato esclusivamente alla sicurezza informatica, mentre appena il 12% si affida unicamente a partner esterni per la progettazione e la gestione della cybersecurity. Paradossalmente, il livello di soddisfazione interna risulta molto elevato: il 93% dichiara di essere soddisfatto degli esperti di sicurezza informatica interni, il 77% dei reparti IT in generale e l’80% dei team interni dedicati alla sicurezza. Questo suggerisce un divario significativo tra la percezione delle prestazioni e l’effettiva esposizione ai rischi.
“Quello che emerge non è una carenza di strumenti, ma una mancanza di coerenza. I segnali arrivano più velocemente delle decisioni, quindi i processi di controllo e i flussi di lavoro si scontrano tra loro e non è più chiaro a chi spetti la responsabilità proprio nel momento in cui sarebbero necessari passaggi chiari dal rilevamento all’azione. In molte PMI, la sicurezza quotidiana è affidata a team IT generalisti o a singoli specialisti; solo il 42% delle aziende dispone di un team dedicato alla cybersecurity e questa fragilità è evidente in ogni fase e in ogni processo di escalation. La conseguenza è un’esposizione silenziosa: il triage rallenta, il contesto si perde e i problemi che sembrano tattici si accumulano fino a diventare rischi strategici. I decision-maker devono agire subito e fornire ai team di sicurezza strumenti, soluzioni personali adeguati. Soprattutto, devono comprendere la rilevanza della cybersecurity per il business e colmare il divario strutturale tra le priorità del board e la protezione sul campo”, ha affermato Cesare D’Angelo, General Manager Italy, Mediterranean & France di Kaspersky.
Per affrontare la mancanza di know-how e di strategia, Kaspersky consiglia ai leader aziendali e alle imprese di adottare le seguenti misure:
- Trasformare i piani di sicurezza informatica in una protezione concreta: Kaspersky Next per le PMI integra una protezione avanzata degli endpoint con le funzioni EDR ed XDR, offrendo visibilità in tempo reale, risposta alle minacce e la trasparenza necessaria per rendere operativa la strategia di sicurezza. Per le PMI con un’infrastruttura IT consolidata, Kaspersky Next XDR Optimum estende l’integrazione e la telemetria per una risposta basata su playbook.
- Garantire protezione anche con risorse IT limitate: Kaspersky Small Office Security offre una sicurezza semplice da implementare e professionale, prevenendo perdite finanziarie, furti di dati e ransomware senza la necessità di competenze interne.
- Investire in awareness e formazione: Kaspersky Automated Security Awareness supporta le PMI con moduli di apprendimento scalabili e specifici per ruolo, al fine di ridurre al minimo i rischi quotidiani.
- Integrare e promuovere la resilienza informatica: adottare un approccio incentrato sulla sicurezza che integri responsabilità, processi e controlli nelle operazioni quotidiane.


































