Aruba: dai dati dell’Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano la conferma di un’innovazione aperta e concreta
I nuovi dati degli Osservatori Startup Thinking e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano mostrano un elemento ormai evidente: in Italia il valore del digitale non è più oggetto di discussione. Le imprese investono, sperimentano, riconoscono la centralità di intelligenza artificiale, cybersecurity, cloud e big data. Tuttavia, è necessario che questa crescente consapevolezza sia accompagnata da una visione strutturata: sappiamo che il digitale è indispensabile, ma allo stesso tempo dobbiamo essere in grado di trasformarlo in una leva stabile di competitività.
La ricerca rileva che gli investimenti ICT cresceranno dell’1,8% nel 2026 e che l’AI diventerà una delle principali aree di investimento nei prossimi anni. Eppure, solo una grande impresa su tre dispone di una strategia formale di innovazione. La maggior parte delle organizzazioni procede attraverso iniziative puntuali, utili nel breve periodo ma insufficienti a costruire una capacità di innovazione duratura.
Un divario analogo emerge sul fronte dell’open innovation: l’86% delle grandi imprese adotta modelli di collaborazione esterna, soprattutto in ottica inbound – università, centri di ricerca, startup. Tuttavia, solo una minoranza misura gli impatti o inserisce queste attività in una strategia di lungo periodo.
Dall’insieme di queste evidenze si evince come, secondo Aruba, per trasformare la spinta all’innovazione in risultati concreti, servono tre condizioni essenziali:
- una strategia d’innovazione chiara e condivisa, capace di armonizzare l’evoluzione del core business, l’innovazione incrementale e l’esplorazione di soluzioni realmente disruptive;
- infrastrutture e competenze adeguate, in grado di supportare tecnologie come AI e cloud con sicurezza, scalabilità e un approccio maturo alla gestione del dato;
- una governance capace di misurare i risultati, perché senza metriche chiare l’innovazione resta un insieme di iniziative isolate.
Questo mix di elementi – investimenti in aumento, forte interesse verso AI e open innovation, ma scarsa governance – mostra che il Paese è a un passaggio decisivo. Da un lato c’è la possibilità di continuare con approcci frammentati; dall’altro, quella di costruire una capacità reale e sistemica di innovare.
Scegliere la seconda strada significa puntare su infrastrutture solide, visione strategica e competenze diffuse, trasformando l’innovazione da esercizio episodico a componente strutturale del proprio modello di crescita. Oggi più che mai, innovare non è un’opzione: è la condizione per competere, crescere e trasformare le sfide in opportunità di lungo periodo.
“In Aruba, l’open innovation è parte integrante del modo in cui sviluppiamo e portiamo valore ai nostri servizi a beneficio dei clienti. – ha commentato Roberto Privitera, Head of Product Lab di Aruba – Il Product Lab lavora all’identificazione di soluzioni innovative pronte per il mercato, affiancando questa attività a una costante esplorazione di tecnologie emergenti e disruptive. Questo approccio ci consente di collaborare attivamente con partner esterni, tra cui università e startup, per sviluppare proof of concept e progetti pilota, oltre a favorire la nascita di nuove opportunità di business attraverso gruppi di innovazione trasversali che coinvolgono tutte le Business Line.”
“Tra le imprese e le startup italiane è ormai diffusa la consapevolezza di dover affrontare la trasformazione digitale in modo pervasivo, ma mancano ancora adeguate risorse per sostenere gli investimenti necessari e capacità per mettere a terra questa convinzione – afferma Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Thinking del Politecnico di Milano – Serve un cambio di passo, con leve concrete affinché imprese e startup possano creare valore per il Paese, di fronte alle sfide epocali che abbiamo di fronte: sono necessari investimenti, formazione inclusiva, consolidamento degli ecosistemi di innovazione. In un contesto di crescita moderata e grandi sfide strutturali, le imprese italiane devono accelerare la maturità della propria innovazione, passando da iniziative sperimentali a modelli capaci di generare impatti misurabili nel tempo”.


































