La strada del cambiamento che porta in alto. La scommessa di Orange Business: orchestrare la complessità per creare valore, mettendo al centro la resilienza e la protezione dei sistemi aziendali
La trasformazione digitale sta creando uno «shift» di paradigma – da tecnologia a valore per il business. Questo “shift” è accelerato da una nuova dimensione, quella delle piattaforme e del cloud, e da una globalizzazione economica e una instabilità geopolitica che mettono a dura prova le soluzioni a scala locale.
«La necessità di avere la stessa esperienza aziendale su scala globale impone un modello di servizio uniforme» – afferma Francesca Puggioni, AD di Orange Business Italy e managing director per Svizzera, Sud ed Est Europa.
L’evoluzione verso scenari cloud-native, in particolare, ha portato l’attenzione su nuovi modelli operazionali più centralizzati, e sulla necessità di orchestrare in modo efficiente servizi, dati e applicazioni in un contesto in cui tutto viene eseguito su piattaforme distribuite. «Tutto è virtuale e tutto è in cloud: il valore non risiede più nella tecnologia in sé, ma nella capacità di integrare ecosistemi complessi e generare business value su scala internazionale».
Dalla connettività alla sicurezza
In questo contesto, Orange si posiziona con un approccio fondato sulle “tre C”: connettività, cloud e cybersecurity, i pilastri per garantire prestazioni, sicurezza e continuità dei sistemi e che riflettono la capacità di presidiare l’intera value chain.
«Siamo tra i pochi player globali a mantenere una leadership in questi tre ambiti tecnologici. Le piattaforme dati – spiega Francesca Puggioni – sono ovunque e vanno protette. Il nostro elemento distintivo è la capacità di offrire un servizio realmente end-to-end, dall’infrastruttura di rete all’integrazione applicativa».
Gli hyperscaler hanno ampliato le possibilità di gestione e di archiviazione dei dati in cloud, trasformando radicalmente processi e modelli organizzativi, ma questa accelerazione richiede un ulteriore salto. «Una volta integrate tutte le componenti – continua l’AD di Orange Business – solo un modello operativo e una corretta orchestrazione degli ecosistemi possono tradursi in valore per il business».
Dove si inceppa la trasformazione
In un modello data-driven, l’affidabilità del dato è cruciale. L’enorme quantità di informazioni generata da dispositivi connessi alimenta processi e decisioni: «I dati devono essere affidabili perché le decisioni derivano direttamente dalla loro analisi. Il punto centrale è usarli in modo intelligente. La supervisione umana non può essere “surrogata”: gli algoritmi, anche potenziati da supercomputer devono rimanere sotto controllo umano». La trasformazione digitale apre nuove opportunità e espone a rischi crescenti. Nella visione di Orange, le sfide principali riguardano l’integrazione tra tecnologie di nuova generazione e infrastrutture legacy, e la messa in sicurezza di applicazioni sempre più distribuite. «Una violazione può mettere in ginocchio un’azienda» – avverte Francesca Puggioni. «Perché il valore stesso del business è nei dati e nella loro protezione».
Nuovi orizzonti per l’Europa
Il passaggio dall’era dell’hardware a quella del software, e poi alla platformization, sta ridisegnando completamente i modelli operativi. «Serve un cambio di passo, un salto di competenze per allineare le applicazioni agli obiettivi aziendali e interpretare correttamente il quadro normativo e strategico». Serve anche una visione di lungo periodo: «La vera sfida è far nascere campioni tecnologici capaci di riportare l’Europa su un percorso di leadership. Il momento è adesso: dobbiamo agire subito» – avverte Francesca Puggioni. L’IT non è più solo una funzione di supporto, ma una leva di creazione di valore. «L’AI è un’innovazione potente, capace di generare benefici concreti. Il cambiamento è la strada che ci porta verso ciò che prima non avevamo neppure immaginato. Ma l’AI può funzionare solo se appoggia su un’infrastruttura resiliente e, soprattutto, ben orchestrata».


































