
Arbo evolve verso un’architettura resiliente, scalabile e data-centric, riducendo i costi del 30% e rafforzando la continuità operativa grazie al Virtual Private Cloud di Aruba
Costruire fiducia nei dati e nell’innovazione all’interno di un ecosistema europeo di sovranità e sostenibilità: è un obiettivo a cui tendono tutte le imprese, di qualsiasi settore e dimensione, e con esse anche tutti gli attori tecnologici che le stanno accompagnando nel percorso di trasformazione digitale. Aruba, tra i principali provider in Italia e in Europa di servizi cloud, è uno di questi protagonisti.
Al suo attivo oltre trent’anni di esperienza nel settore IT e un’infrastruttura proprietaria di data center Rating 4 interconnessi e progettata secondo i più elevati standard di sicurezza e di efficienza energetica, che si estende su più di 200mila metri quadrati complessivi per garantire supporto ai workload più critici e servire clienti del comparto industriale, enti pubblici, istituzioni militari, banche, assicurazioni, utility e grandi imprese di servizi.
Due, in particolare, i suoi fiori all’occhiello: l’Hyper Cloud Data Center Campus di Roma, nel Tecnopolo Tiburtino, area che a regime ospiterà cinque data center indipendenti per 30 MW di potenza IT; il Campus IT3 di Ponte San Pietro, alle porte di Bergamo, con 45 MW di potenza IT raggiungibile. Un’infrastruttura che non è solo sinonimo di continuità operativa e di capacità di reggere i carichi di lavoro imposti dall’intelligenza artificiale, ma anche di resilienza e controllo del dato, elementi fondamentali in un’epoca in cui la sovranità digitale rappresenta una leva strategica di crescita e competitività per imprese e pubbliche amministrazioni.
La peculiarità di Aruba, in tal senso, è quella di custodire tutti i dati dei propri clienti in Italia o in Europa sotto la giurisdizione della normativa UE (in piena conformità con le normative GDPR, ISO 27001 ed ENS) e di assicurare un livello di protezione a questi dati allo stato dell’arte e ponendo al centro la sostenibilità, grazie a centrali idroelettriche e impianti fotovoltaici di proprietà.
Ecosistema aperto
Per Aruba, la transizione digitale e quella green rappresentano due percorsi convergenti di un’unica visione dell’innovazione che trova copertura ad ampio spettro nella propria offerta di soluzioni: public, private e hybrid cloud, servizi gestiti, trust e digital identity. Una proposta che rispecchia la filosofia di ecosistema aperto e interoperabile, fondato su standard open source (come OpenStack) per garantire flessibilità, indipendenza ed evitare ogni forma di vendor lock-in.
La recente partnership con Microsoft, per esempio, che ha portato alla nascita di Azure Local on Aruba Cloud, combina la potenza di una piattaforma globale alla sicurezza e alla governance di un’infrastruttura di data center locale, facilitando alle aziende la possibilità di coniugare prestazioni, scalabilità e rispetto delle conformità. Attraverso la Cloud Management Platform Aruba mette a disposizione di CIO e IT manager modelli di pricing trasparenti e con la garanzia di zero costi nascosti per il traffico dati.
La sfida della modernizzazione
Il Gruppo Arbo (arbo.it) è una storica realtà italiana, fondata nel 1968 a Fano (PU) e attiva nel settore HVAC/R, con oltre 70 punti vendita in Europa e una rete di oltre 70 agenti. La sua missione è fornire ricambi e componenti per caldaie, impianti di riscaldamento, climatizzazione e refrigerazione industriale e i suoi tratti distintivi da sempre sono qualità, servizio e spirito di innovazione. Negli ultimi anni, l’azienda ha intrapreso un importante percorso di modernizzazione dell’infrastruttura IT. «Eravamo impegnati nel rinnovo del nostro Data Center presso terze parti – spiega Stefano Storoni, IT Infrastructure systems manager di Arbo Spa – e cercavamo un partner in grado di offrirci un ambiente flessibile, capace di supportare microservizi e diverse modalità di fruizione e condivisione delle informazioni. Volevamo superare il concetto di architettura basata esclusivamente su macchine virtuali, passando a un’architettura container. Aruba ci ha offerto una proposta tecnologica molto interessante, basata su un data center ridondato nella struttura di Ponte San Pietro e su un’infrastruttura di altissimo livello. Inoltre, ci ha supportato nella digitalizzazione di tutte le nostre applicazioni: il primo passo che abbiamo compiuto con loro è stato quello di portare i nostri dati sul loro data center, attivando una copia offline pronta per essere utilizzata come ambiente di disaster recovery».
Risultati e vantaggi concreti
Oltre alla stabilità operativa e alla garanzia di affidarsi a un provider in grado di assicurare la sovranità e la totale accessibilità dei propri dati in territorio italiano, i vantaggi ottenuti da Arbo sono stati anche di natura economica, con un taglio dei costi del 30%. «Abbiamo registrato un risparmio significativo – sottolinea Storoni – ma soprattutto abbiamo trovato in Aruba un partner capace di ascoltare le nostre esigenze, garantendo tempi di risposta rapidi e totale disponibilità del team. Che si trattasse di una scelta corretta, lo abbiamo del resto capito subito, quando abbiamo visitato il data center di Ponte San Pietro, un’infrastruttura che non ci aspettavamo essere così avanzata». La collaborazione ha già portato ad avviare anche nuovi progetti, come l’attivazione di un servizio DBaaS per la migrazione dei database aziendali all’interno di un servizio gestito erogato da Aruba e lo sviluppo di un’architettura a container per rendere più resiliente l’ambiente ERP, in linea con i requisiti di sicurezza introdotti dalla normativa NIS2.
Il cloud sovrano come strategia
Per Aruba, casi di successo come quello di Arbo rappresentano la dimostrazione concreta di come la sovranità digitale e la governance del dato possano diventare motori di competitività per le imprese italiane. «Nel 2025 il mercato cloud italiano è in crescita a doppia cifra. Tre i driver che stanno ridisegnando lo scenario: sovranità digitale, intelligenza artificiale e cloud repatriation» – spiega Maurizio Pecori, chief commercial officer di Aruba. «Il nostro focus si concentra su due grandi aree: data center e cloud da un lato e trust services dall’altro. In entrambi i casi, garantiamo continuità operativa, sovranità e sicurezza perché negli anni abbiamo costruito un’infrastruttura proprietaria investendo non solo in asset tecnologici ma anche in metodologie e compliance ai più alti standard europei. Siamo un cloud provider indipendente, gestiamo infrastrutture, offriamo servizi end-to-end non come commodity ma come abilitatori di innovazione e ci adattiamo alle scelte delle aziende per quanto riguarda la gestione dei dati, consapevoli che il tema dell’ubicazione del dato sta assumendo una rilevanza sempre maggiore». Nel nuovo scenario, in cui l’AI accelera la domanda di infrastrutture sempre più performanti e sicure, mentre il cloud diventa un abilitatore dei vantaggi legati a un utilizzo etico e responsabile dell’AI, Aruba si posiziona come un partner flessibile e affidabile, in grado di offrire soluzioni ibride e sovereign-by-design, garantendo al tempo stesso che i dati dei clienti rimangano sotto giurisdizione europea.

































