La sicurezza delle reti OT si gioca prima nei reparti produttivi e poi nelle architetture digitali. Renato S. Marafioti smantella il trade-off categorico tra sicurezza e continuità operativa
Se l’OT è nel mirino degli attacchi cyber che hanno funestato il 2025, uno degli aspetti meno considerati resta la cultura della sicurezza informatica in produzione, dove l’imperativo è produrre senza mai fermare gli impianti. Un imperativo che spesso costituisce anche il tallone d’Achille legato a doppio filo al fattore legacy dei sistemi industriali.
Renato S. Marafioti, presidente dell’Associazione Culturale Format E.T.S di Reggio Calabria, arriva al cuore del problema nel suo libro dal titolo “Cybersecurity delle reti OT – Analisi dei principali attacchi e contromisure”, attualmente disponibile solo in versione e-book (Abra Books, 2025 – Saggistica). E affronta il tema della sicurezza OT dal punto di vista del change management: «La cybersecurity industriale non è solo una sfida tecnologica, ma soprattutto culturale e manageriale».
Formatore di lungo corso, Marafioti ha dedicato la sua vita alla preparazione e riqualificazione delle risorse umane partendo da una regione, la Calabria, che sta puntando moltissimo sullo sviluppo e le certificazioni delle competenze per la crescita del territorio. Con la progressiva convergenza tra IT e OT, la fabbrica connessa abbatte i domini classici. Marafioti parte proprio da questa frattura: l’IT storicamente centrato sui dati, l’OT focalizzato sui processi, sulla disponibilità e sulla sicurezza fisica. Una dicotomia che si è sedimentata nelle organizzazioni industriali e che rappresenta uno dei principali ostacoli alla costruzione di una strategia di sicurezza integrata.
Il punto di forza del volume è l’attenzione al fattore umano. Se è vero che le reti OT sono sempre più nel mirino degli attacchi cyber, è altrettanto vero che molti incidenti vanno a segno per errori operativi, configurazioni errate, accessi remoti non protetti e una conoscenza incompleta degli asset presenti in rete.
In numerosi impianti produttivi – come evidenzia l’autore – non si sa nemmeno quanti dispositivi siano effettivamente collegati. In questo scenario, firewall mal configurati e una segmentazione di rete insufficiente diventano porte spalancate per i malware industriali.
I dati di contesto rafforzano l’urgenza del tema. La quasi totalità degli incidenti cyber che colpiscono l’IT ha ricadute anche sull’OT, e circa un terzo delle aziende industriali ha già subito attacchi che hanno generato interruzioni operative e impatti diretti sul business.
Il Rapporto CLUSIT 2025, colloca l’Italia tra i Paesi più colpiti a livello globale, con oltre il 10% degli attacchi mondiali. Un dato che rispecchia la struttura del nostro tessuto produttivo: una forte presenza di PMI manifatturiere, spesso dipendenti da tecnologie operative avanzate ma non sempre adeguatamente protette.
Marafioti affronta con chiarezza le principali vulnerabilità delle infrastrutture critiche e propone una rassegna ordinata di best practice: dalla gestione degli accessi alla segmentazione delle reti, dal monitoraggio continuo all’adozione di tecnologie di difesa specifiche per l’ambiente OT, smantellando il trade-off categorico tra sicurezza e continuità operativa. Oggi sappiamo che un incidente cyber interrompe la produzione, un ransomware OT può fermare un impianto per giorni e la mancanza di sicurezza è una minaccia diretta alla continuità. «La non-sicurezza è il vero rischio operativo» – spiega Marafioti.
Il libro si distingue per il taglio pragmatico e formativo, coerente con il profilo dell’autore, da anni impegnato nella formazione in ambito ICT. Non è un manuale iper-specialistico per addetti ai lavori, né un testo divulgativo generico: si colloca in una zona intermedia, utile a manager industriali, responsabili di stabilimento, professionisti della sicurezza e decisori chiamati a governare la convergenza tra IT e OT.


































