Sanità digitale, più investimenti e coraggio

Sanità digitale, più investimenti e coraggio

Quando l’innovazione diventa cura e servizio. Gruppo Humanitas: digitalizzazione e scale-up per una sanità più accessibile, sicura e centrata sul paziente

In passato, il mondo della sanità si aspettava soprattutto un contributo in termini di efficientamento, rapidità e sburocratizzazione, oggi la rivoluzione tecnologica spalanca le porte alla medicina preventiva e data-driven. Parallelamente, con l’imporsi di un modello sempre più ibrido, in cui pubblico e privato perseguono il comune obiettivo della salute, l’informatica diventa anche un elemento condiviso con altri settori di business.

Gianluca Cesare, CIO di Gruppo Humanitas, esorta tuttavia a non sottovalutare certe unicità. «Mi considero un manager per vocazione più che per ambizione» – osserva Cesare, che prima di approdare in Humanitas ha lavorato per la sanità pubblica in Accenture, Lombardia Informatica e Consip. «Chi lavora da tanti anni in questo settore, sia nel pubblico che nel privato, porta con sé una motivazione diversa. L’obiettivo non è solo l’efficienza o il risultato economico, ma la qualità del servizio al paziente».

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Dati che guariscono

Con 21 centri poliambulatoriali polispecialistici e 11 strutture ospedaliere distribuite su Lombardia, Piemonte e Sicilia, una Università Privata e un Campus di Ricerca, il Gruppo Humanitas in Italia è il primo operatore privato accreditato al SSN per Qualità Clinica secondo Agenas 2022, 2023 e 2024. La missione è migliorare continuamente le cure per i propri “pazienti” che si traduce letteralmente in qualità di cura e vita.

In quella che si potrebbe definire la fase uno della trasformazione digitale della sanità in Italia, strumenti come il Fascicolo sanitario elettronico e il centro unico di prenotazione hanno avvicinato 10 milioni di abitanti della Lombardia a uno standard di immediatezza e controllo che sembrava impossibile. Passaggio che, in Humanitas, si è evoluto ulteriormente: «Il fascicolo permette non solo di consultare referti ambulatoriali, ma anche cartelle cliniche, immagini diagnostiche, dati interoperabili con altre strutture. Essere tra gli ospedali più innovativi è per noi un orgoglio e uno stimolo a migliorare».

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La sanità digitale rende così più “democratiche” le prestazioni del Servizio sanitario nazionale e riesce a portare sempre più dati sull’edge, nei dispositivi e nella consapevolezza dei singoli pazienti. Ma significa anche fornire ai medici strumenti per diagnosi e terapie personalizzate. Un doppio binario che coniuga, da un lato, trasparenza e fruibilità delle prestazioni, dall’altro qualità clinica per i professionisti. Senza dimenticare che si tratta di dati ad alta sensibilità, che richiedono una risposta adeguata in termini di protezione e di ownership.

La sanità che pensa in grande

La necessità di dare una risposta puntuale rispetto alla salvaguardia delle informazioni dei pazienti è una sfida, ma anche l’opportunità per replicare, in Europa, con hyperscaler europei, quella scalabilità che oltreoceano è stata un forte motore di modernizzazione. «Humanitas – spiega il CIO – ha una vocazione naturale all’innovazione. Siamo stati il primo gruppo in Europa completamente paperless, eliminando la documentazione cartacea, clinica e in gran parte amministrativa».

Nessun dato clinico, è nel cloud poiché la sicurezza in quel contesto imporrebbe ingenti costi – tra compliance NIS2, rigide quanto le norme bancarie; Dato che tuttavia rimane un asset competitivo irrinunciabile per chi vuol fare Ricerca ed Innovare in modo sicuro. Nel DDL sull’intelligenza artificiale approvato il 17 settembre, si parla di intelligenza artificiale come “supporto per prevenzione, diagnosi e cura”. Il 15 ottobre è stato annunciato il Centro nazionale per l’AI e le tecnologie innovative (Iatis) dell’Istituto superiore di Sanità.

L’AI è quindi vista come una leva che potenzia diagnosi e servizi ma va gestita con attenzione etica e responsabilità. Rappresenta una opportunità unica del nostro tempo per migliorare la profondità diagnostica e la precisione terapeutica, ma può comportare rischi significativi se non adottata con responsabilità» – spiega Cesare. «Stiamo andando verso la medicina di precisione che per essere accessibile a tutti i cittadini deve anche essere sostenibile economicamente. Oggi esiste, ma non è accessibile a tutti». Il suo futuro dipenderà anche dalla vera equiparazione e sinergia tra il privato e il pubblico, generando un circuito virtuoso per una maggiore efficienza e capacità di ottimizzazione della spesa.

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