Encyclomedia, la tradizione si rinnova

Encyclomedia è un progetto ideato e diretto da Umberto Eco e realizzato da EM Publishers, che negli anni ha prodotto i materiali testuali e multimediali riferiti alla cultura e alla civiltà europea dalle origini a oggi, in modo da alimentare i più disparati media, dai libri, agli ebook, al web, alle App e a tutto ciò che verrà.

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Dal mondo antico all’inizio del terzo millennio: migliaia di saggi e oltre 10.000 immagini, un imponente corpus testuale e iconografico organizzato in periodi cronologici e in aree tematiche: storia, filosofia, arti visive, scienza e tecnologia, musica, letteratura e teatro, comunicazione. E oggi tutto questo è Encyclomedia Online.

Proprio perché ideato fin dalle sue origini per la multimedialità e l’interattività, Encyclomedia è oggi interamente fruibile online, a disposizione di studiosi, scuole, università, biblioteche e cultori delle materie.

Un patrimonio culturale in continua crescita nel quale si può navigare in ogni direzione: nuovi ed esclusivi strumenti di ricerca e di visualizzazione consentono di intrecciare e collegare attraverso percorsi dinamici, i personaggi, le idee e gli eventi che hanno formato la nostra cultura.

Abbiamo intervistato Danco Singer – Direttore di Encyclomedia.

Qual è il rapporto tra innovazione e tradizione e come è declinato nel vostro progetto?

Il nostro è un progetto in cui tradizione e innovazione si legano così strettamente, che senza una delle due non esisterebbe neppure. Nasce infatti dall’intuizione e dal desiderio di Umberto Eco, semiologo ma soprattutto grande enciclopedista, di mettere a disposizione strumenti che permettessero l’esplorazione a tutto tondo della civiltà europea dalle origini all’inizio del terzo millennio; con grande focalizzazione sulla storia, la letteratura e il teatro, la filosofia, il mito e la religione, la scienza e la tecnica, le arti visive, la comunicazione.

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L’idea è nata giusto vent’anni fa ed era stata pensata e poi realizzata su cd-rom che, pur permettendo la multimedialità, imponevano ancora, proprio per la loro capienza limitata, una partizione che ricordava in qualche modo quella in volumi. Poi l’avvento di Internet ha fatto sì che l’idea di Eco si concretizzasse in toto.

Siamo nell’epoca del 2.0 dove gli utenti partecipano alla creazione di contenuti. Questo come cambia il modo di fruire del patrimonio artistico culturale?

E’ vero che oggi ogni utente è molto più indipendente nella creazione dei propri percorsi, naturalmente con i pro e contro che ogni “libertà assoluta” comporta; nel senso che la sterminata quantità di user generated content affluito nel web ovviamente fa sì che un utente non “esperto” si trovi a maneggiare – e a essere maneggiato, in un certo senso – da contenuti non controllati e non controllabili. Questo, se per i contenuti diciamo così ludici, social o di altro tipo presenta determinati pericoli, è intrinsecamente rischioso se non insensato per i contenuti e le opere di reference, nel senso più ampio del termine. Quando dobbiamo farci un’idea di un argomento che non conosciamo, fondamentali sono le fonti a cui ci rivolgiamo, ed è per questo che il web, dove possiamo trovare di tutto e anche il suo contrario, deve in qualche modo aiutarci a essere selettivo: non discriminante, ma selettivo nel’indicazione di fonti attendibili perché in qualche modo “certificate” rispetto ad altre che non lo sono. Quando Eco si è inventato Encyclomedia, voleva anche ovviare a questi rischi e creare un grande giacimento di informazioni che fosse affidabile, verificato, frutto di un lavoro di specialisti veri.

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Dal punto di vista tecnologico quali sono i fattori abilitanti?

Per quando riguarda gli strumenti didattici e di apprendimento ci troviamo ovviamente in un momento di passaggio: gli insegnanti non sono, per motivi anagrafici, nativi digitali, mente gli studenti ormai in gran parte sì. Ma questo è un gap che verrà superato nel giro di pochissimi anni. E anche per questo è importante investire molto sui contenuti, e non limitarsi a riempire le scuole di hardware, che come ampiamente dimostrato in questi anni diventa obsoleto sempre più velocemente.

Quali sono i numeri a oggi (volumi censiti, utenti che usano la piattaforma etc…)?

Siamo veramente all’inizio perché il sistema, a cui abbiamo lavorato vent’anni, è online e adottabile dalle scuole solo da questo settembre. Per ora è stato adottato da circa 10.000 insegnanti, per cui nel corso di questo anno scolastico potranno utilizzarlo circa 240.000 studenti. Da circa tre settimane poi è possibile sottoscrivere abbonamenti individuali alla piattaforma, ma su questo non abbiamo ancora dei dati significativi.

Avete lanciato il progetto in alcune scuole, come cambia il modo di studiare nel 2012?

E’ un modo più interattivo, partecipato, che permette e impone una maggiore trasversalità dei contenuti, più interdisciplinarietà. La rete “mette in rete”, appunto, ambiti, eventi, tempi diversi, e viene naturale navigare da uno all’altro. E anche mezzi diversi, pensiamo all’importanza dei materiali visivi; per Encyclomedia, solo per fare un esempio, abbiamo stretto un accordo con l’Istituto Luce per cui chi studia storia può vedere anche i loro cinegiornali dell’epoca. Cose impensabili fino a pochissimi anni fa. E che rendono l’oggetto di studio, o di curiosità, molto meno astratto.

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