Scontro fra titani: Google in perenne lotta contro la Cina

Dall’inizio dell’anno stiamo assistendo a continue accuse reciproche tra Google e la Cina. Il colosso di Mountain View denuncia l’intrusione nei propri server e Pechino talvolta si difende e talvolta si tradisce a causa di “voci fuori dal coro” che sostengono l’atavica presenza nel Paese di complotti informatici contro Google, inseriti all’interno di un programma di sabotaggio più grande che intende colpire le potenze occidentali.

La lotta tra Google e la Cina è come un incontro di scherma infinito: alle accuse di Google, sull’illegale intrusione di pirati informatici nei loro server, la Cina risponde con l’annuncio di aver arrestato circa 460 hacker dall’inizio dell’anno; grazie alla conferma di alcune prove sulla colpevolezza di Pechino l’azienda di Mountain View riesce finalmente ad affondare il colpo, ma subito la Repubblica Popolare replica di non favorire affatto le attività di hackeraggio, viste come un mero incontrollabile passatempo diffusosi nel Paese e supportato da corsi base reperibili sul web. Insomma ad ogni attacco la controparte sembra schivare il colpo e, quando non ci riesce, perlomeno attenua le ferite.

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L’annuncio della cattura dei 460 hacker è giunto subito dopo la pubblicazione delle migliaia di rivelazioni emesse da Wikileaks. Che sia un ulteriore tentativo di annacquare prove lampanti di colpevolezza? In ogni caso, nonostante le ripetute rassicurazioni del governo pechinese, dagli sconfinati territori della Repubblica si levano voci che attribuiscono alla cinese Politburo l’intrusione nei sistemi informatici di Google, violazione che si inserirebbe all’interno di un progetto di sabotaggio informatico ancora più vasto, condotto da operativi del governo cinese, da esperti di sicurezza privata e da hacker.

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A corroborare le tesi di chi con convinzione punta il dito contro la Cina vi è inoltre quanto è trapelato dalle diffusioni di Wikileaks: dietro l’attacco hacker denunciato a gennaio nei riguardi di numerose aziende USA attive in Cina v’è la Cina stessa.

Ed ora non ci resta che attendere il prossimo match point.