Buffett, l’effetto miliardario che capitalizza il valore di Ibm

Warren Buffett, investitore miliardario e Ceo di Berkshire Hathaway, una delle holding finanziarie più importanti degli States, ha rivelato di avere acquisito nel corso degli ultimi mesi 64 milioni di azioni Ibm per un valore complessivo oggi valutato in 12 miliardi di dollari e corrispondenti a una partecipazione del 5,4%.

Un segnale che è stato accolto con grande interesse dalla grande stampa finanziaria americana poiché testimonia della credibilità che il gigante dell’informatica ha saputo progressivamente raccogliere dai mercati. Se vogliamo siamo in presenza di un paradosso: un’azienda nata agli inizi nel secolo scorso è ancora oggi protagonista dell’innovazione e costituisce un punto di riferimento del mercato. Nonostante le criticità economiche del momento, Ibm è riuscita a impostare una strategia che incontra i favori del mercato. Nell’ultimo anno il valore di capitalizzazione è aumentato del 28%, superando ampiamente la dinamica media delle 500 aziende S&P. A oggi è la quarta azienda di Wall Street, solo Exxon Mobil, Apple e Microsoft vantano una maggiore capitalizzazione.

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Da un punto di vista finanziario l’operazione compiuta da Buffett rappresenta una grande iniezione di fiducia per il futuro di Ibm, considerato che l’81enne miliardario ha da sempre avuto un’avversione storica nei confronti delle aziende tecnologiche. Se lo ha fatto, è il ragionamento implicito, è perché i fondamentali di Ibm, garantiscono un ritorno dell’investimento, soprattutto alla luce delle dinamiche globali. Secondo quanto affermato da Buffett, il maggior pregio di Ibm è stato quello di essere riuscita nell’ultimo decennio a cambiare la propria fisionomia, dissociandosi progressivamente dall’hardware e definendo un core business più orientato ai servizi.

E’ il riscatto della vecchia generazione dell’ICT. Aziende che hanno cavalcato l’onda della bolla internet di fine millennio e aziende nate nell’alveo della nuova generazione del web, pur vantando risultati finanziari eccellenti, non hanno raggiunto la stessa solidità del marchio Ibm. Probabilmente nessuno 10 anni fa avrebbe scommesso sulla capacità della “mainframe company” di evolvere e guadagnare rapidamente nuove prospettive di mercato. Ma è successo. Nel corso del 2010 è riuscita a incrementare il proprio giro d’affari passando da 95 a 99 miliardi di dollari di ricavi e oggi si appresta a superare la soglia dei 100 miliardi, cifra già raggiunta nel corso del 2008. E nonostante l’andamento discontinuo di questo ultimo periodo ha raggiunto obiettivi importanti in termini di utili, mettendo a segno, nel passaggio da una stagione all’altra, una costante progressione.

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