Made in Italy: le aziende che esportano hanno un terzo di possibilità in più di far fronte alla crisi

Indagine REGUS evidenzia anche i numerosi ostacoli che impediscono alle imprese di espandersi all’estero

In questa fase di instabilità dell’economia globale, con poche certezze, le imprese che operano a livello internazionale registrano fatturato e profitti notevolmente superiori rispetto alle aziende che operano solamente sul mercato nazionale.

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Nel mondo, il 50% delle aziende che esportano afferma di aver registrato un aumento dei profitti nel corso degli ultimi 12 mesi, rispetto alla crescita del 38% registrata dalle aziende che operano esclusivamente a livello nazionale. Tuttavia, molti sono gli ostacoli che si frappongono a questa opportunità. La difficoltà di aprire e gestire nuove relazioni in mercati con dinamiche diverse, la complessità nel costruire una immagine all’estero, i diversi sistemi di tassazione, il costo delle proprietà, la burocrazia, l’instabilità politico-geografica, possibili disastri naturali come inondazioni o terremoti etc. creano forti preoccupazioni che intimidiscono molte piccole aziende italiane al momento di compiere il grande e potenzialmente più profittevole passo oltre confine.

E malgrado le continue perplessità sulla stabilità monetaria dell’Euro, per le aziende italiane l’Europa è il territorio di espansione più proficuo, la Cina continua ad essere un mercato che offre numerose possibilità, seguito dai mercati emergenti del Sud America.

Sono questi alcuni dei risultati che emergono dal secondo sondaggio mondiale sull’esportazione recentemente condotto da Regus, fornitore mondiale di soluzioni per ambienti di lavoro, che ha esaminato le opinioni di oltre 20.000 dirigenti e manager aziendali senior in più di 90 Paesi.

“Il nostro sondaggio illustra in modo dettagliato i vantaggi dell’espansione all’estero”, afferma Mauro Mordini, Direttore Generale di Regus in Italia. “Tuttavia, è chiaro che si presentano alcune grandi sfide che mettono alla prova le aziende che desiderano varcare i confini nazionali. Una volta affievolito l’entusiasmo iniziale, le aziende si ritrovano sommerse da questioni burocratiche o hanno difficoltà a stabilire una presenza fisica in un paese straniero. I business centre come quelli gestiti da Regus e situati nel paese straniero costituiscono un’ottima soluzione, poiché forniscono un ambiente di lavoro flessibile, esperienza aziendale in loco e servizi amministrativi a prezzi ragionevoli, offrendo così alle aziende una presenza locale che non comporta il rischio finanziario tradizionalmente associato all’espansione all’estero”.

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Risultati e statistiche principali

· Negli ultimi 12 mesi, il 50% delle aziende che opera a livello internazionale ha segnalato una crescita dei profitti, rispetto al 38% delle aziende che operano solo a livello nazionale.

· Nello stesso periodo, il 59% delle aziende esportatrici ha segnalato una crescita del fatturato, rispetto al 47% di quelle che lavorano solo sul territorio nazionale.

· In Italia, l’Europa è considerata il mercato più profittevole, con una valutazione del 57%. Cina (46%) e Sud America (35%) sono il secondo e terzo territorio maggiormente votato, seguiti da Nord America (26%) e India (26%).

· In Italia, sei aziende su dieci (il 60%) affermano che le questioni burocratiche e il costo delle proprietà sono i principali ostacoli all’affermazione di una presenza all’estero.

· La gestione del rischio (55%), compresi il rischio politico e la possibilità di disastri naturali come terremoti, uragani e alluvioni, e il consolidamento di un’immagine all’estero (40%) sono i fattori immediatamente successivi.

· Anche la tassazione e le normative locali sono fonte di preoccupazione per gli intervistati, con un punteggio del 34%.

· Infine, anche il costo del trasferimento di personale esperto costituisce una notevole ostacolo.