P2P: A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI

Con questo verdetto, in Francia, è stata approvata al Senato una nuova iniziativa per contrastare la pirateria on-line di musica, film, giochi ed ogni genere di software. Quando nel 2007 si parlò di questo progetto, il Presidente Nicolas Sarkozy lo commentò come “un momento cruciale per un futuro di Internet più civile”. La previsione sanzionatoria non contempla né multe né tanto meno periodi di soggiorni forzati nelle patrie galere, bensì si “limita” ad inibire l’accesso alla Rete a coloro i quali vengono sorpresi a condividere illegalmente qualsiasi prodotto protetto da diritto d’autore. Il programma prevede l’istituzione di ente governativo con compiti di supervisore ed il coinvolgimento dei provider come vigilantes dei quegli utenti un po’ più smaliziati e dediti allo sharing a tutti i costi. L’attività investigativa si estrinseca in prima istanza nell’individuazione del numero IP del pirata. Una volta identificato, viene inoltrata, attraverso la posta elettronica, una prima comunicazione di avvertimento. Qualora questa prima ammonizione non bastasse a far desistere dall’uso di questi applicativi P2P, verrà estratto un secondo cartellino giallo, a cui – qualora tale comportamento dovesse ancora persistere – ne seguirà un terzo associato alla sospensione – sembrerebbe perpetua – della possibilità di connettersi ad Internet. Ora il disegno di legge è al vaglio della Camera Bassa del Parlamento transalpino per l’approvazione definitiva. Durante la discussione della bozza, sebbene sia stata accolta da una schiacciante maggioranza, non sono mancate le polemiche. Il senatore Bruno Retailleau del “Mouvement pour la France”, ha sostenuto che tale pretesa punitiva va a privare il responsabile dell’uso di un servizio definito essenziale. La modifica avanzata è stata quella di applicare, invece, delle vere e proprie sanzioni in capo ai colpevoli. Tale controproposta non è stata presa in considerazione e si è passati alla votazione del testo così come presentato. Qualcuno invece ha commentato il disegno di legge come la panacea per tutti i mali.Sul versante opposto, invece, altri hanno sostenuto come per tutelare i diritti di pochi si vadano ad intaccare quelli di un’intera popolazione e come questa forma di monitoraggio e filtraggio della Rete assuma i connotati di una condotta “China-style”. Altri, forse meno estremisti ma sicuramente più tecnici, hanno esposto le loro perplessità sulle inidonee modalità di identificazione del responsabile, asserendo come sia semplice depistare le indagini camuffando il numero IP di un computer, con evidenti problemi di numerosi falsi positivi e conseguenti difficoltà per l’innocente di discolparsi. L’ultima parola spetterà all’Unione Europea che ha già avuto modo di definire queste azioni come contrarie ai principi di libertà civile e dei diritti umani.

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