Web Searching: occhi aperti!

Tutti, quotidianamente, utilizzano i motori di ricerca. Per rispettare, però, quanto indicato nei foglietti illustrativi dei farmaci non potevano di certo mancare anche gli effetti indesiderati. Ciascun Paese ha una tendenza predominante nella scelta del motore di ricerca preferito al presentarsi di una qualsiasi necessità di reperire documenti o apprendere una qualsivoglia informazione, che inevitabilmente influenza le abitudini dell’utente nazionale.

Che la predilezione sia orientata verso uno piuttosto che l’altro, per rispondere alla domanda circa il numero degli internauti nel mondo che hanno impostato come pagina iniziale del proprio browser l’home-page di uno qualsiasi di questi, probabilmente sarebbe sufficiente dire tutti.
Quotidianamente la totalità dei navigatori fa ricorso a questi portali per ogni esigenza che si presenta all’orizzonte e – quasi si trattasse della posologia di un medicinale – anche più volte al giorno.

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Per rispettare, però, quanto indicato nei foglietti illustrativi dei farmaci non potevano di certo mancare anche gli effetti indesiderati.
Non è una novità, ma solamente una conferma quanto emerso da uno studio condotto dalla McAfee circa la pericolosità che si cela dietro una semplice ricerca su questi siti.

Il sondaggio ha individuato le keyword da adoperare con cautela facendo un confronto tra il numero di link attendibili ed ingannevoli mostrati nelle prime cinque pagine dei cinque motori di ricerca più noti.
Le organizzazioni criminali, infatti, attenti all’andamento del “mercato”, associano quei termini che sembrano maggiormente rispecchiare le preferenze dei frequentatori di Internet con risorse web – sotto il loro controllo – e, sfruttando il page-ranking dei portali di indicizzazione, fanno in modo di attestarli tra le prime posizioni della lista dei risultati.
I rischi sono diversi: da malware di ogni genere in grado di aprire una breccia nella postazione infettata ad allettanti proposte di lavoro da casa apparentemente prive di ogni insidia.

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In quest’ultimo caso, però, il trabocchetto è nascosto dietro la “semplice” richiesta di fornire un contatto e-mail e le coordinate bancarie del proprio conto bancario.

Il passaggio successivo prevede la ricezione di un bonifico, cui seguiranno le istruzioni circa il prelievo della somma in contanti detratta del compenso spettante – che può arrivare fino al 10% – ed il suo invio attraverso circuiti di “money transfer” a soggetti residenti all’estero.
Et voilà, l’amara sorpresa sarà che ben presto si scoprirà di essere stati denunciati agli uffici competenti dal titolare del conto corrente che è stato prosciugato dal phisher.

La pericolosità delle parole-chiave relative alla ricerca di un impiego remunerativo è fattore comune a tutti gli Stati presi a campione, è raccomandabile, perciò, tenersi alla larga da quei collegamenti che indirizzano verso promesse di facili guadagni.
Per quanto riguarda i web-surfer italiani è necessario adottare le dovute precauzioni anche nell’uso di altri termini, quali: “istruzione”, “digitale terrestre”, “roma”, “uomini e donne”, “finanziaria 2008”, “la talpa”, “isola dei famosi”, “le iene”, “negramaro” e “pannelli solari”.
Queste sembrerebbero essere le convinzioni dei malviventi circa i nostri gusti.