Cloud computing e indipendenza delle applicazioni

La logica di computing over the internet dovrebbe garantire la separazione funzionale client/server. La fruizione del servizio dovrebbe essere indipendente dai singoli sistemi e ambienti operativi. Ma per Microsoft sarà proprio così?

Il cloud computing rappresenta la convergenza di più tendenze che si sono espresse nel recente passato: utility e grid computing, virtualizzazione, software as a service. Semplificando significa potere accedere a servizi e applicazioni attraverso internet e fruibili attraverso una interfaccia di tipo browser. Uno degli aspetti più significativi del clound computing è l’indipendenza dell’applicazione dalla tecnologia client utilizzata, vale dire che un qualsiasi cloudware, ovvero il software erogato da un data center in the cloud, può essere utilizzato da un qualsiasi client internet sia esso un desktop nelle varie declinazioni tecnologiche, linux, microsoft, apple, piuttosto che un dispositivo mobile.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Se da una parte viene garantita l’indipendenza rispetto al client, il conglomerato software che appartiene alle singole cloud, sia esso Google, Microsoft o Facebook, riproduce una logica proprietaria. Applicazioni dell’uno o dell’altro possono essere utilizzare soltanto e unicamente all’interno di ciascuna piattaforma proprietaria, non esiste interoperabilità tra le diverse infrastrutture di data center. Questo significa che, ancora una volta, l’interoperabilità delle applicazioni, acquisita sul fronte client, non è stata realizzata sul fronte server, o meglio di infrastruttura competente per l’erogazione dell’applicazione. L’architettura Microsoft di riferimento per il cloud computing è Azure, unica e differente rispetto a quanto proposto da un qualsiasi concorrente che opera in una logica cloud. Coloro che svilupperanno applicazioni cloud per l’ambiente Azure, svilupperanno applicazioni che gireranno unicamente all’interno di quell’ambiente.

Di fatto la concorrenza e la competizione che prima esistevano a livello di piattaforma client vengono trasferite a livello di architetture internet. A questo punto la considerazione più immediata per quanto riguarda il client è che con il cloud computing la necessità di avere un sistema operativo piuttosto che un altro non dovrebbe avere più alcuna importanza, anzi se si sfruttassero in modo integrale le risorse di cloud computing si potrebbe utilizzare un thin client, un terminale che preveda unicamente la logica di interfaccia e trasferisse sui server dei data center tutta la logica applicativa e di sistema nonchè lo storage. Insomma la necessità di avere una base client Microsoft non avrebbe più alcuna importanza. Ma è davvero così? Il modello software a s a service concepito con azure separa funzionalmente la logica client/server?

Leggi anche:  OVHcloud lancia AI Endpoints per semplificare e democratizzare l'accesso ai modelli di intelligenza artificiale