CA e VMware hanno reso noti i risultati di uno studio sponsorizzato da entrambe le organizzazioni per analizzare l’impatto della virtualizzazione sull’operatività dei data center.
Lo studio, condotto dall’ IT Process Institute (ITPI) nel mese di dicembre 2008, identifica le procedure e i controlli da adottare per ridurre i rischi in fase di virtualizzazione dei sistemi business-critical, allorché gli obiettivi di virtualizzazione dell’ambiente di produzione vanno al di là del semplice consolidamento dei server, evolvendosi verso scenari di High Availability, Disaster Recovery e gestione dinamica delle risorse.
L’ITPI ha raccolto dati afferenti a 323 organizzazioni IT nord-americane circa le pratiche adottate per la virtualizzazione dei server, ponendo l’accento sulle procedure e sui controlli maggiormente utilizzati.
Sulla base di un’analisi delle modifiche procedurali introdotte dalle funzioni IT per ottimizzare i vantaggi e abbattere i rischi insiti nella virtualizzazione dei data center di produzione, l’IT Process Institute ha elaborato le seguenti raccomandazioni corrispondenti ai diversi livelli di maturità:
• Livello iniziale: Per le organizzazioni impegnate a consolidare i server e a virtualizzare i sistemi business-critical negli ambienti di produzione, l’ITPI ha identificato 11 pratiche, fra cui l’accesso all’host, i controlli di configurazione e provisioning, il provisioning delle macchine virtuali, il capacity management e il performance management.
• Livello maturo: Per le organizzazioni che non si limitano al consolidamento dei server ma che definiscono anche obiettivi di High Availability e Disaster Recovery in ambienti statici sotto altri punti di vista, l’ITPI ha individuato 25 pratiche da raccomandare per consentire all’IT di rispondere rapidamente a eventuali condizioni che possano mettere a repentaglio le performance con un elevato grado di standardizzazione della configurazione, un provisioning a base di build image approvate e l’adozione di una strategia del tipo “trust but verify” per assicurare l’uniformità delle configurazioni e dei processi di cambiamento.
• Dynamic Computing: Per le organizzazioni con obiettivi di gestione dinamica delle risorse, l’ITPI ha messo a punto 12 raccomandazioni riguardanti pratiche relative a controlli che interessano principalmente le aree di rilevazione delle configurazioni, approvazione e tracciabilità delle modifiche, capacity management e performance management, maturità generale dei processi atti a facilitare l’automazione.
“Confrontando l’adozione delle pratiche raccomandate con i risultati sul campo, l’ITPI ha preso atto che tutti i gruppi hanno conseguito punteggi elevati nelle metriche relative ad aspetti ‘intangibili’ — a indicare che la virtualizzazione facilita le iniziative legate alla gestione del servizio e alla qualità di produzione,” ha dichiarato Kurt Milne, amministratore delegato dell’IT Process Institute.
“Lo studio ha scoperto che a livelli di maturità più elevati nella virtualizzazione corrispondono livelli prestazionali più alti in aree chiave quali minore espansione incontrollata e disomogeneità di configurazione, maggiore diffusione dell’automazione e minore rischio operazionale.
Inoltre, le organizzazioni che inseguono obiettivi di gestione dinamica delle risorse hanno registrato livelli maggiori di performance quali aumento di velocità e agilità, atteggiamento proattivo (anziché reattivo) ai fuori servizio e riduzione delle attività di audit.”
“Lo studio dell’ITPI conferma ciò che avevamo già constatato presso i clienti CA: i maggiori successi nella realizzazione del Lean IT negli ambienti enterprise e cloud vengono ottenuti da chi elabora un piano di Virtualization Management, formalizzando procedure e controlli,” ha spiegato Stephen Elliot, Vice President of Strategy della business unit Infrastructure Management & Automation di CA.
“Un sano approccio alla virtualizzazione prevede anche l’attenuazione dei rischi attraverso una gestione in tempo reale delle modifiche per un migliore controllo delle regole di automazione e l’instaurazione di pratiche di self-service per ridurre cicli eccessivamente lunghi di provisioning.”
“I risultati dello studio sono in linea con il feedback ricevuto dai clienti, secondo cui è fondamentale disporre di solidi strumenti di gestione e automazione per ottenere il massimo ritorno dalla virtualizzazione sotto VMware,” ha dichiarato Shekar Ayyar, Vice President of Infrastructure Alliances di VMware.
“Sono i processi e i controlli standardizzati, supportati da tecnologie di virtualizzazione mature e tool intelligenti, a contribuire al miglioramento della performance, a un’affidabilità di classe enterprise e all’agilità necessaria a rendere le organizzazioni in grado di rispondere in modo più celere e competitivo al mutare delle condizioni di mercato.”
L’analisi delle metriche prestazionali ‘tangibili’ ha messo in luce correlazioni statisticamente significative fra l’utilizzo delle pratiche raccomandate e una serie di metriche ‘hard’ quali:
• l’utilizzo dei controlli di accesso all’host è prognostico di un livello più elevato di disponibilità, misurata in minuti di fuori servizio al mese;
• l’impiego di pratiche di capacity management è prognostico di una migliore performance nel supporto al servizio, sulla base di metriche quali la percentuale di incidenti risolti entro i limiti concordati negli SLA e il tempo medio necessario per ovviare a malfunzionamenti estesi;
• l’adozione di pratiche di discovery e automazione del provisioning corrisponde a una percentuale maggiore di sistemi di produzione conformi alla configurazione stabilita.
































