Vorrei, vorrei, vorrei… un ambiente open come il mainframe

Vorrei,
vorrei, vorrei… un ambiente open come il mainframe

Le
applicazioni corporate nate in ambiente mainframe determinano ancora un investimento
costante nel tempo, investimento necessario ad assicurare la continuità
delle applicazioni in esercizio.

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I sistemi informativi
delle grandi organizzazioni dipendono ancora fortemente dalla componente mainframe.
La gestione del core business del mondo finanziario e assicurativo, è
linfa vitale dell’hardwre vendor per antonomasia, Ibm, così come
per tutte le storiche firme del software di gestione di questi ambienti, vedi
CA.
Le applicazioni corporate nate in ambiente mainframe determinano ancora un investimento
costante nel tempo, investimento necessario ad assicurare la continuità
delle applicazioni in esercizio. Nella stragrande maggioranza dei casi sono
costi di rinnovo contratti. Difficilmente si prendono in considerazioni progetti
di migrazione ad altre piattaforme. Troppo costoso e anche inutile. Non esistono
in altri ambienti strumenti di gestione dello stesso livello di sofisticazione.
I grandi utenti avrebbero un grande desiderio, potere monitorare e gestire le
attività in ambiente open (Unix, ma soprattutto Windows, Linux) con le
stesse certezze presenti nel mondo mainframe.
Sono queste le considerazioni che emergono ogni qualvolta ci si confronta con
i responsabili dei sistemi informativi di queste organizzazioni. Il problema
è che ormai le nuove applicazioni nascono tutte in ambiente open. Il
mainframe come ambiente di sviluppo è di fatto ormai congelato da tempo.
E in ambiente distribuito è molto complicato riuscire a impostare una
gestione centralizzata. Se da una parte si fa ricorso a una ottimizzazione e
maggiore efficienza dei data center ricorrendo alla virtualizzazione con l’obiettivo
di una riduzione del numero di server in esercizio, dall’altra diventa
tutto più complicato nel trovare le soluzioni che garantiscano una governance
semplificata del data center.
La semplificazione dell’hardware, leggi virtualizzazione, determina una
maggiore complessità della gestione organica del tutto. Le risorse diventano
virtuali, un pezzo qua, un pezzo là, dinamicamente assegnate a questo
a quel server in funzione di un più efficace sfruttamento della potenza
elaborativa. Riuscire ad avere una vista logica sulla virtualizzazione che permetta
la pianificazione delle attività di produzione e operatività del
data center è un qualcosa che sembra ancora non essere stato pienamente
raggiunto.
Sono convinto che tutte quelle aziende che offrono soluzioni di virtualizzazione
testimonierebbero del contrario, che gli strumenti ci sono, che la gestione
dei nuovi ambienti è perfettamente fattibile. Ma nella realtà
ci si scontra con un mondo ancora molto lontano dalle certezze indicate nelle
rassicuranti promesse degli operatori virtuali.

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di Piero Macrì