Visual analytics on the road

Il roadshow di SAS fa tappa a Milano con Jim Goodnight per scoprire come gli analytics rivoluzionano le decisioni di business

Il roadshow di SAS fa tappa a Milano per presentare alla business community come la conoscenza dei dati cambia le scelte di business per esplorare, analizzare e visualizzare i dati “in-memory” con capacità di analisi predittiva. Le informazioni contenute nei big data presenti in azienda possono migliorare l’attuale business delle organizzazioni, ma sono anche utili per differenziare e innovare.

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Due i motivi per essere presenti all’evento. Il primo è la presenza dei top executives di SAS, in modo particolare quella di Jim Goodnight, CEO e fondatore di SAS insieme a Jim Davis, senior vice president e chief marketing officer e Mikael Hagstrom, executive vice president for EMEA and Asia Pacific. Il secondo motivo è per cogliere al volo un’occasione di cambiamento nel modo di essere e fare impresa, per aiutare i manager che devono prendere decisioni in tempo reale a esplorare e analizzare quantità massive di dati alla velocità della luce.

 

 

«La capacità di sviluppare analisi di dati in modo rapido ed efficiente è fondamentale in quanto le organizzazioni cercano di migliorare la competitività e la redditività » – ha detto Jim Goodnight. SAS Visual Analytics e SAS High-Performance Analytics consentono alle organizzazioni di massimizzare il valore dei dati e sviluppare informazioni di business. Abbiamo creato qualcosa che ha cambiato l’approccio delle aziende al mercato. Stiamo seguendo questa strada di innovazione per evidenziare la ricchezza delle possibilità offerte dai big data». E per Jim Davis, i big data di cui tutti parlano «sono solo dati che superano le capacità di gestione di un database, la differenza sta nell’analisi». La differenza tra successo e fallimento sta nella velocità con cui si prendono le decisioni. «L’innovazione – secondo Mikael Hagstrom è l’elemento fondamentale di questa rivoluzione che si basa sulla conoscenza. E questa è la nuova sfida delle high performance organization».

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I DATI CHE CAMBIANO LE AZIENDE

MA NON IL PAESE

Al vertice di SAS come tutti sanno c’è il suo fondatore e CEO, James Goodnight. Per gli amici Jim, per tutti gli altri Dr. Goodnight. Uomo del sud, sia nei modi gentili ed eleganti sia nel modo di tenere la scena durante il suo keynote. Non è uomo di spettacolo, Jim Goodnight, come spesso le grandi multinazionali dell’informatica ci hanno presentato i loro capitani. Competenza, rigore e umiltà sono le parole che descrivono la capacità tecno-visionaria con cui Jim Goodnight ha plasmato la sua azienda seguendo una filosofia orientata ai risultati e che parte delle persone per arrivare a tutti i livelli dell’organizzazione. «Da più di 37 anni, SAS fornisce soluzioni analitiche per affrontare le questioni più complesse per le organizzazioni in ogni settore» – ha esordito il Dr. Goodnight.

 

 

Per dimostrare la potenza di calcolo dei big data analytics su architettura in memory – che può riunire in un unico server uno chassis con 16 blade “carrozzati” collegati in parallelo e che può sviluppare una capacità disco pari a 19,2 terabyte e 4,096 terabyte di memoria – Jim Goodnight ha navigato in tempo reale i dati relativi all’import e all’export del commercio italiano: milioni di dati analizzati in pochi secondi, e qualche sorpresa, come il saldo negativo con la Cina e la marginalità delle esportazioni di vino rispetto alle automobili. Sarà stata una sorpresa anche per il numero uno di SAS che cominciò proprio negli anni 70, con l’idea di creare una banca dati che fosse utile agli agricoltori del suo North Carolina per affrontare con il minore rischio possibile le operazioni di semina e raccolto. Oggi, secondo Forrester, SAS è in testa (anche davanti a IBM) per le soluzioni predittive su big data analytics.

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«Siamo nella nuova era dei dati» – ha commentato Marco Icardi, AD di SAS Italia. «È possibile ripensare il processo di business e l’organizzazione in funzione della conoscenza e della trasparenza sulla gestione dei dati, contribuendo a innovare anche la cultura d’impresa».

Chissà se anche la politica adottasse un approccio analitico e collaborativo, forse si potrebbero prendere decisioni sulla base dei dati e cominciare a cambiare veramente il Paese.