Scuola di Robotica Il futuro si impara

Operto: «Presto i robot saranno pervasivi e personali come i computer»

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Veruggio: «Pensiamo a tutti i problemi, che pone la tecnologia, riuniti in una sola macchina»

Nella prospettiva imminente di vedere la grande industria delle automobili e dei computer superata da quella dei robot, il settore dell’intelligenza artificiale applicata all’automazione avanzata cresce sempre di più. Secondo il rapporto “World Robotics 2012” sono più di 2,3 milioni i robot attivi in tutto il mondo, a partire dal 1951. Per la robotica industriale, il 2011 è stato il miglior anno di sempre, con oltre 165mila robot venduti e un incremento record del 37% rispetto al 2010. Cina, Stati Uniti e Germania guidano la classifica delle vendite con tassi di crescita tra il 39% e il 51%. Robot-spazzini. Robot che suonano il tamburo. Robot-vigilanti, robot-babysitter…e tutta una serie di prototipi capaci di fare mille cose diverse, dalle operazioni chirurgiche, all’assaggio di cibi.

I robot stanno definitivamente uscendo dalla fantascienza per vivere insieme con noi il presente. Entro il 2015, per il Congresso americano, un terzo dei mezzi a terra operanti nell’esercito sarà sostituito da droni. Chi ha paura dei robot? Secondo Fiorella Operto, presidente di Scuola di Robotica di Genova, «l’utilizzo di queste macchine richiede una riflessione etica approfondita».

Persone che fanno la differenza

Scuola di Robotica nasce nel 2000 per volontà di un gruppo di robotici del CNR, tra cui Gianmarco Veruggio. Scuola di Robotica è retta da un Consiglio direttivo, di cui fanno parte lo stesso Veruggio, Fiorella Operto ed Emanuele Micheli. A luglio di quest’anno, ho partecipato alla loro Summer School, organizzata in cima al monte Beigua, al confine tra Varazze e quello di Sassello, in provincia di Savona. Pensavo di trovare un gruppo di geek, con il pallino della robotica e, invece, ho scoperto un gruppo di persone straordinarie animate dal desiderio di rendere il mondo, un posto migliore. «La robotica è un settore che sta acquistando sempre maggiore importanza scientifica, economica e culturale – spiega Fiorella Operto – ed è una delle chiavi dell’attuale rivoluzione industriale e culturale». La robotica nasce da diverse discipline e raccoglie tutte le competenze necessarie alla costruzione di macchine, di computer, di programmi, di sistemi di comunicazione, di reti. «Oggi, la robotica a scuola è una tecnologia didattica matura. Negli ultimi dieci anni, la robotica è stata introdotta in diverse scuole italiane, di vari ordini e grado. Sono state costituite alcune reti di scuole, tra cui Robot@Scuola, la rete gestita da Scuola di Robotica».

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Non si tratta, però, di introdurre la robotica a scuola «come una nuova materia – spiega Emanuele Micheli – ingegnere meccanico specializzato in robotica – ma di organizzare moduli applicativi interdisciplinari nei programmi delle materie esistenti, sfruttando le tecnologie di comunicazione. Applicare la robotica non è importante soltanto per imparare a costruire o a usare i robot, ma anche per sviluppare un metodo sperimentale, di ragionamento e di sperimentazione del mondo». Scuola di Robotica (www.scuoladirobotica.it) è più di una associazione per la diffusione della robotica educativa. Per Emanuele Micheli, «occuparsi del cambiamento è un compito che spetta non solo alle imprese, ma alla società intera. L’educazione dei giovani è l’asset principale per il futuro di un Paese. Scuola di Robotica ha la missione di diffondere il messaggio della robotica educativa».

Imparare a conoscere

L’indice PISA, (che sta per programme for international student assessment) valuta la capacità cognitiva degli studenti quindicenni in matematica e nelle materie letterarie. L’Italia si colloca in entrambe le classifiche agli ultimi posti. Va molto male, anche nella graduatoria che registra il gap tra maschi e femmine in matematica: siamo al 36esimo posto su quaranta Paesi. Perché la matematica è la bestia nera nella scuola italiana? Per Fiorella Operto, «in Europa molti temono che la matematica faccia la fine del latino e greco. Se uno studente dichiara, di non essere portato nelle materie scientifiche è perché qualcuno, incapace di insegnare, si è preso la briga di dirglielo. Gli USA fanno grandi campagne sull’algebra. Obama ha parlato di robotica educativa e milioni di docenti usano la robotica come strumento educativo. Nelle scuole superiori dove sono stati attivati i laboratori di robotica, si sono registrate fino al 30% in più di iscrizioni. Esiste, però, un’opposizione preconcetta all’introduzione di certi strumenti. Gli uomini primitivi si costruivano gli strumenti. Il regolo è diverso dal computer»?

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Intelligenza oltre la programmazione

A volte si parla di intelligenza artificiale riferendosi a un oggetto capace di sopravvivere nel suo ambiente. Se pensiamo – ai robot marini per la ricerca, che raggiungono, sotto la calotta artica, profondità proibitive per gli essere umani – oppure – ai droni impegnati nelle missioni di guerra o alla sonda spaziale Curiosity (sviluppata con il software PLM di Siemens, con computer RAD750), che continua la sua missione di esplorazione sulla superficie di Marte – possiamo dire che sono intelligenti? In realtà, tutte queste macchine sono programmate per effettuare delle operazioni precise. Anche se avessero un corpo e sembianze antropomorfe, non farebbe differenza.

L’80% della ricerca robotica americana è finanziata dal ministero della Difesa. «Se non si decide la Roboetica – avverte Gianmarco Veruggio, primo ricercatore al CNR-IEIIT di Genova e presidente del Comitato di Roboetica insieme ai fondatori Ronald Arkin e Atsuo Takanishi – saranno le corporation e la politica che decideranno». Da quando le automobili sono state immesse sul mercato, il numero di vittime sulla strada è cresciuto in modo esponenziale, e come contrappeso si è inventato il sistema delle assicurazioni RCA. Per i robot bisognerà pensare a qualcosa del genere? Secondo Veruggio, «bisogna portare l’argomento nei centri decisionali per costruire delle pratiche condivise a livello internazionale. Un drone telecomandato è come una pistola, ma un automa con licenza di uccidere è un’altra cosa. Avere un robot che auto-apprende, che prende decisioni in modo autonomo, connettendosi ai data base, tramite rete cloud pone una serie di problemi.  Un robot di questo tipo non è autocosciente, ma di fatto, può essere fuori controllo. Questo tipo di tecnologia determina un passaggio epocale per l’umanità: pensiamo a tutti i problemi, che pone la tecnologia, riuniti in una sola macchina».

Il “circolo vizioso” della robotica

Partecipando alla Summer School di Scuola di Robotica, può capitare di conoscere ingegneri, imprenditori, professori di matematica, ricercatori, insegnanti provenienti da ogni angolo d’Italia. L’attività è molto intensa e non c’è tempo per aperitivi o altri momenti lounge, da convention aziendale. Al termine di una giornata di studio e di sperimentazioni sul campo, può capitare di scoprire esperienze umane di insegnanti, che vogliono ancora fare la differenza nella vita dei loro studenti. Non solo. Può capitare anche di sentire leggere Asimov dalla viva voce di Gianmarco Veruggio. Quando si parla di robotica con Veruggio, si finisce per affrontare le grandi domande sull’essere e il mondo – e la semplice lettura di un racconto di fantascienza diventa una conferenza sulla Roboetica. Veruggio è un punto di riferimento della comunità scientifica sui temi della robotica. La fantascienza risolve i problemi che la scienza non può risolvere. «Ma bisogna distinguere – avverte Veruggio – tra finzione e realtà. Asimov, menziona per la prima volta le tre leggi della robotica nel racconto dal titolo il “Circolo vizioso” (“Runaround“) del 1942. Il circolo vizioso nella robotica, in realtà, «sono i finanziamenti per la ricerca e il loro impatto sul mercato». 

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Il futuro? «Siamo in attesa di uno Steve Jobs, in grado di rendere la robotica usabile e popolare a livello domestico. Il miglior robot umanoide è giapponese. Ma i giapponesi hanno seguito una strada troppo slegata dal mercato». Asimov crede nella scienza, però, nei suoi racconti si rende subito conto che costruire una macchina in grado di decidere autonomamente pone dei problemi etici e di sicurezza. Se i dieci comandamenti non funzionano con gli esseri umani, perché le tre leggi dovrebbero funzionare con i robot? E’ solo un fatto di programmazione? «Il cervello elettronico oncloud, per gli aggiornamenti software in automatico è una realtà, ma questo espone i robot alla minaccia di malware e “taroccamenti” al pari di qualsiasi altro sistema. Nel corso di pochi decenni, collaboreremo con un nuovo tipo di macchine automatiche. Questo comporterà molti e nuovi problemi etici, psicologici, sociali ed economici. Per la prima volta nella sua storia, l’umanità ha la possibilità di costruire entità intelligenti e autonome. Quando parlo di Roboetica, i Paesi più attenti sono la Corea del Sud, la Cina, il Giappone perché sono quelli più vicini a immettere robot domestici sul mercato e sono preoccupati della possibilità, che proprio il mercato possa rifiutare un prodotto per mancanza di sicurezza. I coreani hanno un piano per mettere un robot in casa entro il 2020».