Agenda Digitale, un segnale positivo

Il pacchetto di incentivi alla digitalizzazione delle imprese e del sistema Paese annunciato dal ministro Passera in occasione dell’Italian Digital Agenda Annual Forum, organizzato da Confindustria Digitale, rappresenta un passo avanti concreto verso l’attuazione dell’Agenda Digitale prevista dal Decreto Semplificazioni. Un nuovo cammino all’insegna della semplificazione, della diffusione, della condivisione e dell’efficienza, oltre che la dimostrazione che l’attuale Governo riconosce alla tecnologia un ruolo di importanza fondamentale per liberare l’Italia dalle persistenti zavorre e inerzie infrastrutturali.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Sento spesso ripetere la parola “innovazione” tutte le volte che si discute di cambiamento in qualsiasi mercato si prenda come riferimento. L’Italia si trova oggi a doversi confrontare in uno scenario sia europeo che internazionale e ritengo improprio, in questo scenario condiviso, abusare di un concetto relativo come quello di “innovazione” per definire qualsiasi intervento tecnologico, considerando che il nostro Paese presenta ancora un’elevata incidenza del digital divide. L’Italia, in molti casi, necessita ancora di infrastrutture di base che rappresentano i prerequisiti, in mancanza dei quali la vera innovazione non può nemmeno essere pensata. A questo proposito, l’Agenda Digitale è stata molto ben articolata: si tiene conto delle necessarie infrastrutture di base, ma anche della contemporanea introduzione di veri elementi di innovazione.

Ci sono parecchi punti delle direttive che considero un ottimo segnale in ottica di semplificazione e riduzione della macchinosa burocrazia da sempre freno della crescita e dello sviluppo. Per esempio, il focus su open data e Cloud computing è un elemento che mi porta a pensare a una rinnovata volontà di compiere quell’importante ripensamento dei processi, nonché la rottura di schemi oramai obsoleti, utilizzando la tecnologia come strumento al servizio del cambiamento. Open data e Cloud computing potrebbero dare il via finalmente al processo di dematerializzazione dei dati delle PA e al loro spostamento verso i servizi pay-per-use in modalità remota, rendendo più facile la condivisione delle informazioni, più flessibile l’utilizzo delle risorse informatiche e, di conseguenza, semplificando l’operato di amministratori, funzionari e utenti. Oltre ovviamente a tagliare i costi relativi all’approvvigionamento di infrastrutture IT.

Leggi anche:  Consip e Polo Strategico Nazionale insieme per la trasformazione digitale del Paese

Il Cloud computing in particolare, proprio per questa sua particolare capacità di rispondere all’attuale congiuntura economica, sarà uno dei punti principali della nostra strategia di investimento nei prossimi anni. Uno dei nostri obiettivi primari, infatti, è l’ampliamento massiccio del portfolio dei servizi Cloud. Secondo stime interne, entro il 2015 il Cloud computing genererà circa il 30% delle attività di Fujitsu.

Interpretiamo il Cloud come un nuovo modello di erogazione dei servizi IT e lavoriamo ogni giorno per far sì che sempre più aziende possano avvalersene. Crediamo nella “democratizzazione” del Cloud computing. In questa direzione si muove, per esempio, il lancio di un’offerta Cloud ad hoc per le società di software, gli Isv (Independent software vendor), che intendono vendere i loro prodotti sotto forma di servizi via Internet. Fujitsu risponde a tale esigenza fornendo un’apposita piattaforma all’interno del Cloud, la Global Cloud Platform, che la società sta continuando ad ampliare su vasta scala e per la quale ha messo a punto un’interfaccia utente centralizzata denominata Fujitsu Business Solution Store, un marketplace online per la commercializzazione di applicazioni business in maniera simile a quanto “App Store” propone agli utenti privati.

 

Federico Francini, amministratore delegato di Fujitsu Technology Solutions