La regina nell’alveare della Api Economy

API Economy

Il business digitale deve adeguare i suoi processi alla capacità di costante controllo dei flussi di informazione. FastData di Tibco Software è la piattaforma elettiva di questa trasformazione

Innovazione aziendale vera, profonda, di processo oltre che di servizio. È questo l’argomento di DigitalDifference, l’incontro organizzato da Tibco Software in un tour globale recentemente esteso, in collaborazione con The Innovation Group, anche a Milano e tenutosi nei rinnovati spazi dell’Hotel Gallia (in un bello spazio che curiosamente fa da schermo ai segnali 3G/4G, vanificando alcuni tentativi di demo con gli smartphone). «Innovare oggi significa diventare digitali. Direi anzi che essere digitali serve per fare economia» ha detto Alfonso Fuggetta, direttore del Cefriel, ospitato per lo speech introduttivo. Fuggetta si è soffermato su alcuni esempi di trasformazione, partendo da quello dell’azienda veneta Dainese, specializzata in abbigliamento per motociclisti e ciclisti. Il Cefriel ha collaborato con Dainese allo sviluppo di D-Air, una giacca-air bag “contactless” che in base alle informazioni ricevute da una centralina di sensori installata a bordo del veicolo, si gonfia offrendo una efficace protezione in caso di caduta per incidente. «Con l’avvento di D-Air, tutto, in Dainese, dalla linea di produzione alla logistica, sino ai servizi post-vendita è cambiato radicalmente» ha osservato Fuggetta che ha sviluppato la parte successiva del suo intervento parlando di “Api economy” e sottolineando l’importanza, per l’azienda digitale, dell’apertura di efficaci canali bidirezionali per l’esposizione real time delle informazioni, come formidabile strumento per la creazione di ecosistemi e generazione di nuovo valore e competitività.

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Prima di Fuggetta, anche Gianfranco Naso, regional vice president Italy, Iberia e Turchia di Tibco Software ha parlato di ecosistema, user experience e soprattutto forza dei dati e delle informazioni, come elementi di sblocco di modelli di business fortemente ibridi e del tutto impensabili prima di una certa svolta tecnologica. «Saper correlare i dati oggi significa capacità di fare molte cose: ottimizzare i prezzi, controllare le frodi, studiare il comportamento dei clienti per fare, nel momento giusto, attività di upselling, marketing, controllo attraverso una molteplicità di canali». Tutto questo, conclude Naso, implica una serie di punti di attenzione, a partire dalla capacità di reagire alle informazioni in tempo reale, dotarsi di strumenti analitici adeguati, abilitare processi che siano davvero in linea con le tecnologie innovative che l’azienda decide di implementare, saper sviluppare il software in modo nuovo. «Le tre macroaree di prodotto presidiate da Tibco Software, cioè l’integrazione dei dati, la gestione degli eventi, l’analytics, permettono di affrontare queste aree di criticità».

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Al centro dell’offerta, ha detto Maurizio Canton, Chief Technology Office dell’area Emea – 25 anni di esperienza tra Tibco, IBM, Siebel, Red Hat – c’è la piattaforma FastData di Tibco Software. «Parliamo di Fast, non di Big Data, perché il dato ha una sua temporalità legata a specifici eventi e comportamenti. Se non capisco per tempo le informazioni, oggi rischio di perdere clienti e competitività,» ha detto Canton. Tibco è dunque diventata uno specialista di Business Intelligence? «No – risponde Canton nell’intervista concessa a Data Manager, malgrado la potenza e la flessibilità di strumenti come Tibco Spotfire, il suo tool analitico. Noi abilitiamo la trasformazione attraverso la capacità di vedere i dati in modo molto complesso, consentendo di prendere decisioni in modo rapido. Insomma, permettiamo ai nostri clienti di diventare davvero digitali, multicanale, customer oriented».

Un pezzo fondamentale della strategia di prodotto di Tibco, oltre all’integrazione e a una capacità analitica che ormai, secondo Canton, dev’essere “embedded” e accessibile a tutte le line of business, è la completa “cloudizzazione” delle soluzioni e l’apertura e il controllo dei flussi in cloud attraverso le Api. «Con l’acquisizione di Mashery, che oggi permette di mettere a fattor comune le Api di duecento brand e vanta una comunità di 450mila sviluppatori di app, favorisce l’economia basata sul “mash-up” dei cosiddetti microservizi – precisa Canton». Questo spalanca una ricca finestra di opportunità per le grandi come per le piccole organizzazioni, che possono accedere a strumenti avanzati, testando nuove idee con tempi e costi estremamente contenuti.