Shodan si aggiorna per scoprire le debolezze dell’IoT

shodan italia

Il motore di ricerca del dark web ora contiene una sezione dedicata agli oggetti connessi non protetti

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L’Internet delle Cose è un mondo dai contorni difficilmente comprensibili. Oggi include alcuni oggetti, domani altri che nemmeno immaginavamo potessero inviare dati e informazioni alla rete. Il trend è quello di popolare il proprio essere e i luoghi in cui si vive di questi piccoli portatori di sapere, che non solo ci semplifichino la vita ma aiutino anche a perseguire obiettivi ben precisi, come il risparmio energetico. Tutti questi dispositivi connessi hanno però la necessità di essere protetti adeguatamente, per non rischiare di essere intercettati da malintenzionati che potrebbero, ad esempio, tracciare i movimenti dei residenti per capire quando non sono in casa, oppure spiare bambini e minori mentre sono da soli.

L’occhio di Shodan

A tal scopo esiste un motore di ricerca, chiamato Shodan, già utilizzato per navigare sul dar web, che adesso comprende un’intera sezione dedicata all’Internet delle Cose, o meglio a tutti gli oggetti connessi che ricadono in tale categoria e che non godono di misure protettive adeguate. Si tratta principalmente di webcam ma è ovvio che con il passare del tempo potrebbero entrare nella lista anche smartwatch, occhialini, dongle e tutti quegli abilitatori che rendono smart elementi originariamente “passivi”. Il sito permette di spiare migliaia di elementi, dalle webcam alle Smart TV, che possono divenire ostaggio di hacker e criminali, capaci di porsi nel raggio d’azione dello strumento e fingersi reali utenti per, ad esempio, accendere o spegnere luci di una stanza, aprire il garage o disattivare le telecamere di sicurezza.

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