Sanità e IT. A che punto siamo?

Tre quarti dei consumatori affiderebbero la cura dei propri cari alle nuove tecnologie

La recente sigla del documento che riconosce il ruolo strategico dell’Innovazione digitale in Sanità lascia presagire un nuovo capitolo nell’e-Health in Italia. Ma qual è lo stato attuale della trasformazione digitale nell’ambito sanitario?

Grandi manovre sulla Sanità nel 2016. E di segno positivo. Come la notizia, di inizio luglio, dell’approvazione del Patto sulla Sanità digitale tra Governo e Regioni. La sigla del patto, avvenuta a distanza di due anni dalla prima stesura, è stata salutata da più parti come un importante segnale di un nuovo inizio nell’eterna incompiuta tra Sanità e IT. Da tempo si fa notare da più parti che la digitalizzazione delle strutture sanitarie italiane è tuttora scarsa e poco omogenea, soprattutto se raffrontata ad altri paesi. Per esempio, è stato recentemente stimato dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano che la spesa per la Sanità digitale nel 2015 è stata pari a 1,34 miliardi di euro, circa l’1,2% della spesa sanitaria pubblica. Si tratta di un valore corrispondente a 22 euro per abitante, contro i 40 euro ad abitante della Francia, i 60 della Gran Bretagna e i 70 della Danimarca, solo per fare alcuni esempi. Comprensibile quindi l’entusiasmo del Governo, riflesso nelle parole di Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute, che ha dichiarato che il Patto sulla Sanità digitale è «uno strumento di potenziale cambiamento radicale del Sistema sanitario. L’impatto che può determinare è straordinario, dato che produce nel tempo un effetto di uniformità e interoperabilità nella trasmissione di dati e servizi del Sistema sanitario con rilevanti possibilità sulla telemedicina, sul teleconsulto, sulla telerefertazione e sull’assistenza domiciliare».

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Risparmi in vista

Al di là dei consueti trionfalismi, il patto appena sottoscritto mette in chiaro l’obiettivo di utilizzare al meglio le possibilità offerte dal digitale e dalle nuove tecnologie per il contenimento dei costi, per la trasparenza amministrativa, e soprattutto per l’efficienza e la sostenibilità. Le stime di risparmio, una volta che il sistema previsto dal Patto sarà a regime, parlano di una forbice tra gli otto e i dieci miliardi di euro, grazie anche a una cabina di regia istituita ad hoc per la vigilanza e l’indirizzo su progetti e operazioni, oltre che sul coordinamento e sul monitoraggio dello stadio di applicazione del patto. Va anche osservato che «formalizzare il ruolo strategico dell’innovazione digitale in Sanità è solo un primo passo verso l’effettiva realizzazione di un modello sanitario che sfrutti in pieno i benefici che le tecnologie odierne possono apportare. Affinché possa poi trovare concreta realizzazione è però necessario che sia associato a investimenti mirati e condivisi da una realtà sempre più ampia che aspiri alla realizzazione di un ecosistema sanitario» – mette in guardia Adriana Allocato, senior research analyst, Government and Health Insights di IDC EMEA.

Quale digital transformation?

Resta il fatto che le attese riposte in questo nuovo capitolo dei rapporti tra IT e Sanità dimostrano ancora una volta l’importanza di questo settore, che è tra i più rilevanti e delicati dell’eGov a livello nazionale, dove gli imperativi quali innovazione, efficienza e risparmio, stanno da tempo guidando l’evoluzione nelle richieste ai vendor e ai fornitori di servizi dell’ambito sanitario. Del resto, oggi le leve tecnologiche in grado di promuovere innovazione e sviluppo nell’eHealth sono molteplici: cartella clinica elettronica, fascicolo sanitario elettronico, medicina sul territorio, dematerializzazione dei documenti, servizi digitali al cittadino, analytics e clinical governance, mobile health, data recovery e cancellazione sicura dei dati sensibili. Un menù sicuramente molto ricco. E anche nelle opinioni degli interpellati da Data Manager, si nota la presenza di un buon livello di fiducia sulle possibilità offerte dalla trasformazione digitale e la sensazione di un clima nuovo nel rapporto tra IT e Sanità. Federico Descalzo, chief marketing & technology officer di Italtel, sostiene per esempio che «il processo di digital transformation, che negli ultimi anni ha visto coinvolte la Sanità pubblica e privata, comporta un risparmio in termini di tempo e di consumo di risorse. Inoltre, l’adozione di strumenti innovativi sia nelle tecnologie sia nell’approccio, maggiormente orientato a migliorare l’esperienza dei pazienti, può consentire di avere un doppio vantaggio, che vede, oltre a un risparmio da parte del sistema sanitario, anche un miglioramento della qualità della vita dei cittadini».

Lo scenario europeo

Allargando la visione su un piano più ampio, si osserva che «in Europa, il mercato della Sanità digitale si sta evolvendo verso l’adozione di modelli di cura integrati e personalizzati rispetto alle esigenze del singolo paziente. Questi nuovi modelli rispondono alle crescenti pressioni sulla domanda dei servizi sanitari che derivano dall’invecchiamento della popolazione, dalla crescita esponenziale di malattie croniche e dalle aspettative sulla qualità delle cure, sempre più alte da parte dei pazienti. Tali pressioni si intensificano, inoltre per l’aumentare dei costi, per la competizione crescente che sussiste tra le varie tipologie di aziende sanitarie ma anche per le regolamentazioni sempre più stringenti che governano le modalità di gestione dei dati del paziente e la qualità dell’erogazione delle cure» – fa notare Adriana Allocato di IDC.

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Con questi nuovi modelli di cura, emerge anche «la necessità di un sistema di condivisione delle informazioni tra i vari attori della realtà sanitaria, come personale medico e cittadini, nonché tra i vari setting di cura, cioè aziende e realtà geografiche diverse, per poter ottimizzare la qualità delle cure per i pazienti. La trasformazione digitale diventa una priorità essenziale per le aziende sanitarie che desiderano valorizzare i dati del paziente per erogare nuovi servizi, trasformare la “patient experience”, ottimizzare i modelli operativi e condividere e orchestrare risorse interne ed esterne. L’abilità di raccogliere, accedere e analizzare i dati del paziente è una condizione necessaria per poter progettare e implementare un sistema di prevenzione e di gestione delle malattie condiviso» – prosegue Adriana Allocato. Per questo motivo, le aziende sanitarie si rivolgono sempre più alle «opportunità offerte dal cloud, mobile, Big Data e social media, sviluppando un paradigma innovativo che IDC definisce Terza Piattaforma, dove la nuova generazione di tecnologie come i wearable, IoT, next-generation security, intelligenza artificiale e cognitive computing forniranno una spinta ulteriore all’innovazione» – sottolinea Adriana Allocato.

Gestione dei dati in primo piano

L’emergere di questi nuovi paradigmi è anche alla base della trasformazione in atto, che vede le aziende sanitarie sempre più volte a «migliorare le modalità di gestione di dati strutturati e non, per poter elaborare informazioni utili allo sviluppo di piani di cura personalizzati. Secondo i dati della survey annuale di IDC Health Insights, i manager del settore IT della Sanità ritengono che la definizione di un’efficace strategia di gestione delle informazioni sia essenziale per sviluppare un modello di cura integrato. Tale priorità emerge dalla necessità di garantire un accesso sicuro ai dati e alle applicazioni digitale e supportare il processo di scambio delle informazioni, sia internamente sia con partner esterni, affinché possa avvenire in modo sicuro. Per raggiungere tali obiettivi, le aziende sanitarie investono in soluzioni che favoriscono la raccolta e la gestione congiunta delle informazioni, come electronic health records (EHRs) da condividere con altre aziende, electronic medical records (EMRs), health information exchange (HIE) platforms, portali di comunicazione per i pazienti» – conclude Adriana Allocato di IDC.

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Esempi di eccellenza

Un esempio interessante di nuove applicazioni per la Sanità è quello realizzato con Cisco TelePresence dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige: «Un progetto innovativo nella cura dei pazienti oncologici che mette il paziente al centro dell’attenzione» – sottolinea Michele Dalmazzoni, collaboration & business outcomes leader di Cisco Italia, spiegando che «il pilastro di questa best practice è costituito da Gruppi Interdisciplinari di Patologia, detti Tumorboards aziendali, attivi in modalità di videoconferenza grazie alla soluzione Cisco TelePresence». Grazie a questo progetto, «il tumorboard aziendale garantisce una visione complessiva del paziente oncologico, dopo una discussione tra tutti gli operatori specializzati presenti nei sette ospedali provinciali. La partecipazione in videoconferenza di un team multidisciplinare composto da chirurghi, oncologi, radioterapisti, radiologi, patologi, infermieri e altri specialisti rappresenta un enorme vantaggio per i pazienti e per lo sviluppo delle competenze professionali di tutti gli operatori coinvolti» – prosegue Dalmazzoni. Inoltre, «ogni settimana gli specialisti dei diversi presidi ospedalieri partecipano alla videoconferenza, per condividere le informazioni sui pazienti e sulla loro storia clinica, discutere i risultati degli esami diagnostici e decidere il percorso di cura più adatto per ogni singolo paziente. Gli interventi chirurgici vengono sempre eseguiti da chirurghi dedicati in centri specializzati, mentre l’eventuale chemioterapia e follow-up vengono garantiti in tutti i sette ospedali provinciali. Il processo di miglioramento che ha investito l’intero sistema aziendale dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige grazie all’utilizzo di una tecnologia nata per favorire lo scambio di opinioni ed esperienze, non solo consente ai medici di prendere decisioni più rapide sulla base di informazioni cliniche più accurate e condivise, ma ottimizza anche l’uso delle risorse, come il tempo e le attività amministrative, e soprattutto migliora la qualità clinica garantita ai cittadini: un progresso in cui il risultato supera ampiamente la somma dei singoli elementi» – conclude Michele Dalmazzoni.

Verso l’Internet of Things

Un altro progetto di rilievo è quello realizzato presso l’Ospedale San Martino di Genova in collaborazione con Italtel. Si tratta di uno studio che vede coinvolte pazienti sottoposte a mastectomia e che vengono monitorate nel loro decorso postoperatorio con «DoctorLINK, una piattaforma aperta, studiata da Italtel per le necessità di comunicazione e collaborazione del mondo socio-sanitario: grazie a un tablet dedicato, è possibile mantenere la relazione medico paziente e proseguire le cure una volta avvenuta la dimissione, in una sorta di corsia virtuale, limitando così l’accesso alla struttura ospedaliera solo in caso di effettivo bisogno» – spiega Federico Descalzo di Italtel. In sostanza, «DoctorLINK combina la comunicazione real time tra le persone con la raccolta e gestione dei parametri provenienti dai sensori di tipo Internet of Things. La sperimentazione si propone di valutare e validare gli aspetti di risparmio, ma anche di miglior fruizione dei servizi sanitari da parte delle persone che necessitano di cure. DoctorLINK, nella sua veste di supporto terapeutico e farmacologico, si presta come ausilio nella gestione di tutte quelle patologie croniche che possono essere monitorate anche da remoto, grazie alla comunicazione video HD e alla possibilità di rilevare dati tramite i sensori» – conclude Descalzo.

Efficienza e risparmi                                                           

Anche Lorenzo Matteoni, senior marketing manager di Brother, non ha dubbi: «Il settore sanitario affronta ogni giorno l’importante sfida di migliorare la qualità del servizio offerto e contemporaneamente abbattere i costi generali. La domanda dunque si rivolge verso prodotti che aiutino nella lotta agli sprechi e nel miglioramento dell’efficienza. Grazie alla sua esperienza nel settore Healthcare, Brother offre soluzioni di alta tecnologia che migliorano il ciclo di gestione clinica, dall’identificazione in sicurezza del paziente fino alla stampa in mobilità nelle situazioni di emergenza». E dato che «il contenimento della spesa è una finalità chiave dell’innovazione, innovare significa ottimizzare i processi, eliminare inefficienze e migliorare la qualità del lavoro. La stampante TD-2130NHC è un esempio concreto di questo approccio, che unisce efficienza e risparmio: un unico prodotto che permette di stampare sia braccialetti identificativi sia etichette, con materiali di consumo antimicrobici e resistenti ai liquidi. Poter stampare documenti in situazioni di emergenza è fondamentale: le stampanti portatili PJ-700 rispondono a questa esigenza, grazie alle dimensioni ridotte, all’alta velocità e alla connettività che permettono di stampare in condizioni di estrema mobilità, come autoambulanze e automediche, dando un valido aiuto per il lavoro degli operatori» – conclude Matteoni.

Nuovi modelli di governance                         

Secondo Antonio Barone, responsabile governo sistema informativo per la Salute e la Socio Sanità Regionale di Lombardia Informatica, gli attuali trend evolutivi delle organizzazioni sanitarie vedono una sempre crescente attenzione sull’identificazione e messa in campo di modelli e processi organizzativi orientati a una visione olistica del cittadino e paziente. «A partire da un’unità di intenti in termini di obiettivi, ciò si declina, oggi, all’interno di diversi sistemi sanitari, in differenti modelli di assistenza volti a fornire un’adeguata risposta ai fabbisogni sanitari e sociosanitari dei singoli e aventi tutti, come comune denominatore, il paradigma della “presa in carico”. Ciò è in particolare modo vero – continua Barone – nel caso dei pazienti cronici multipatologici. I benefici promessi da tali modelli coniugano una maggior qualità del servizio determinata da percorsi di assistenza personalizzati, un migliorato processo di “tutoring” e dallo spostamento del baricentro dell’assistenza verso l’ambiente di vita del paziente con un miglioramento della sostenibilità del sistema complessivo ottenuto tramite un aumento generalizzato dell’appropriatezza dei percorsi di assistenza». Questo scenario implica «cambiamenti epocali in termini di cultura organizzativa prima ancora che di processi». In un sistema fortemente inerziale, quello sanitario, le principali leve su cui agire sono le regole di indirizzo e i processi di empowerment di cittadini e operatori. «Ciò non toglie – dice Barone – che le nuove tecnologie costituiscano un essenziale fattore abilitante a tali nuovi modelli. Il dispiegamento delle tecnologie funzionali a tali obiettivi è ampio e variegato e spazia dall’impiego di sofisticate analisi sui dati per l’identificazione dei bisogni e dei modelli di governance ai sistemi per la personalizzazione dei percorsi di assistenza e per la condivisione delle informazioni sullo stesso in termini di pianificazione e livello di aderenza nel tempo, dai sistemi di valutazione e monitoraggio di efficacia ed efficienza a quelli finalizzati all’ingaggio del paziente e alla semplificazione delle sue interazioni con gli operatori coinvolti nella presa in carico» – conclude Barone.

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