Cosa c’è di concreto dietro ai temi e ai paradigmi innovativi che promettono di cambiare le aziende? IDC fa il punto della situazione con il Cognitive & AI Summit 2018

Intelligenza artificiale, machine learning, servizi cognitivi e tanto altro. I nuovi paradigmi che descrivono i trend tecnologici più discussi degli ultimi anni rischiano di rimanere concetti generali, difficilmente applicati dalle aziende. Il motivo? Esiste ancora un certo gap tra l’idea e la fattualità del progetto, tale da rendere complessi i flussi di integrazione di processi dirompenti nelle metriche di business.

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Il Cognitive & AI Summit 2018 di IDC nasce proprio per analizzare il mercato IT odierno, nei segmenti e nei framework che più di altri hanno l’opportunità di affermarsi nel breve e medio periodo. Ad aprire la giornata è Fabio Rizzotto, Associate VP & Head of Local Research and Consulting di IDC Italia: “Tante aziende si stanno avvicinando oggi alle tecnologie Cognitive e Artificial Intelligence. Si tratta di una tendenza in crescita, che è la risposta sia alle richieste del mercato sia alla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, forse prima ancora che si comprenda la reale utilità di interventi davvero innovativi. Eppure è una necessità, visto che la scena economica globale sarà sempre più impregnata di automazione e intelligenza avanzata, dunque percorrere adesso simili binari può rappresentare decisamente un beneficio in ottica futura”.

Approcciare tecniche sicuramente diverse da quelle attuali non vuol dire cambiare tout-court la produttività di un’organizzazione. La via maggiormente percorribile è quella di procedere con l’integrazione di “mattoncini”, per arrivare a edificare una conoscenza più ampia e allargata sul business. “Non è per nulla semplice – spiega Giancarlo Vercellino, Research and Consulting Manager di IDC Italia – perché bisogna mettere d’accordo persone e team, far passare il messaggio che l’AI non ci sta rubando il lavoro ma ha l’obiettivo di migliorarlo, permettendo a chi oggi svolge attività di basso profilo di concentrarsi su qualcosa di valore e più utile per l’azienda. Esistono vari stili decisionali, non vi è una ricetta valida per tutti e universale. Secondo IDC, una delle strade è quella di creare un’unità di Intelligent Core, una figura o un gruppo che si pone tra l’IT e il business e che, sulla base delle informazioni disponibili, crea degli insight da sfruttare per ottenere un feedback virtuoso da parte del mercato, così da ampliare il know-how di una società sia in merito dei processi interni che di quelli verso l’esterno, i clienti. Il fine? Raggiungere un vantaggio cognitivo, che faciliti le scelte circa l’adozione delle nuove tecnologie, aiutando a intraprendere un percorso di digital journey, che ci faccia spazio nell’economia del domani”.

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Il cambiamento, seppur delicato, è possibile. E la dimostrazione arriva dai due sponsor del Cognitive & AI Summit 2018 di IDC: Go Reply e Dedagroup. La forte connessione tra data insight e machine learning  – ci spiega Luca Gardini, CEO di Go Replyè sempre stata evidente. Eppure, l’integrazione delle due non è risultata subito immediata perché in una prima fase le aziende hanno dovuto prima cogliere, sulla carta, i benefici delle innovazioni, studiando il target di riferimento, e poi introdurre i flussi nei sistemi strutturati. Un punto di svolta è apparso con il cloud e, con esso, le potenzialità dei big data accessibili. Unendo tali contesti con il machine learning si è capito il reale vantaggio nell’usufruire di analisi, inferenze di causa ed effetto e altre peculiarità che hanno a che fare con le grosse moli di informazioni, velocità e tempistiche impossibili per l’uomo in modalità classica. In cosa si traduce tutto ciò per le organizzazioni? In attività che cambiano il modo di interagire da parte dei clienti con certe piattaforme. Pensiamo all’opportunità oggi di poter avanzare richieste di indennizzo per sinistri semplicemente inviando una foto dallo smartphone, di erogare un prestito con la certezza di non essere frodato, di scartare componenti difettosi della supply chain riconoscendoli prima che lascino la linea di produzione.

Videointervista a Luca Gardini, CEO di Go Reply

Sulla stessa linea è l’esperienza di Dedagroup. “Per capire l’integrazione delle nuove tecnologie cognitive nella vita di tutti giorni basta considerare che oramai, quando ci accingiamo a intrattenere una chat con un operatore su un sito web, non sappiamo più se si tratta di una persona in carne e ossa oppure di un bot – afferma Enrico Bellinzona, Operations Manager di Dedagroup Business Technology & Data – questo perché se finora le interazioni si giocavano su domanda e risposta, sempre più stanno diventando naturali e conversazionali, ovvero seguono modelli che appartengono alla natura umana e non a quella dei bit. Il passaggio da quella che è stata un’era, quasi preistorica, a una futuristica, non è netto ma graduale. In Dedagroup siamo andati avanti seguendo un percorso del genere, partendo dai chatbot semplici per poi svilupparne di più complessi. Questo grazie all’evoluzione della semantica testuale, che permette, all’interno di una lunga frase, di estrapolare concetti singoli. L’ultima frontiera da seguire è cercare di collegare testo e immagini. Vogliamo realizzare un tipo di comunicazione digitale che riesca a comprendere cosa c’è in una foto, per ottenere informazioni aggiuntive, utili all’interazione. Il riconoscimento visuale è la nostra frontiera attuale”.

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Videointervista a Enrico Bellinzona Operations Manager di Dedagroup Business Technology & Data