In occasione della visita a Milano di Brad Smith, Presidente di Microsoft, viene lanciato “Ambizione Italia per la Scuola”, progetto di formazione per studenti in tema AI e robotica

 

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È arrivato direttamente da Redmond Brad Smith, Presidente di Microsoft, per lanciare l’iniziativa “Ambizione Italia per la Scuola”, un progetto con cui la divisione nazionale del colosso hi-tech supporta la formazione su temi scientifici per 250mila ragazzi dai 12 ai 18 anni. In che modo? Dedicando sicuramente ore di studio alle tematiche che più di altre caratterizzeranno l’offerta lavorativa dei prossimi anni ma anche inculcando nei professori e docenti quelle competenze necessarie a trasferire il know-how ai ragazzi, in particolar modo quelli di base, ovvero l’amore per materie che, non sempre, vengono scelte in fase di decisione universitaria. Meno della metà degli universitari odierni infatti ha scelto un percorso STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), a dimostrazione di come si debba ancora lavorare per creare una classe di individui tecnici che possano portare il nostro Paese a competere con le più grandi realtà internazionali, almeno per quanto riguarda robotica, AI, blockchain e così via.

 

“Preparare le nuove generazioni vuol dire aiutarli a capire l’impatto che certa tecnologia può avere sul loro futuro, anche civile e sociale. Non possiamo più distinguere così nettamente, non come in passato, percorsi solo scientifici da altri solo umanistici. Non dico che ci sia bisogno di una standardizzazione, di un filone unico ma sicuramente ripensare in maniera concreta come trasferire ai professionisti del domani alcune tematiche necessarie, che mixano know-how scientifico ad altro di tipo più classico. Ambizione Italia è un progetto che guarda proprio in tale direzione: aiuta a comprendere entrambe le categorie, per indirizzare le scelte verso i concreti trend tecnologici che impatteranno le economie mondiali, anche quella italiana” – spiega Smith.

Nello specifico, Ambizione Italia per la Scuola, nato dalla collaborazione tra Microsoft e Fondazione Mondo Digitale, intende coinvolgere 250mila studenti e 20mila docenti in 37 città dislocate in 14 regioni, dunque anche quelle meno centrali secondo l’ordine costituito delle cose. Del resto, l’80% degli interessati si trova in zone considerate “svantaggiate” nel nostro Paese, ossia più calate in problemi socio-economici che volti verso un domani professionale. Pensiamo al Sud ma anche al Centro, così come le aree del Nord periferiche rispetto alle metropoli. L’iniziativa è stata appena resa ufficiale ma ha già dato i suoi frutti durante un periodo sperimentale. Lo ha ricordato Silvia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, elencando, assieme a Fondazione Mondo Digitale, tre istituti, l’IIS Cipriano Facchinetti di Castellanza, il Liceo Pasquale Stanislao Mancini di Avellino e l’IIS Leonardo Da Vinci di Roma, che hanno realizzato progetti innovativi proprio grazie alle possibilità offerte dalla partnership.

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“Se spingiamo molto su tematiche come l’Intelligenza Artificiale e il coding è perché come azienda sappiamo quanto siano fondamentali oggi e ancora più in futuro – ha sottolineato il CEO – coglierne i benefici è essenziale, così come colmare quel gap di competenze che ancora oggi si evidenzia da parte di chi offre posti in ambiti manchevoli di professionalità tecniche. Riteniamo sia indispensabile investire nella formazione avanzata e aiutare i nostri giovani ad acquisire competenze importanti che non sempre trovano riscontro all’interno dei percorsi di studio. Insomma, bisogna affiancare lezioni tradizionali a quelle più dedicate, training concreti che vadano oltre i libri. Del resto le analisi dimostrano che, investendo sull’AI, l’Italia può guadagnare l’1% del PIL, non vi è motivo per restare indietro”.

E in chiusura Brad Smith ha precisato un concetto molto importante per i detrattori del troppo tech.

“Non dobbiamo temere che l’AI avanzi rapidamente, altrimenti oggi non saremmo con uno smartphone tra le mani, non viaggeremmo con tale velocità e sicurezza, non si potrebbe lavorare in collaborazione e a distanza. Il timore di robot più intelligenti e forti di noi non è del tutto infondato ed è per questo che l’educazione specialistica deve essere affiancata anche da un nuovo umanesimo, che consideri i rischi e le potenzialità delle macchine; non per limitarle ma per consentire un controllo diretto e sempre attuale da parte dell’uomo, l’unica figura che non potrà mai essere sostituita, non nella sua totalità ed essenza”.