Google: -45% del traffico news se l’UE approva la riforma sul copyright

Il nome di dominio di Google Argentina acquistato per poco più di 2 euro

Il gigante del web avverte i siti di notizie circa la possibilità di perdere quasi la metà del traffico attuale dopo l’eventuale entrata in vigore della norma

La riforma del diritto d’autore da parte dell’Unione Europea non è per nulla stata archiviata. Seppur il voto previsto a breve sia slittato per incongruenze su alcune modifiche non ben accette da tutti i paesi membri, la legge si farà e i fautori vogliono che sia approvata entro marzo, al massimo aprile, prima cioè che eventuali ribaltoni al consiglio europeo, post elezioni, possano rimettere in discussione la tematica.

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Oltre alla politica però, c’è da considerare sicuramente la posizione di quei soggetti direttamente interessati dalla questione. Tra questi ci sono i big player del web, come Google, che in tutti i modi stanno cercando di convincere la UE a tornare sui suoi passi o almeno a valutare cosa ne sarebbe di un mercato in cui l’Articolo 11 e l’Articolo 13 diventino realtà.

Cosa succede

Secondo Big G, i due articoli potrebbero avere effetti catastrofici sull’economia digitale in Europa, ostacolando l’informazione degli utenti e la circolazione delle notizie. Nella sua forma attuale, la sezione 11 vorrebbe limitare le capacità degli aggregatori di mostrare frammenti di articoli. Secondo gli esperimenti di Google l’impatto, solo mostrando l’URL e poche righe di titoli senza immagini di anteprima, porterebbe ad una “sostanziale perdita di traffico per gli editori”. Anche una versione moderata, con titoli, URL e miniature dei video, per Google darebbe una possibile riduzione del 45% del traffico rispetto alle metriche odierne.

“Il nostro esperimento ha dimostrato che molti utenti si rivolgerebbero invece che a siti di notizie, a piattaforme di social media e di video online. Un’altra conseguenza involontaria della legislazione”. L’Articolo 11 è stato visto come un modo per contrastare l’influenza di grandi aziende quali Google, costringendole a compensare equamente gli editori per la loro proprietà intellettuale. Tuttavia, la manovra ha incontrato altri oppositori, privi di un interesse diretto alla questione. Ad esempio, l’eurodeputata Julia Reda ha sostenuto che la norma sta effettivamente facendo gli interessi dei grandi editori piuttosto che proteggere il giornalismo di qualità, con un serio rischio di minaccia alla libertà di parola.

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