Spotify caccia chi usa ad blocker

Anno nero della tecnologia, anche Spotify licenzia

La piattaforma musicale chiuderà gli account degli utenti che usano programmi per bloccare la pubblicità online

Cambiamenti in vista per Spotify. La compagnia sta infatti intensificando la sua lotta contro gli ad blocker, vietandone esplicitamente l’utilizzo nei suoi termini di servizio. La compagnia ha da tempo contrastato la tipologia di software, senza mai intervenire direttamente, almeno fino ad oggi.

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Il modus operandi era infatti rimasto molto soft: chi veniva beccato a sfruttare gli ad blocker vedeva il proprio profilo sospeso, con un ritorno solo alla rimozione, o comunque non più utilizzo, del programma del misfatto. Un avviso via email è quanto Spotify inviava per comunicare l’accaduto e i modi di ripristino dell’account. Qualora gli iscritti non avessero dato seguito alle richieste, allora la piattaforma poteva permettersi di chiudere l’iscrizione. Insomma, ben più di una notifica prima di una mossa determinante.

Cosa cambia

A partire dal prossimo mese, Spotify farà un passo in più, vietando esplicitamente gli ad blocker sin dalla prima scoperta. Senza avvertimenti e senza seconde possibilità, la compagnia butterà fuori dalle sue mura gli account interessati, come spiegati dai termini di servizio aggiornati, che entreranno in vigore il 1 marzo. Qui si legge come “l’aggiramento o il blocco degli annunci pubblicitari nel servizio di Spotify, la creazione o la distribuzione di strumenti progettati per bloccare la pubblicità porteranno alla chiusura immediata o alla sospensione dell’account”.

Spotify ha dichiarato che l’anno scorso circa 2 milioni di persone, l’1% del totale degli utenti e il 2% di chi usa il servizio non premium, ha sfruttato gli ad blocker per evitare gli annunci online, portando così ingenti perdite alla compagnia o per i musicisti. I piani vengono alla luce pochi giorni dopo che la società ha acquisito due imprese di podcast, Gimlet e Anchor, nel tentativo di giocare un ruolo di primo piano nel settore dello streaming non musicale. “Queste acquisizioni incrementano significativamente il nostro percorso verso la trasformazione in una piattaforma audio a 360 gradi, leader nel mondo, con l’obiettivo di offrire l’accesso ai migliori contenuti di podcast, per completare l’esperienza di ascolto del marchio” – aveva dichiarato il CEO e co-fondatore Daniel Ek.

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