Welfare aziendale, come coniugare commitment e produttività

Un post pubblico su Facebook può costare il posto di lavoro

Grazie al welfare aziendale, aziende e lavoratori raggiungono migliori livelli di soddisfazione e produttività, con un trattamento fiscale e previdenziale più vantaggioso

Come aiutare i propri dipendenti a conciliare i bisogni e interessi personali con il lavoro? È possibile aumentarne la soddisfazione, dedizione e produttività senza il peso di tasse e contributi? Se in passato si trattava di isolate esperienze paternalistiche industriali (alla Crespi e, poi, alla Olivetti) – oggi – le imprese italiane di ogni dimensione possono contare su strumenti più flessibili ed efficienti per favorire soluzioni di work life balance, in altre parole di conciliazione tra la vita lavorativa e le esigenze personali dei propri dipendenti, nonché di wellbeing, ossia di benessere, fisico e finanziario.

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Tra questi, oltre allo smart working, vi è il welfare aziendale, costituito da un articolato insieme di benefit e servizi offerti dal datore di lavoro ai propri dipendenti con lo scopo di soddisfare le loro esigenze, e con l’effetto di produrre un miglioramento del clima aziendale, riducendo assenteismo e turn over e incrementando la produttività.

I benefit e i servizi erogati, spesso intermediati da società specializzate, dotate di sofisticate piattaforme digitali, possono riguardare diversi ambiti tematici (servizi di assistenza e cura alla persona, asili e centri estivi per i figli, badanti per familiari anziani, servizi di trasporto, attività sportive, corsi di formazione professionale e non, attività culturali, etc.) e possono consentire di realizzare sistemi taylor made in cui è il dipendente, in base alle sue esigenze (legate ad età, composizione familiare, reddito, interessi extra lavorativi), a scegliere “a scaffale” i moduli che più gli interessano, potendoli cambiare/integrare in base al mutamento delle esigenze.

Il welfare aziendale può essere attivato dal datore di lavoro volontariamente, tramite regolamento aziendale (unilaterale) o con accordo sindacale collettivo. L’accordo sindacale, in particolare, si rende necessario (solo) allorché si voglia abbinare il welfare al premio di risultato, ossia offrire ai dipendenti la possibilità di optare per l’utilizzo dei servizi di welfare in luogo del pagamento del premio in denaro, con un rilevante risparmio fiscale e contributivo sia per i dipendenti che per il datore di lavoro.

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Infatti, se i premi di risultato di ammontare variabile e corrisposti in relazione a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione sono soggetti, in presenza di determinati requisiti soggettivi e oggettivi, a una imposta sostitutiva IRPEF del 10% e a una ordinaria piena contribuzione (sia a carico dell’azienda che del lavoratore) – quelli convertiti in welfare – possono essere totalmente detassati ed esenti da contribuzione previdenziale, così da abbattere completamente il cuneo fiscale e realizzare un risparmio nell’ordine del 50% rispetto all’equivalente corrisposto a titolo di premio di risultato in danaro.

A tal fine, i premi di risultato dovranno essere regolati da un accordo collettivo aziendale o territoriale firmato con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Inoltre, anche le imprese prive di rappresentanze sindacali aziendali possono accedere a tale regime attraverso l’applicazione del contratto territoriale stipulato dalla associazione di categoria a cui sono iscritte, ovvero, se non iscritte ad alcuna associazione imprenditoriale, recependo il contratto collettivo territoriale più confacente alle loro esigenze, anche se di un territorio e categoria economica diversi da quelli di appartenenza. Peraltro, a conferma della rilevanza che stanno assumendo le tematiche di work life balance e welfare aziendale, appare significativo ricordare che alcuni rinnovi contrattuali nazionali dell’ultimo biennio (CCNL Metalmeccanici e Telecomunicazioni) hanno introdotto l’obbligo di corrispondere a ogni dipendente beni e servizi welfare e che sono sempre più le aziende e gli interlocutori sindacali che stanno ampliando gli spazi della contrattazione sindacale dedicata a queste tematiche.

Alla prova dei fatti, il welfare aziendale, opportunamente introdotto e regolato, si sta rivelando un efficace e conveniente strumento per coniugare commitment e produttività.


Andrea Savoia partner e Silvia Fumagalli senior associate – UNIOLEX Stucchi & Partners – www.uniolex.com  

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