USA-Cina e quel boomerang Android per Google

Google rimuove dal Play Store quasi 600 app

Non solo Huawei: a seguito dell’ordine esecutivo di Trump, a rimetterci potrebbe essere anche Google

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

È stata una settimana tumultuosa per Huawei, per usare un eufemismo. Giovedì scorso, gli Stati Uniti hanno aggiunto la cinese ad una blacklist commerciale come parte di un crescente sforzo per “assicurare la catena di approvvigionamento di tecnologia e servizi di informazione e comunicazione”, come ha affermato l’Ordine esecutivo del presidente Trump. Se questo impedisce a qualsiasi azienda americana di hardware di vendere a Huawei componenti, tra cui i chip per le apparecchiature di rete 5G, il mondo ha presto capito che il divieto si applica anche al software.

Google ha rivelato che per rispettare le restrizioni commerciali, avrebbe dovuto smettere di fornire a Huawei il supporto per Android e le app casalinghe. Ciò avrà un certo impatto sui dispositivi Huawei esistenti, ma l’effetto reale si farà sentire sui futuri, dal momento che non saranno in grado di offrire il Play Store o uno dei servizi Google a cui le persone si affidano, come come Maps, YouTube e Gmail.

Cosa succede

Ciò che è stato in gran parte trascurato è l’impatto a lungo termine che avrà sulla stessa Google. L’intenzione del governo degli Stati Uniti era di colpire gli “avversari stranieri”, non di certo le entrate di Android. Ma la mossa potrebbe (e probabilmente lo farà) giungere proprio a questo. L’anno scorso, i regolatori antitrust dell’UE hanno colpito Google con una multa di 5 miliardi di dollari per il modo in cui, secondo quanto riferito, costringevano i produttori a preinstallare determinate app sui terminali Android. Ciò ha portato la sussidiaria di Alphabet a rielaborare completamente il suo modello di licenza in Europa.

Leggi anche:  Adesso è possibile parlare con ChatGPT su computer

All’inizio di quest’anno, Google ha anche iniziato a suggerire alternative per browser e motori di ricerca per gli utenti e, dato ciò, Android rimane intatto per ora, ma tali misure gettano le basi per quella che è stata una graduale normativizzazione burocratica per il mercato continentale. La Russia ha lanciato (e vinto) un caso simile contro il monopolio Android di Google alcuni anni prima, aprendo la strada a Yandex, tramite uno smartphone che metteva i suoi servizi al centro. Sarà lo stesso da noi? Difficile dirlo ora ma di certo la mossa di Trump apre tanti scenari, più che chiuderli.