Perché Google e Microsoft sono contro il riconoscimento facciale

Tra le strade dell’Inghilterra si usa il riconoscimento facciale

Dopo Sundar Pichai, Brad Smith si è espresso contro l’utilizzo della tecnologia per monitorare i cittadini, appoggiando il divieto voluto dall’Unione Europea

La proposta dell’UE di un divieto temporaneo alla tecnologia di riconoscimento facciale ha ottenuto il sostegno di Sundar Pichai, CEO di Alphabet, e una risposta interessante dal presidente di Microsoft Brad Smith. Mentre Pichai ha citato la possibilità che la tecnologia possa essere utilizzata per scopi poco leciti, Smith ha affermato: «Penso che sia importante che i governi e le normative affrontino la questione prima di un’affermazione, fornendo un quadro normativo che ne guidi l’utilizzo». Dal canto suo Pichai si era espresso con: «Tocca ai governi segnare la strada, prima di pensare ai modi con cui il riconoscimento possa essere sfruttato».

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Cosa ne sarà della tecnologia IA

Sia Google che Microsoft sanno che non tutto ciò che vi è dietro il riconoscimento facciale è da evitare, a priori almeno. Lo stesso Smith ha citato i vantaggi della tecnologia in alcuni casi, come quello delle ONG che la usano per trovare bambini scomparsi. «Sono davvero riluttante nell’impedire da principio la tecnologia, quando questa può aiutare le famiglie a riunirsi. Inoltre, non la vieterai se credo davvero che ci sia un’alternativa ragionevole che ci consentirà di affrontare il problema in maniera specifica e non generalista.

Ancora Smith ha ricordato che è importante identificare prima i problemi e poi elaborare le regole per garantire che la tecnica non sia un pretesto per aumentare la sorveglianza di massa: «C’è solo un modo alla fine della giornata per migliorare la situazione, ed è usarla, per migliorarla».

Leggi anche:  Fake IA: ChatGpt inventa casi legali

In sintesi a ciò, la Commissione europea sta prendendo una linea più severa sull’intelligenza artificiale, che rafforzerebbe le normative esistenti in materia di privacy e diritti, secondo un documento ottenuto dalla Reuters. Parte di ciò include una moratoria di un massimo di cinque anni sull’uso della tecnologia di riconoscimento facciale nelle aree pubbliche, per dare all’UE il tempo di capire come prevenire gli abusi.