La strategia italiana per l’intelligenza artificiale

Consumatori italiani e aziende: il futuro è nell’Intelligenza artificiale

I fondatori della disciplina hanno originariamente definito l’intelligenza artificiale (AI) come “l’abilità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana”. La materia poggia sulle basi scientifiche definite dal matematico Alan Turing che, tra l’altro, ha introdotto il famoso “test”.

Nel dibattito sempre più accesso, oggi, molti sistemi AI annunciano di aver superato il test di Turing, tant’è che si finisce per considerare AI quasi ogni applicazione ICT. L’AI è da sempre un tema avvincente che riguarda la scienza e l’epistemologia e ha la capacità di generare considerevoli vantaggi ma anche di creare enormi rischi. A luglio scorso, il ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato il documento “Proposte per una strategia italiana per l’intelligenza artificiale” che formula le linee politiche sul tema.

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Il documento parte dalla base elaborata e diffusa dalla Commissione europea nel 2018 con il “Piano Coordinato” e con il rapporto “Progetto di orientamenti etici per una AI affidabile” in cui si delineavano i principi, i requisiti e i metodi per una AI “trustworthy”. L’approccio scientifico “trustworthy”, introdotto come eXplainable AI o human-understandable and explainable AI (XAI), significa che i risultati di un sistema AI devono essere spiegabili, comprensibili e decifrabili. L’AI non deve essere, quindi, un obiettivo di per sé, ma un mezzo per aumentare il benessere delle persone, dell’economia e della società. Quindi, un sistema XAI deve dare risposte che riguardano: la trasparenza, la causalità, la parzialità, l’equità, la responsabilità e la sicurezza. In definitiva, deve essere trasparente e interpretabile dagli umani che rimangono gli unici veri controllori e responsabili della tecnologia.

La concezione “umano-centrica” muove dalla convinzione che quali che siano i benefici che l’AI può apportare all’umanità, nulla può giustificare che si mettano a rischio i valori fondanti delle nostre società e la tutela delle libertà e dei diritti e sui possibili rischi connessi all’impiego delle tecnologie. L’implicazione immediata è che occorre prestare attenzione alle situazioni che coinvolgono gruppi più vulnerabili, come i bambini, le persone con disabilità o le minoranze, o situazioni in cui si verificano asimmetrie di potere o di informazione, per esempio tra datori di lavoro e lavoratori, o tra imprese e consumatori. L’Italia ha quindi adottato un approccio fondamentale per consentire la competitività responsabile, per accrescere la fiducia degli utenti e facilitare una più ampia diffusione dell’AI.

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I principi sono stati affermati con forza attraverso 82 raccomandazioni specifiche per l’approccio human-centric. Tra tutte ne abbiamo scelte 10 che meritano particolare attenzione:

  • R9: sforzo congiunto dei settori pubblico e privato nell’ottica di uno sviluppo tecnologico attento all’essere umano, alla produttività, all’affidabilità e allo sviluppo sostenibile;
  • R23: campagne informative per rendere edotta la popolazione sulle principali caratteristiche, opportunità e rischi dell’AI;
  • R29: adozione del Trustworthy Al Impact Assessment (TAIA) a livello europeo;
  • R34: contrasto delle forme di pubblicità ingannevole, anche attraverso la predisposizione di una lista nera delle pratiche commerciali scorrette;
  • R37: tutela degli interessi economici dei consumatori-utenti, in particolare contrastando la concentrazione dei dati nelle mani di poche aziende private;
  • R45: definizione delle sfide che coinvolgano il mondo della ricerca e dell’industria;
  • R48: rafforzamento del sostegno pubblico-privato al venture capital, anche estero;
  • R49: promozione della partecipazione delle imprese italiane ai progetti di interesse europeo (IPCEI) già individuati (autonomous vehicles, smart health, IoT, cybersecurity, HPC);
  • R50: adozione strutturale del credito d’imposta per la R&I, con aliquota al 50% sugli investimenti incrementali;
  • R58: definizione di linee guida per gli open data, per la loro granularità, forma e struttura.

Con tale contributo l’Italia, almeno sulla carta, pone al centro della tecnologia AI l’etica, la sostenibilità, la trasparenza la responsabilità e la fiducia.

di Piero Bucci