Google, cloud per il mondo enterprise

Google, solo una public cloud per il mondo consumer? Se questo è stato il profilo che ha contrassegnato la crescita dell’internet company nell’ultimo decennio, si sta oggi assistendo a una più consistente espansione del business nella dimensione enterprise

Servizi applicativi e di infrastruttura che iniziano a porsi come alternativa all’Elastic Compute (EC2) di Amazon, così come alle ormai diffuse piattaforme che i tradizionali vendor di informatica, Microsoft, Oracle, Ibm, Hp, stanno cercando di consolidare e valorizzare.

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Google Storage, Big Query, Google App Engine e Google Compute Engine, l’infrastruttura come servizio diventa un elemento irrinunciabile e rivela la volontà di Google nell’essere un partner a tutto tondo per le aziende che hanno intenzione di sfruttare il cloud e avvalersi di strutture esterne in grado di erogare servizi più performanti e competitivi rispetto a quanto è possibile creare all’interno di propri data center.

E in termini di applicazioni, oltre alla dimensione di lavoro collaborativo che viene coniugata con la Business Apps, una delle cloud killer application più promettenti, l’applicazione che potrebbe decidere il futuro del cloud enterprise, è Big Query, il servizio di business intelligence che permette di eseguire analisi su volumi di dati (Big Data) che possono raggiungere l’ordine di milioni di record. Capacità elaborativa che può essere “affittata” anche a ore o per il tempo necessario a compiere le analisi che il cliente desidera.

La volontà di apertura verso la definizione e più efficiente strutturazione di un offering per il mondo aziendale si rivela anche nella scelta delle persone che sono recentemente entrate in Google per dare impulso a queste attività. Tra queste, Shailesh Rao, director new product & solutions di Google Enterprise. In Google dal 2011 Rao vanta, infatti, un’esperienza nel software enterprise e cloud, maturata in Sap, Siebel e Salesforce.com.

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Obiettivo dell’internet company è dare modo alle aziende di acquisire capacità elaborativa e di storage sfruttando le sofisticate risorse di infrastruttura messe a disposizione da Google e l’intrinseca economia di scala. Importante, in questo senso, anche il rapporto con le terze parti, sia per dare loro modo di sviluppare proprie applicazioni sulla nuvola, sia per fornire ai clienti supporto di integrazione applicativa.

Certo, viene da chiedersi come mai Google, pioniere di Internet, abbia impiegato così tanto tempo prima di compiere passi decisivi verso la proposizione di servizi di infrastruttura, lasciando che altri nomi riuscissero a imporsi all’attenzione di clienti interessati a provider in grado di erogare servizi on demand.

La scorsa estate, Urs Hölzle, Google’s senior vice president of technical infrastructure, nell’annunciare i piani che avrebbero portato Google a mettere a punto un vero e proprio servizio di infrastruttura, affermava che questo tipo di mercato era ancora nella sua fase iniziale e che soltanto adesso si aprivano reali opportunità nel segmento enterprise. La partita, quindi, è più che mai aperta.

Microsoft Azure, Apple’s icloud, Amazon Web Services e ora Google Compute Engine. Ciascuna di queste piattaforme, cui fanno riferimento aziende la cui formazione ed esperienza è maturata in tempi e modi diversi, competono per riuscire a conquistare gli sviluppatori intenzionati a creare nuove applicazioni e servizi web.

Insomma, il mondo cloud appare in fermento e sembrerebbe che la sfida nel consolidamento di questo patrimonio elaborativo, fatto di conglomerati di data center distribuiti over the world, sia soltanto alle prime battute, e che opportunità e spazi di crescita lascino aperta la sfida, ovvero chi sarà da qui a dieci anni la società leader nel settore enterprise?

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Rao insiste nell’affermare che l’infrastruttura di Google mette ai disposizione del cliente risorse dalle prestazioni ineguagliabili: “L’efficienza in termini di provisioning, ovvero la capacità di mettere a punto le risorse in base a quanto richiesto dal cliente in termini applicativi e di servizio, è superiore a quella di qualsiasi altro provider”.

Nell’evoluzione dei data center aziendali e nella riorganizzazione che si sta compiendo all’interno di essi, Rao rileva come acquisti sempre più importanza la migrazione da sistemi Unix a Linux, un passaggio che potrebbe favorire la crescita di Google che, grazie alle proprie economie di scala su server Linux, è nella posizione di proporre al cliente tutta una serie di vantaggi in termini di acquisizione e gestione di tecnologia. Insomma, risparmiare e avere maggiore efficienza operativa, delegando a terzi l’infrastruttura di servizio.