Chirurgia hi-tech, primo trapianto di cranio in 3D

Dopo i precedenti casi dei bimbi statunitensi salvi grazie rispettivamente ad un trapianto di cuore e a dei bronchi nuovi realizzati con la stampa in 3D, l’uso di questa avveneristica tecnologia, che prima di questi interventi era stata utilizzata solo per riparare le retine danneggiate, sembra aver aperto un nuovo importante orizzonte nel campo dei trapianti. 

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Questa volta si tratta del primo cranio di plastica realizzato da una società australiana specializzata e impiantanto da un’equipe medica olandese dell’Università di Utrecht e guidata dal neurologo Ben Verweij: l’operazione è stata eseguita su una ragazza di 23 anni affetta da una grave patologia cerebrale che comporta un inspessimento della scatola cranica.

Una patologia dal decorso fatale

Grazie alla sostituzione completa del cranio, che presentava uno spessore anomalo di 5 centimetri (ben il triplo di una calotta cranica normale) compromettendo le normali funzionalità del cervello, ora la giovane sta bene e non presenta più alcun sintomo.

E’ durato 23 ore l’intervento effettuato il dicembre scorso, che ha salvato la vita della paziente, la cui condizione anomala della calotta cranica, che alterava anche le espressioni facciali della ragazza, rischiava con il tempo di diventare fatale.

«In genere gli impianti vengono costruiti a mano utilizzando una sorta di cemento che non è esattamente l’ideale – spiega il dottor Ben Verweij, il neurologo che ha guidato l’intervento – . L’utilizzo della stampante in 3D ci permette di modellare l’esatta dimensione. Questo non solo ha grandi vantaggi estetici, ma la funzionalità del cervello in genere recupera meglio che utilizzando il vecchio metodo». 

Prima sostituzione completa

Tuttavia il caso olandese non è in assoluto il primo trapianto di cranio con stampa in 3D: c’era stato un precedente di intervento analogo nel 2013 negli Stati Uniti, sempre con l’ausilio di un impianto realizzato con questa tecnologia. La differenza in questo caso però è che la sostituzione della calotta cranica aveva interessato solo il 75% della superficie, mentre alla giovane donna è stato trapiantato un cranio al 100% nuovo.

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Questa innovativa tecnica porta con sé importanti nuove prospettive, secondo i medici, soprattutto per la cura di pazienti con altri problemi ossei o per recupero di persone che hanno subito traumi cranici.