Costretto all’amputazione della mano che gli era stata trapiantata

E’ stato costretto a farsi amputare la mano l’uomo che nel 2000 fu protagonista del primo trapianto di questo tipo effettuato in Italia

Tutto si era svolto per il meglio per Walter Visigalli, l’uomo che in seguito ad un incidente avvenuto quando aveva vent’anni perse una mano. 13 anni fa, nel 2000, è stato operato al San Gerardo di Monza dal professor Marco Lanzetta e da quel momento non aveva avuto particolari problemi riguardo al suo intervento.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Nell’ultimo periodo però la situazione è cambiata. Per anni le reazioni di rigetto si erano manifestate in forma leggera ma ultimamente Walter, che ora ha 48 anni, rischiava la cancrena e la setticemia. Da qui la decisione di farsi amputare la mano.

Il commento del chirurgo Lanzetta

Il professor Marco Lanzetta ha sottolineato che l’intervento era inevitabile e ha affermato quanto segue:”Dopo due episodi di rigetto molto importanti abbiamo deciso insieme (così come avevamo messo nel conto quando si fece il trapianto) che non era il caso di rischiare la vita e molto serenamente è stata asportata la mano ricevuta 13 anni prima. Il tutto è durato poche decine di minuti con un intervento in anestesia locale. Ora si apre una fase nuova”.

La protesi bionica

Adesso per Walter Visigalli è cominciata l’attesa per una mano nuova, che sarà costituita da una protesi bionica. Il dottor Lanzetta ha annunciato che il percorso per questo intervento è già iniziato e che l’inserimento della protesi è previsto in 4-6 settimane.

Non è stato un fallimento

Secondo il chirurgo dell’Istituto Italiano di Chirurgia di Monza l’esperienza di Visigalli non è stata un fallimento, perché per anni, grazie al trapianto, quest’uomo è riuscito a vivere una vita piena, con un lavoro e una progettualità, senza avere particolari problemi legati alla terapia.

Leggi anche:  Nvidia accusata di infrangere il copyright per la sua IA