Quando la responsabilità sociale passa dai netbook

Da Acer 3 mila computer per l’Abruzzo. Annunciato un programma europeo per migliorare la didattica.

Che l’Italia sia la seconda patria di Acer è un fatto. Non solo perché è un italiano il suo Ceo Gianfranco Lanci, o perché l’Italia è stata a lungo (fino ai primi anni del decennio) il suo principale mercato fuori di Taiwan.

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Proprio nello Stivale, infatti, sono stati avviati dal manager piemontese quei modelli di business che hanno portato in una decina d’anni il marchio dal ruolo di un buon ma semisconosciuto produttore Oem al rango di secondo fornitore mondiale di pc, dietro ad HP e davanti a Dell.

Così, se il paese chiama, “Acer risponde”, e la chiamata è arrivata con le scosse del terremoto della notte del 6 aprile in Abruzzo.

La risposta, ad un territorio colpito non solo con le vittime e le abitazioni distrutte, ma anche con le scuole e le aziende messe in ginocchio, è stata una consistente dotazione di computer che sono stati messi a disposizione di università, scuole e di un pool di una quarantina di micro-imprese e attività professionali che solo un intervento di emergenza, organizzato da Confindustria con gli enti locali, ha permesso di continuare ad operare.

Nel complesso, ha spiegato Emanuele Accolla – lunga carriera ai vertici di Acer, tra cui la guida per i mercati di Middle East and Africa, oggi responsabile delle attività a supporto del mondo education – Acer Italy ha fornito 2000 computer netbook a 80 classi (25 per ciascuna di queste) nei comuni dell’area terremotata, altri 200 agli studenti maturandi, infine 1000 computer all’Università dell’Aquila.

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Di questi, 850 sono stati destinati ai primi altrettanti iscritti, mentre i successivi 700 hanno ricevuto le ‘chiavette Usb’ messe a disposizione da Telecom per l’accesso alla rete mobile: una sorte di ‘Benvenuto’ da parte di un Ateneo che quest’autunno aveva ben ragione di coccolare in modo particolare le sue matricole (ulteriori dettagli sul sito dell’Università dell’Aquila: http://www.univaq.it/news_home.php?id=2732).

Accanto ai netbook per i ragazzi, infine, la citata dotazione di 20 desktop con relativi monitor e di 20 notebook per le aziende identificate dalla locale Associazione Industriali: già, perché magari si può anche lavorare in strutture provvisorie su una scrivania d’emergenza, ma un computer in rete vuol dire non essere tagliati fuori dal mondo.

“L’aiuto di Acer alla popolazione aquilana è stato costante nei mesi e il senso di responsabilità è ancora vivo”, ha commentato al riguardo Accolla. “Gli obiettivi raggiunti sono motivo di soddisfazione, così come sapere che anche grazie al nostro contributo gli studenti possono continuare ad imparare e a studiare e i lavoratori proseguire la loro attività, per cercare di riprendere in mano la propria vita e sentirsi ancora una volta importanti e unici per la propria comunità”.

Il programma sociale di Acer per l’Italia non si ferma tuttavia all’Abruzzo. Oltre alla presenza a fianco di una serie di associazioni, rivolte soprattutto ai temi del disagio giovanile e della formazione, Acer ha avviato un’iniziativa su scala internazionale per valutare gli impatti della diffusione dello strumento informatico nella scuola.

In collaborazione con la European Schoolnet Association, una rete che comprende 31 Ministeri dell’Educazione europei, sono ottanta le classi che in Italia, Francia, Spagna, Regno Unito Germania e Turchia hanno ricevuto 25 netbook ciascuna per i loro studenti.

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“Rispetto al tradizionale e a nostro avviso superato approccio della dotazione delle ‘aule informatiche’ con utilizzo a rotazione, abbiamo scelto di privilegiare la diffusione di piccoli computer a ciascun studente delle classi coinvolte”, ha sottolineato Accolla.

“Non si tratta solo di un contributo all’insegna della responsabilità sociale: un’iniziativa di questo genere ci permette di meglio conoscere il modo in cui saranno utilizzati gli strumenti informatici oggi e soprattutto domani”.