Franceschini e l’equo compenso: “Senza accordo alziamo le tariffe”

Il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha lanciato un ultimatum a SIAE e produttori. Se non si arriverà ad un accordo, le tariffe saranno ritoccate al rialzo come prevede la legge

Molti aspettavano una presa di posizione di Dario Franceschini in merito all’equo compenso, la tassa da corrispondere alla SIAE per l’acquisto di dispositivi per la riproduzione di contenuti digitali, e questa finalmente è arrivata. Il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, ha affermato che se le parti coinvolte non raggiungeranno un accordo, il Governo è pronto a ritoccare al rialzo le tariffe, immutate dal 2012, come prevede la legge. “Dobbiamo mettercelo tutti in testa, perché in Italia questa consapevolezza non c’è: il diritto d’autore è quello che consente la libertà all’artista, quello che gli garantisce il suo spazio di creatività”, ha sottolineato Franceschini.

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La decisione definitiva arriverà durante l’incontro con il comitato permanente consultivo sul diritto d’autore presieduto dall’avvocato Paolo Marzano. Se non si raggiungerà ad un accordo, sarà varato un nuovo decreto che aggiornerà quello Bondi del 2009.

Lo studio sull’equo compenso

Uno studio commissionato durante il precedente governo dall’ex ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Massimo Bray, ha messo in luce che solo il 13,5% degli utenti fa uso di una copia elettronica e di questi il 69,4% generano le nuove copie tramite computer. L’idagine ha anche rilevato il crescente interesse verso lo streaming. “Il paradosso – ha spiegato Fulvio Sarzana, avvocato esperto in copyright digitale – è che tutti paghiamo un sovrapprezzo, che va alla SIAE, sui dispositivi elettronici per una possibilità – la copia privata – che interessa solo una minoranza di italiani. E che comunque non interessa gli smartphone, che pure subiscono un rincaro per l’equo compenso”.

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Franceschini sembra però non essere molto interessato al contenuto dello studio. “La norma sull’equo compenso prescinde dall’effettivo uso della copia privata”, ha dichiarato il ministro.

Le reazioni

La Società Italiana degli Autori ed Editori ha difeso l’equo compenso affermando che non si tratta di una tassa e soprattutto il sovrapprezzo non è a carico dei consumatori. “L’equo compenso per la copia privata non è una tassa. – ha sottolineato Gino Paoli, presidente della SIAE – Inoltre non è a carico dei consumatori, non comporta quindi nessun aumento del prezzo, ma è un minor profitto per i produttori dei dispositivi, multinazionali che già guadagnano molto di più in Italia che negli altri Paesi”.

All’opposto, Altroconsumo continua la sua campagna contro l’equo compenso, definito in passato come una tassa ingiusta. Secondo le stime dell’associazione che difende i diritti dei consumatori, che ha sottolineato come l’imposta non sia presente in tutti i Paesi, le nuove tariffe potrebbero aumentare come mostrato in tabella:

smartphone  da 90 centesimi a 5,20 euro
tablet  da 1,90 a 5,20 euro
PC  da 1,90 a 6 euro