In Italia è Ruzzle mania

Nel nostro Paese Ruzzle è l’app più scaricata. La condivisione sui social network e la sfida a colpi di sintassi rendono lo scarabeo 2.0 la moda del momento

Solo chi non ha un profilo social può non conoscere Ruzzle, l’app della svedese Mag Interactive che in Italia è diventata un vero e proprio fenomeno di costume. Nel mondo i giocatori, che si sfidano a comporre nuove parole utilizzando le 16 lettere fornite dal gioco, sono 16 milioni.

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Lo Scarabeo hitech

Ruzzle è disponibile per iOS e Android gratuitamente ma esiste anche una versione modificata a pagamento (2,69 euro) con cui si possono sfidare più avversari contemporaneamente e condividere risultati e prestazioni. Una volta aperta l’app bisogna sfidare qualcuno, che sia un amico di Facebook o Twitter o un giocatore selezionato dal game center. La sfida sta nel comporre il più velocemente possibile nuove parole, basta che non siano nomi propri, a partire dalle 16 lettere fornite dal gioco, come in un moderno Scarabeo. Una volta conclusa la sfida si può poi condividere sui social la vittoria ottenuta rendendo così pubblica l’umiliante sconfitta dell’avversario.

Le ragioni del successo

Il boom di Ruzzle è da imputare a due sue caratteristiche. Per prima cosa la app è ideale per l’uso su touchscreen quindi si può portare sempre con sé e si può giocare con estrema facilità visto che è molto intuitiva. Il secondo motivo è che tutti ne parlano sui social network, visto che su di essi si possono postare i risultati delle proprie partite. La smania di vincere ha anche spinto molti a cercare dei trucchi per vincere con più facilità. Su Youtube, forum e piattaforme social sono numerosissime le discussioni che riguardano il modo per trovare le parole giuste.

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La vita è come una partita a Ruzzle, le parole giuste ti vengono quando il tempo è scaduto

Ruzzle può definirsi un vero e proprio fenomeno di costume tanto che anche alcuni scienziati si sono interessati a questo gioco. “Dietro questo passatempo si nasconde una questione profondissima – spiega il linguista e filologo, Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca – in quanto permette a chi gioca di scoprire i principi dell’articolazione e della combinazione del linguaggio”. “È molto positivo che si riscopra il linguaggio, certo – continua Sabatini – bisogna evitare di diventare maniaci. E qualche volta, ai linguisti e non solo, può capitare”.