La Cina sblocca Internet Movie Database

Il Governo non ha spiegato i motivi del provvedimento. Il sito era stato bloccato nel 2010 per un documentario sul Dalai Lama fortemente critico nei confronti della Cina

In Cina la censura è un’abitudine ormai consolidata ma a volte si decide di ritornare sui propri passi. Dopo l’eliminazione del sistema che segnalava un contenuto cancellato su Google ora Pechino ha deciso di sbloccare Internet Movie Database. Sono stati gli stessi utenti a riferire ai media la notizia che altrimenti sarebbe passata sotto silenzio. I motivi del provvedimento non sono chiariti. Nel 2010 il sito di film sharing era stato bloccato per aver trasmesso un documentario sul Dalai Lama fortemente critico nei confronti della Cina.

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La censura in Cina

Dalle parole degli stessi dirigenti della RPC, il governo ha il compito di “guidare l’opinione pubblica”. Non deve quindi sorprendere che la censura sia uno dei mezzi più usati per soddisfare questo proposito. Sul web i vertici di Pechino la utilizzano formalmente per combattere la pornografia anche se in realtà vengono bloccati anche siti dei dissidenti, media stranieri e organizzazioni umanitarie. Ad oggi, il sito del New York Times, che aveva pubblicato un articolo sulla corruzione del premier Wen Jiabao, è ancora inaccessibile.

La censura nel Mondo

Spesso i regimi totalitari o simili utilizzano la censura per combattere l’opposizione al proprio potere. In Siria l’intera Rete è stata bloccata e i cittadini sono costretti ad aggirare lo shutdown utilizzando Twitter. L’Iran ha bloccato YouTube per lanciare una sua piattaforma di videosharing pro Ahmadinejad. Anche l’Egitto ha chiuso l’accesso al servizio di Google. Il Governo del Cairo ha dichiarato di averlo fatto per evitare la visione del trailer del controverso film Innocence of Muslim, anche se più verosimilmente il provvedimento serve a bloccare la visione all’estero delle manifestazioni di protesta che hanno sconvolto il Paese.

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