Mainframe: cinquanta e non sentirli

La piattaforma celebrata ieri da CA Technologies mantiene tutta la sua strategicità in settori come il finance, la pubblica amministrazione e il manifatturiero. Anche nell’era del cloud computing il suo futuro non è in forse ma occorre affrontare il problema delle competenze

Il mainframe che CA Technologies ha festeggiato ieri a Milano è uno splendido cinquantenne ancora in perfetta forma. «Sull’architettura informatica che oggi celebra il mezzo secolo – dice l’amministratore delegato di CA Technologies in Italia Fabio Fregi, risiedono i nostri conti bancari, i nostri dati fiscali e previdenziali e molte altre informazioni sensibili. Banche, assicurazioni e pubblica amministrazione continuano ad apprezzarne la potenza transazionale, la sicurezza e l’affidabilità e con le nostre tecnologie il mainframe si apre ai moderni paradigmi del cloud, della mobilità, dei big data».

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Quella del 7 aprile del 1964 – ha ricordato Fregi – è la data convenzionalmente associata alla “nascita” del mainframe computer nella sua struttura attuale. Nell’occasione, IBM lanciava il suo System 360 con la nuova versione del sistema operativo. «In quegli anni – rievoca Bruno Lamborghini, docente dell’Università cattolica, presidente di Aica e fondatore dell’Archivio Olivetti, i grandi elaboratori non venivano venduti ma noleggiati. IBM perseguiva l’intelligente strategia di piazzare all’interno delle aziende clienti alcune persone del suo staff, che costruivano forti relazioni tecnologiche e commerciali».

Da quel fondamentale punto di svolta, l’informatica aziendale ha subito l’evoluzione che conosciamo, passando per i sistemi mid-range e mini, per il “distributed computing”, le Lan, Internet, il web, il cloud. Ogni svolta coincideva con una nuova ondata di scetticismo sulla tenuta del mainframe, che invariabilmente veniva relegato nella mesta categoria delle invenzioni al tramonto.

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Tramonto che non si è mai verificato se un provider come CA Technologies, nato 38 anni fa proprio per sviluppare soluzioni software multipiattaforma (allora IBM era una Biancaneve circondata da sette costruttori di mainframe di dimensioni più piccole ma tutti molto agguerriti) che semplificavano la gestione di questi grandi elaboratori e lo sviluppo applicativo, ancora oggi dipende in misura significativa da questo business. «Nel 2103, sui 4,6 miliardi di dollari che abbiamo fatturato, quasi 2 e mezzo vengono generati dai nostri prodotti per mainframe» osserva Fregi. E Rossella Macinante, che presenta i risultati del survey Net Consulting sulla penetrazione della piattaforma in Italia, parte dal peso complessivo valutato in 1,2 milioni di MIPS di potenza del totale installato nel 2013 (con una buona quota di System Z-12 IBM di ultima generazione) per sottolineare le percentuali di aziende che dichiarano di voler continuare a investire in applicazioni e potenza di elaborazione mainframe, ritenuto strategico soprattutto nel comparto bancario. I vantaggi del mainframe in termini di potenza e affidabilità compensano per il momento le criticità percepite: costi elevati e difficoltà di integrazione con le applicazioni che risiedono sugli open system. Svantaggi che CA Technologies indirizza con prodotti che promuovono l’apertura del mainframe verso modalità di gestione e interfacce più moderne e favoriscono il dialogo con il mondo del cloud computing.

Annamaria di Ruscio, direttore generale di Net Consulting, mette infine in risalto la problematica chiave di un sistema di calcolo che molti continuano a considerare come una cassaforte. «Ma è una cassaforte di cui stiamo perdendo la combinazione. Le aziende fanno poca formazione interna e il personale invecchia, mentre le università e le scuole tecniche non insegnano più i suoi linguaggi». Anche in questo caso, Fregi richiama il ruolo di CA e di iniziative come il Mainframe Excellence Center europeo di Praga, dove tante giovanissime risorse lavorano, insieme ai clienti, per tenere al passo coi tempi il “vecchio” mainframe. Tereza Máchová, ospite all’evento celebrativo di ieri, descrive il lavoro dei suoi trecento colleghi («ma pensiamo di aggiungere altre cento risorse»), che hanno un’età media di 28 anni. Un piccolo esercito di sviluppatori, analisti, esperti di interfacce utente che lavora sul mainframe con lo stesso entusiasmo riservato a Facebook e ai linguaggi dei social network.

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